Stralci di un’intervista pubblicata da Il cambiamento.
La Società scientifica di nutrizione vegetariana è nata nel 2000 dall’idea di due amici che avevano come obiettivo quello di analizzare e fornire dati e informazioni sulle diete vegetariane utilizzando il rigore del metodo scientifico. La Società non ha infatti mai concentrato la propria attività sull’aspetto etico di una scelta vegetariana, il benessere animale, quanto su una corretta conoscenza di quelli che possono essere i pro e i contro della scelta di uno stile di vita esente dal consumo di derivati animali nella salute umana, stile di vita che sempre più si diffondeva in Occidente. (…) Secondo le Linee guida dietetiche del Dipartimento dell’agricoltura Usa, le diete vegetariane risultano non solo nutrizionalmente adeguate in tutte le fasi di sviluppo dell’uomo, al contrario di ciò che sostengono i nutrizionisti tradizionalisti, ma sono anche salutari, e possono essere valide per la prevenzione e nel trattamento di alcune malattie importanti come il diabete, l’ipertensione, l’obesità, alcuni tipi di cancro, etc. (…) La nostra associazione non è a fini di lucro, e come medico sento che è mio dovere informare le persone, metterle al corrente riguardo alla nostra nutrizione e alle malattie legate a un’errata alimentazione. (…).
La maggioranza dei terreni agricoli sono destinati agli allevamenti dato che la produzione di carne e derivati necessita di una quantità abnorme di acqua e vegetali (…) I sussidi pubblici sono quasi completamente destinati alla produzione di carne e derivati, mentre chi produce cibi vegetali sani per uso umano riceve pochi aiuti e spesso si trova in una situazione economica svantaggiosa se non di vera e propria sopravvivenza. (…).
Mi risulta che il latte, in tutte le specie, sia un alimento pensato solo ed esclusivamente per permettere ai piccoli di una data specie di crescere fino allo svezzamento e quindi il raggiungimento dell’età adulta (…). La maggior parte della gente è intollerante al latte perché non riuscendo a digerirlo provoca coliche addominali, meteorismo e diarrea. (…) Studi scientifici hanno inoltre dimostrato che il consumo di latte , nonostante quel che ci vogliono far credere, non protegge nei confronti dell’osteoporosi. (…)
Il modello vegetariano dovrebbe essere in generale il modello da seguire da proporre alla popolazione. Questo non significa che tutti devono diventare vegetariani, ma che comunque dovrebbero tendere a questa dieta il più possibile. Gli attacchi che maggiormente fanno ai vegani sono quelli relativi al fatto che questi consumerebbero ‘pillole’ (le ormai famose ‘pillole’ di B12) e che quindi la dieta non sarebbe ‘naturale’, oltre alla mancanze del ferro di tipo eme. Entrambe le obiezioni sono prive di sussistenza. Il ferro e le proteine sono abbondantemente presenti nei cibi vegetali e una dieta vegana anche ne è molto ricca. È vero che il ferro eme è presente solo nelle carni, e ha la caratteristica di avere un assorbimento del 20% contro il 2-20% del ferro non eme. È il 40% del ferro delle carni perché il resto è non eme. Naturalmente è il ferro ad essere essenziale, non fa differenza in quale forma, basta che ci sia. Va detto comunque che i legumi e i cereali hanno quantità di ferro molto elevate e che la dieta vegana apporta tutti i nutrienti di cui l’organismo ha bisogno. Inoltre sono a rischio di carenza di ferro tutti gli individui che accedano nel consumo di derivati del latte, che siano vegetariani o no.
Per quanto concerne l’artificiosità della dieta vegana riguardo all’uso di ‘pillole’ B12, anche qui si vede molta ignoranza a riguardo. Innanzitutto queste ‘pillole’ di B12 non sono medicinali, ma sono preparati che contengono la vitamina naturalmente prodotta dai batteri, e vi è una bella differenza. Poi bisogna capire bene di cosa parliamo e sfatare qualche mito. La B12 non è che si trova nei derivati animali perché gli animali la producono naturalmente. Questa vitamina è prodotta solo ed esclusivamente da alcuni microrganismi di cui sia noi che gli animali ci nutriamo indirettamente attraverso il consumo di cibo contaminato da questi batteri, creando vere e proprie riserve corporee. In quelle aree del globo i cui territori sono contaminati e pullulano di questi microrganismi, non vi sono carenze di B12 nelle popolazioni indigene le quali se ne nutrono indirettamente attraverso le piante, l’acqua ecc., e viceversa possono risultare carenti in individui di altre aree povere di B12, a prescindere dalla dieta. (…) Una delle cause della mancanza di B12 nelle diete vegane è anche la necessità di rispettare le regole igieniche a causa dell’uso massiccio di pesticidi velenosi, che ci porta ad eliminare questi microrganismi dai cibi e quindi dipende anche dal periodo storico. (…)
Per quanto mi riguarda sono diventata vegana perché, come medico specializzato in nutrizione, una volta analizzati i dati relativi al consumo di carne e derivati, ho ritenuto che la dieta vegana sia la più adatta in assoluto per l’uomo. Poi ho abbracciato anche le altre motivazioni: il rispetto per la vita degli animali, lo spreco enorme di energie e cibo per alimentare gli allevamenti, l’aspetto ecologico.
(…) Per quanto concerne l’alimentazione, nonostante sia stato sostenuto per molto tempo che l’uomo rientri tra le specie onnivore, oggi sembra sempre più evidente la connessione tra l’uomo e le grandi scimmie frugivore. Io direi che siamo strutturalmente frugivori. I nostri canini, i nostri artigli, l’intestino, nulla ci avvicina agli onnivori e ancor meno ai carnivori. È vero che durante il corso dell’evoluzione ci siamo anche nutriti di carne, ma lo abbiamo fatto utilizzando strumenti tecnologicamente avanzati senza i quali non avremmo probabilmente potuto sopravvivere. Ed infatti non è stata la carne che ci ha permesso di arrivare dove siamo, ma è stata l’intelligenza, il cervello, che ci ha dato la possibilità di adattarci in quei periodi in cui il clima sul pianeta era molto estremo e di riuscire ad alimentarci anche di cibi – con l’uso e lo sviluppo della tecnica come armi da caccia o il fuoco – che andavano contro la nutra natura. (…)
Bisogna sottolineare che la dieta mediterranea tanto acclamata, quella dei centenari per intenderci, prevedeva un consumo di carne inferiore a quella che viene consumata allo stato attuale la quale non è che un ‘miraggio’ della dieta mediterranea tradizionale: il consumo di carne nella dieta tradizionale era di una volta a settimana, spesso al mese.
(…) Se si decide di smettere di mangiare carne bisogna anche cambiare abitudini. Qui non è più il semplice parlare di un dato argomento, ma ci si mette in gioco, si diventa partecipi, protagonisti di questo cambiamento con tutto ciò che vi è connesso e che ne consegue. Immagino che tutti i vegetariani che prima si nutrivano di carne con naturalezza ci siano passati. Va detto che adesso c’è più informazione rispetto a prima, anche grazie alla rete internet, quindi credo che il passaggio verso una dieta vegetariana sia più facile.
[Dal 27 aprile al 1 maggio, Vegan fest, in Toscana]
Lascia un commento