di Silvestro Montanaro*
È impressionante lo stupore, spesso scioccamente rabbioso, di tanti media, poltici ed “intellettuali” di fronte alla travolgente vittoria di Trump nelle elezioni americane. Facendo zapping, stanotte, tra più maratone televisive sul voto americano, era un susseguirsi di facce inizialmente certe della vittoria della Clinton sulle quali si dipingeva prima la preoccupazione, poi lo sconcerto, poi tanta rabbia e delusione. ” Ma come?- ho sentito affermare da una commentatrice oramai prossima ad una crisi isterica- Stanno votando ed eleggendo il peggio del peggio. Questa gente che elegge Trump è il peggio del peggio della società americana”. Puro delirio. È la democrazia, cara signora, solo la democrazia con le sue regole spesso sconcertanti e brutali.
Il popolo americano, a grandissima maggioranza, ha eletto il candidato che, in questa difficilissima fase storica per quel paese e per il mondo intero, ha ritenuto più credibile. Ed ha lanciato un messaggio chiarissimo di sfiducia alle elites storiche che lo hanno sinora governato, non solo quelle democratiche, ma anche quelle repubblicane. Queste ultime erano già state ampiamente sconfessate nel corso delle primarie che avevano premiato il candidato meno ossequioso ai credi del partito di Bush o di Reagan. È stato votato un uomo e le sue idee, il suo sogno di un’America capace di tornare protagonista e ricca, terra di opportunità. La resurrezione del sogno americano. Una follia, un sogno bugiardo, un’ultima sponda, ma comunque un sogno a cui attaccarsi per poter sperare.
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Venti anni di delocalizzazioni, di globalizzazione selvaggia, di dominio dei centri finanziari hanno provocato una macelleria sociale spaventosa. La classe media, anima del sogno americano, è in ginocchio. Il mondo del lavoro allo stremo in città che da fabbriche sono divenute fantasmi. La speranza Obama ha potuto e voluto ben poco di fronte a questo disastro. L’ultima crisi finanziaria, il più grande furto, la più grande truffa della storia, ha reso polvere i sogni di milioni di famiglie, fatto scempio degli ultimi anni di vita di centinaia di migliaia di pensionati americani. Era stata promessa giustizia ed una profonda correzione di rotta rispetto alla deriva finanziata al potere. Nei fatti la crisi è stata scaricata sulle spalle e sulle vite delle classi meno abbienti. Lì e nel mondo intero. Un ventennio di guerre cosiddette umanitarie, poi, ha seminato sfracelli geopolitici ad ogni angolo del pianeta, creato infiniti terrorismi, un senso di insicurezza e di paura lancinante. In più, non tutti soffrivano, anzi. Le divaricazioni sociali sono aumentate a tal punto da rendere l’America il paese più ricco di diseguaglianze tra i paesi ad alto reddito. Poteva un personaggio come la Clinton rispondere ad una crisi così’ grande che minava alle fondamenta il sogno americano? Chi lo ha pensato, chi ha persino osato inneggiare alla straordinarietà del primo presidente donna della più grande potenza mondiale, mentiva o era in preda alla follia. Hillary Clinton era il sistema, il potere, l’elite, il privilegio ed i suoi inganni. La “bugiarda” era l’emblema dei peggiori mali americani. Opportunismo, eterni voltafaccia, spietatezza, manovre e maneggi, amicizie e finanziamenti a tutto spiano nel mondo dell’alta finanza e di certi improponibili alleati mediorientali e persino brutali dittatori. Tutto ciò che gli americani, e non solo loro, non sopportano più. E non solo le parti più retrive di quel paese, ma soprattutto tra tanta parte delle nuove generazioni non più disposte alla logica del meno peggio. Una delle colpe più gravi della Clinton, e della dirigenza democratica, è stata l’aver giocato sporco persino rispetto all’unica candidatura che, lo dicevano tantissimi sondaggi, era in grado di opporsi in maniera forse vincente a Trump, cioè Bernie Sanders. Le primarie in campo democratico sono state fin dall’inizio manovra e maneggio, tutt’altro che democratiche. La Clinton era l’antitesi di ogni possibile sogno. Era il potere che si perpetuava.
Ci aspettano anni davvero difficili, specialmente per noi europei. Questo risultato annuncia ulteriori vittorie populiste in casa nostra. La Le Pen potrebbe divenire, il prossimo anno, il nuovo presidente della Francia. Ma soprattutto il sogno di un’America che torna grande, che si chiude in se, che alza barriere protezionistiche, è destinato a provocare disastri sullo scenario internazionale In campo economico, ma anche in quello dei diritti e delle libertà fondamentali. Chiunque provi a tornare indietro in questo modo rispetto ai processi di globalizzazione rischia di provocare fratture terribili al proprio interno e in infiniti altrove. Chiunque pensi al ritorno ad un mondo delle Nazioni augura follia al mondo intero. Follia e disastri, anche molto sanguinosi. È su questo terreno che le sinistre, ciò che ancora ne resta, stanno perdendo in tutto il mondo. È mancata e manca un’analisi critica della realtà. È mancata e manca la capacità di progettare futuro e mondi nuovi. Sogni e bandiere credibili capaci di traghettare le genti di questo pianeta verso una nuova era in cui necessariamente c’è bisogno di più democrazia, più uguaglianza, più giustizia, più cooperazione, nuove istituzioni planetarie, una nuova concezione della vita e dei suoi valori che pongano gli uomini, tutti gli uomini e le donne, in condizioni di vivere dignitosamente come è possibile grazie all’incredibile accumularsi di progressi in campo produttivo e scientifico.
Si è scelto di navigare a vista, di vivere alla giornata, di fare l’occhiolino ai poteri forti, al massimo di provare a mitigarne l’operato. Si è diventati ciechi e sordi al malessere che diveniva disperazione e rabbia nelle nostre società. Ed è arrivata la tempesta.
Marco da Zurigo dice
“Il popolo americano, a grandissima maggioranza, ha eletto il candidato che, in questa difficilissima fase storica per quel paese e per il mondo intero, ha ritenuto più credibile.” …
Questa affermazione mi sembra assai azzardata, in quanto, stando alle ultime notizie, la Clinton ha preso diverse centinania di migliaia se non milioni di voti popolari in più del candidato Trump. Inoltre Trump ha vinto per poche decine di migliaia di voti in diversi stati assicurandosi così molti elettori con pochissimi voti in più della Clinton.
Quindi, si potrebbe dire, una vittoria quasi casuale per Trump! Siamo comunque lontanissimi da un plebiscito per Trump. Da ultimo non dimentichiamo che la maggior parte degli elettori americani, si parla dell’ottanta per cento, hanno espresso chiaramete la loro avversione per entrambi i candidati. Quindi, finora solo un’avvisaglia delle tempeste che infurieranno in futuro.