di Valentina Guastini*
Se c’è un tema che merita di trovare spazio, oggi, nella scuola probabilmente è quello della disobbedienza. Almeno nella mia esperienza quest’anno è diventato un tormentone… Con i bambini della mia classe abbiamo cominciato con l’adozione della mucca Nutella, in una malga trentina, a seguito del nostro lavoro sulla montagna (per chi fosse interessato se ne parla qui). È stato un seguito distensivo, un collegamento di scienze con il tema degli animali, dopo aver affrontato l’alluvione di Genova (su cui ragiona un’altra maestra, Angela Maltoni, citando Rodari, in L’omino della pioggia è passato a Genova?), il Vajont e le modifiche all’ambiente da parte dell’uomo. Le restituzioni dei bambini sono state di sentimenti forti, tanta la rabbia. Hanno cercato l’aiuto di Bruno Tognolini (poeta, sceneggiatore e scrittore per ragazzi, ndr) per identificare il loro tipo di rabbia. E l’hanno trovato: Rime di rabbia (Salani).
È importante notare quanto, da bambini di otto anni, esca l’importanza di disobbedire. Non importa il denaro o l’andare contro a chi. I bambini con il denaro fanno poco. E allora mi torna alla mente la splendida dirigente scolastica amica di Comune-info Maria De Biase (“premio del cittadino Europeo”, assegnato a persone o istituzioni che si sono distinte nei valori segnalati dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. fra questi figurano fra l’altro l’integrazione europea, la comprensione reciproca e l’ambiente) che dice apertamente che la scuola ha necessità di essere sburocratizzata e che quando si trova davanti una normativa (assurda) che le impedisce migliorie di senso logico per i suoi bambini trova il modo (legale) per raggirarla (ecco l’articolo in cui Maria racconta la sua splendida esperienza: La scuola della terra).
Dobbiamo davvero rassegnarci come insegnanti e genitori a “contenere” i nostri bambini nelle scuole, sotto programmi ministeriali serrati, incalzandoli nei tempi, privandoli di esperienze, seppur piccole, che li aiutino ad avere una mente critica autonoma? Quando la disobbedienza diventa virtù?
Già don Lorenzo Milani nel 1965 diceva che l’obbedienza non era più una virtù. Dove ci siamo persi? Cosa è accaduto alla nostra scuola?
Leggendo siti scolastici di informazione (ad esempio Orizzontescuola), le circolari che girano per ogni plesso d’Italia o le riforme proposte dalla Buona Scuola ma non meno quelle degli ultimi anni, saltano agli occhi parole alle quali si attribuisce molta importanza: Valutazione (ripetuto un’infinità di volte… ho perso il conto), ” culpa in vigilando”, sicurezza, normative, test, allerta, Bes (acronimo di Bisogni Educativi Speciali), Dsa (Disturbi Specifici di Apprendimento), assistenti tecnici, sorveglianza, divieto, Invalsi…. (per una critica al sistema Invalsi, leggi l’articolo di Rosaria Gasparro, Alfabeto invalso) potrei andare avanti ore.
L’insegnante vanta un unico diritto inviolabile: la libertà di insegnamento. Quando troveremo il coraggio nelle scuole di disobbedire? Quando torneremo a riappropriarci di termini umani? Quando ci rifiuteremo di valutare bambini con inutili test a crocetta, di rinchiuderli in sigle patologiche, di impedirgli di sbucciarsi il ginocchio alla scoperta del mondo? Quando torneranno i genitori a far parte di un mondo che i loro figli vivono per più ore che la propria casa? Quando ci rifiuteremo di ridurre la condivisione con loro ad un solo cenno in uscita per la consegna dei figli?
Quando ci assumeremo la responsabilità di disobbedire a questa burocrazia senza freno? Quando torneremo a dare importanza alla parola, alle cose spiegate, raccontate, fatte proprie? I bambini sperimentano, anche sbagliando. Litigano, sgomitano in cerca di indipendenza, del resto affrontano ogni giorno una convivenza forzata fra temperamenti differenti e bisogna dal loro il tempo e lo spazio per conoscersi ed accettarsi. Perché si reagisce spesso con l'”allontanamento”? Si allontanano dal giardino se c’è pericolo di graffiarsi contro un albero, si allontanano dal compagno se a mensa si danno i calci, si allontanano anche da obiettivi semplici basta non aver problemi. Si allontanano i genitori dall’interferire se li riteniamo problematici o limitati. Tutta la vita diventa una corsa indispensabile che non deve trovare intoppi. Si è snaturalizzata la difficoltà, non deve esistere. Tutti allo stesso piano e chi non riesce diventa una sigla. La scuola come una grande azienda.
