Mai come in questo tempo dovremmo interrogarci in profondità sulla parola/concetto eurocentrismo. Davvero l’Europa si è autocancellata in questi giorni? Davvero in passato è stata lume e perla preziosa come sostiene, tra gli altri, Donatella Di Cesare? Oppure c’è una continuità oggi rimossa? Di eurocentrismo si può parlare come mito (alimentato con l’espansione mercantile), destino (con relativo storico disprezzo per le culture “altre”, il disprezzo e la violenza del colonialismo) e condanna (guerre mondiali). Di certo, il nucleo concettuale dell’eurocentrismo contiene da sempre una miscela esplosiva molto sottovalutata, che si alimenta di nuove guerre, periferiche o centrali
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Mai come in questo tempo potremmo, forse dovremmo, interrogarci in profondità sulla parola/concetto eurocentrismo. Di certo, di essa si può parlare come: mito, destino, condanna.
Mito
L’eurocentrismo diventa mito quando ha cominciato a essere motore di un espansionismo che ha turbato equilibri e ha dato un diverso assetto – ma è stato migliore di quello di prima? – all’ordine mondiale. Per questa via gli olandesi invasero con una nuova compagnia commerciale le terre dell’estremo Oriente, e già prima, con diversa scusante, le caravelle di Cristoforo Colombo si erano spinte nel Nuovo Mondo (1), aprendo la strada ai conquistadores spagnoli , armati di spada e di croce.
La stessa stagione, anno più anno meno, in cui l’Inghilterra, che fin da allora teneva a distinguersi dal continente(2), percorreva l’Atlantico con i suoi corsari (Francis Drake, Walter Releigh), penetrava nel Mediterraneo, costruiva compagnie commerciali a Occidente e a Oriente (nel Settecento fu la volta della Moscovy Company). Le splendide, performanti, città italiane avevano dato il là al processo e adesso resistevano come sopravvissute. La stessa Venezia gestiva in modo residuale il patrimonio derivato dall’intraprendenza dei secoli tardo medievali.
Un mito, che portava nel grembo il solido interesse del denaro(3), il passo veloce del capitalismo nella forma mercantile. Così parve naturale l’arroganza della logica imperialista che andò a sconvolgere cerimoniali e rituali della civiltà cinese e giapponese(4).
Non si deve ritenere avulsa da tutto ciò la politica delle potenze europee, travagliata dalle guerre per la supremazia. I circuiti delle cause e controcause danno modo di appurare il nesso che esse hanno con la spinta all’espansione mercantile. Del resto, il mercantilismo fu la cifra simbolica di questa tecnica politica e l’Inghilterra, che ne restò immune, fece ugualmente gravare il suo dominio(5).
Si nascondeva abilmente, dietro tutto questo, lo sfoggio di una pretesa superiorità, con le implicazioni della violenta presa di distanza da civiltà con antiche tradizioni (Cina, Giappone, Islam, Maya, Atzechi, Incas…).
Destino
Il volto del destino dell’eurocentrismo si svela dapprima come trionfo. Sono le luci dell’Illuminismo, che difatti le dispiega nella denominazione: Aufklärung. La raison cantata come universale principio, motore indiscusso della civilisation, trinciava giudizi di disprezzo su popoli e culture alieni (il popolo e lo Stato russo ne subirono il contraccolpo e si arrivò a fabbricare un falso documento su Pietro il grande).(6)
Tutto aveva preso forma dal poligenitismo. Così, mentre Montaigne esprimeva sentimenti di vicinanza quando con Bartolomeo de las Casas difendeva gli indigeni amerindi dal disprezzo europeo, mettendo a punto la dottrina della varietà delle culture, nell’Illuminismo maturo sì arrivò a codificare la gerarchia: superiori (europei) e inferiori (africani amerindi). Da lì il passo fu breve perché qualcuno (l’olandese De Paw),(7) riconoscendone la naturale inferiorità, applicasse la legge della convenienza economica: più utile intrattenere con loro il libero commercio e ricavare due profitti, quello economico e quello culturale, della loro “acculturazione”.
Ma il destino esige il suo fio fino in fondo. Così arriverà il giorno del declino.
