Da giovedì 22 fino a domenica 25 agosto ritorna in Abruzzo il Campeggio No Hub del Gas a Campo di Giove (AQ): quattro giorni di impegno contro le grandi opere con dibattiti, tavoli di lavoro, workshop, assemblee, presentazioni di libri, musica, passeggiate, socialità

Da oggi fino a domenica 25 agosto torna il campeggio No HUB del Gas a Campo di Giove. Sarà una quattro giorni di impegno contro le grandi opere con dibattiti, tavoli di lavoro, workshop, assemblee, presentazioni di libri, musica, passeggiate, socialità. Per dare forza ed impatto territoriale all’iniziativa è previsto, per la giornata di sabato 24 agosto, un sit in a Sulmona contro la realizzazione della centrale di compressione di Forte Pente e del metanodotto “ Rete Adriatica”. A fine luglio e nel primo week di agosto si era svolta una manifestazione a Sulmona per diffondere le cartoline prestampate No GAS, da inviare al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa con le quali si chiede di rivedere la VIA e la VAS del progetto insieme alla negazione dell’AIA ( Autorizzazione Integrata Ambientale) per la centrale e soprattutto che non vengano realizzati i tratti appenninici del gasdotto.
Proprio l’Appennino sarà al centro di molti dibattiti ( vedere programma analitico qui) visto che la Valle Peligna è nel cuore delle più celebrate montagne abruzzesi: Il Morone, la Majella e non lontano i Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Siamo in un’area di alto pregio ambientale, naturalistico e paesaggistico che negli ultimi decenni ha subito pesanti disastri ambientali come quello dei fiumi Tirino e Pescara a Bussi ed un’antropizzazione eccessiva di tipo industriale e civile, soprattutto nelle aree a ridosso dello svincolo autostradale. Ultimo in ordine di tempo e apparentemente di minor impatto, è stato il taglio degli alberi storici nel vicino Altopiano delle Cinque Miglia: settanta pini posizionati lungo il lunghissimo rettilineo a oltre 1200 metri di quota, che rendevano unico un pezzo di quella che viene definita la “ Siberia d’Itala” .
Tutto questo in un territorio fragile dal punto di vista dell’equilibrio idrogeologico e altamente sismico. Non è un segreto e non si tratta di essere degli incoscienti allarmisti se ricordiamo, come sostengono più o meno pubblicamente esperti geologi e sismologi, che l’area Peligna è ad alto rischio e che preoccupa non poco, come altre aree appenniniche.

In questo quadro una seria VAS avrebbe bocciato un’opera costosissima, di alto impatto ambientale e con il fiato corto dal punto di vista energetico, visto che gli obiettivi al 2030 e oltre dovrebbero essere sempre più stringenti per superare con le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica la dipendenza dal fossile. Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici redatto dal Ministero dell’Ambiente e che verrà sottoposto alla VAS, prevede la TAP e quindi sarà molto difficile fermare anche con questo strumento di puro indirizzo per le Regioni bloccare la centrale di compressione.
Gli interessi in gioco sono molto forti e purtroppo anche l’incoscienza rispetto alla fragilità di molte zone dell’Appennino è scandalosa, ma oggi più che mai la posta in gioco è alta e costruire una strategia di sostenibilità ambientale e sociale per la montagna è fondamentale partendo anche da quella “Carta dell’Appennino” che una parte dei Comitati presenti a Campo Giove hanno contribuito ad elaborare. Oggi i no ad un gasdotto che trasporta un vettore energetico da miglia di chilometri di distanza dovrebbero essere ancora più convinti perché tra 10 anni, se davvero dobbiamo andare verso il superamento della dipendenza dal fossile, questo tipo di transizione non ha senso: parole di esperti ingegneri ambientali.

Ormai sappiamo che tutte le grandi opere hanno un bilancio energetico e ambientale negativo e questo dato di fatto dovrebbe allargare le alleanze nei movimenti ( a Campo di Giove ci saranno anche i giovani di FrifaysForFuture) e tra le istituzioni se davvero si vuol passare dalle parole ai fatti e provare a salvarci nei pochi decenni che ci rimangono.
Ecco forse un nuovo Governo che vuole dare priorità all’emergenza climatica dovrebbe partire anche da queste considerazioni sempre più stringenti: lo farà ? Ai posteri l’ardua sentenza.
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