Sulla scia della lunga depressione economica (1873-96), nelle morse di una corsa imperialista che aveva il battito della selezione naturale (Darwinismo sociale) dando per effetto le guerre coloniali, filosofia e antropologia misero mano alla dottrina del “tramonto dell’Occidente“. Fu applicato il metodo biologico e comparando lo Stato e l’intero corpo degli Stati europei a un organismo, si disquisiva sulla loro senescenza, tramonto della vita. Fu Oswald Spengler a distinguersi in questa opera(8).
Condanna
Vennero quindi i tempi della condanna. Si era nel secolo XIXesimo, che aveva celebrato il fasto delle “meravigliose sorti progressive”; sulla nave del Titanic, all’apparir del XXesimo secolo, simbolicamente si festeggiava gli agi della “belle epoque “, quando nubi dense di guerre intestine scatenarono i due conflitti mondiali. Al loro interno: la conclusione del passaggio di testimone della superiorità ad ovest, verso gli Stati Uniti.
Occorre qui un interrogativo. Era questa nazione effettivamente erede della civiltà europea? Certo, da Cortes ai Padri Pellegrini, era stato forgiato una parte del volto di quel paese, ma in esso agiva prepotentemente il mito della “frontiera“ che si dispiegava con l’impronta dei pionieri e dello sceriffo. Prendeva forma il Manifest Destiny, che investirà America meridionale e oceano Pacifico.
Il mondo muoveva il suo asse: in esso non poteva non comparire la potenza russa. La Russia, completata l’opera dell’agglutinamento territoriale, è , di per sé, una potenza(9). Con l’ingrediente della rivoluzione russa si era concentrato ibridamente il sedimento della emancipazione socialista, determinando contorti grovigli di dittatura personale, di comunità di popoli, di internazionalismo comunista.
L’eurocentrismo – perché esso è il tema principale – al suo declino, lasciava in carico al “figliastro”, Stati Uniti, il bastone del comando e della prepotenza. Esso si scatenerà, dismesso ogni velo, dopo il crollo del muro di Berlino (1989), per mettere a tema nuove guerre (Iraq, Balcani, Libia, Siria, Afghanistan, Ucraina). Il nucleo concettuale dell’eurocentrismo contiene, insomma, una miscela esplosiva, che si alimenta di sempre nuove guerre, periferiche o centrali.
Io, invece, che mi nutro di pacifismo cristiano, con papa Francesco grido: basta guerre(10).
Note
- Non conta qui il fatto che egli pensasse di andare alle Indie
- Ha una lunga storia, come si vede, la spinta allo “splendido isolamento” e poi alla Brexit.
- Da esplorare l’insieme delle innovazioni finanziarie e l’espansione del credito bancario dai Medici ai Doria ai Függer
- Muovendomi sulla corda della “lunga durata“ , posso mettere nel conto, affine a questa logica, la brutale guerra dell’oppio scatenata dagli inglesi in Cina 1839-42
- Si pensi, circa conferma, alle cause dell’indipendenza americana
- Dal libro Russofobia di Guy Mettan Silva ed.
- Consulta antologia La scoperta dei selvaggi a cura di G. Gliozzi, Principato
- Spengler Il tramonto dell’Occidente
- De Toqueville lo scrisse chiaramente in Democrazia in America
- Di stamane, 28 03 2022, due articoli di fondo su La Repubblica (Ezio Mauro e S. Zizek ) . Essi palleggiano il tema della tradizione russa, incentrata sulla sacralità del potere (effetto combinato di cesaropapismo, coltivato dalla Chiesa ortodossa ortodossa e di autocrazia ) e il tema della post guerra fredda. Nell’articolo di Zizek si trova un coacervo di problematiche: tra cui, la spavalderia dei russi conseguente alle uscite in Siria Libia eccetera, che spingerebbe i russi a negare identità di potenza all’Europa, la nuova realtà di un possibile ricorso al conflitto nucleare nella formula del Nuts (nuclear utilization target selection, selezione dei bersagli per l’impiego delle armi atomiche), la raccomandazione di evitare la russofobia.
Per molti anni insegnante di filosofia in un liceo, collabora al blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica ed estetica Persona e Comunità.
Ha aderito alla campagna Dieci anni e più:
Omaggio all’idea di cooperazione
Molto bello questo articolo, il mito americano arriva da Europa, sono stati inglesi a conquistare quella terra, con grande ferocia. Complimenti lei ha riassunto in poche parole cose, eventi storici della storia che nn possiamo omettere all ora di spiegare e capire gli eventi attuali.