Io credo che la parola abbia un’importanza insostituibile, ritengo che una spiegazione data con il cuore renda consapevole anche una pietra. Io vorrei bambini consapevoli, capaci di pensiero divergente, che non trovino nell’allontanamento la soluzione ai problemi, che sappiano essere parte di una cittadinanza attiva, che conoscano i loro diritti e li sappiano rivendicare, anche a costo di disobbedire.
Personalmente insegnerò ai bambini e alle bambine delle mie classi che la disobbedienza è ancora una virtù.
* maestra in una scuola della provincia di Genova (autrice anche di Elogio del tempo giardino)
DA LEGGERE
Apprendere facendo / Dossier
Abbiamo bisogno di ragionare sul senso ultimo della scuola. Servono domande difficili, pensiero critico, creatività, spazi dove mettere in comune ogni giorno sguardi diversi sul mondo. Si tratta di diffondere le occasioni dell’apprendimento nel rapporto con gli altri, la città, il tempo, creare quelle che Ivan Illich chiama “trame dell’apprendimento”
Occorre riportare bambini e ragazzi sulla scena del mondo, della natura, delle strade, nei luoghi dove si vive e si impara sul serio. Dobbiamo trasformare l’imparare come esperienza radicata nella vita concreta quotidiana
Valentina Guastini dice
Mi piace condividere con voi lo scambio di riflessioni nate con Bruno Tognolini:
Valentina, brava: discorso pieno di forza e gioia, e cura degli altri e del mondo. Sono sempre felice quando vedo in giro brillare maestre così. E ne vedo, per fortuna, in tutta Italia! E di certo hai mente e ali bastanti per compiere il tuo pensiero disobbediente con la benedizione dell’empatia, della chiaroveggenza. Con l’ostinato decentramento cognitivo e morale. Con lo specchio.
Con quel pensiero davvero divergente che dalle dichiarazioni a cui sei giunta riparte, chiedendosi per esempio se la disobbedienza non sia più una virtù anche quando è esercitata non da te e i tuoi bambini insieme nei confronti del “sistema” ma, ancora per esempio, DAI TUOI BAMBINI NEI TUOI CONFRONTI. Nei confronti di quel sistema di potere, necessario e benedetto, che sei tu-maestra. E dove andiamo poi da qui? Cosa diciamo?
Che c’è sistema e sistema? C’è potere e potere?
E dunque disobbedienza e disobbedienza?
E allora? O tutte o nessuna?
O solo “quelle giuste”?
Ma non sarà per ogni disobbediente giusta la sua disobbedienza come lo è per noi la nostra?
E a te non parrà che un’obbedienza, o se così non vogliamo chiamarla… un acconsentire a ciò che tu chiedi di fare in classe, occorra nella vita coi tuoi bambini? E non sarà questo stesso consenso che a te chiede la tua maestra, il sistema scolastico?
Tutto ciò pensato, e detto, e recitato come un sacro mantra: si riprenda con ancora maggior forza e consapevolezza a disobbedire. Più sereni, senza paura di esser sorpresi alla spalle da uno specchio morale non visto. Perché l’abbiamo guardato in faccia.
______________________________________
(Valentina G.) Grazie Bruno della tua riflessione, invoglia a non spegnere il pensiero. Credo anche che la disobbedienza sia un valore aggiunto qualora si inneschi come rifiuto a diritti offesi, calpestati, negati seppur piccoli e di piccole età. E anche motivo per mettersi in discussione e rinascere altre cento volte. Penso anche che un rapporto educativo scaturisca con la richiesta necessaria di obbedienza per gettare, poi, le basi su più solidi scalini che innalzino al rispetto, alla fiducia e alla condivisione reciproca. Se nonostante tutto l’impegno, qualcuno sentirà ancora la necessità di “disobbedire” sarà allora che l’arduo compito della maestra diventerà quello di ri- generarsi, ritentare un percorso differente, i così chiamati salti in corsa che necessariamente ci ricordano di non essere perfetti, ma servono come dono indispensabile per lasciarci cambiati, nuovi, con un’apertura al mondo ancora differente.
(Bruno Tognolini): Sì. Così.
emanuela bussolati dice
Trovarsi davanti alla disobbedienza significa che, invece di proseguire dritto, si prosegue lungo un punto interrogativo. La forma della flessibilità intelligente e della testimonianza. Viva i punti interrogativi da percorrere insieme in cerca di ciò che è buono per tutti.
Maria Stefania Gentile dice
Oddio come mi piace! GRAZIE!
Rosaria Gasparro dice
Brava Valentina, condivido tutto. Grazie.
Luciano dice
Trovo questo confronto molto istruttivo e confortante, visto il numero esiguo di persone che si pongono in quest’ottica. Suggerisco di conoscere gli strumenti che utilizza il ‘Teatro dell’Oppresso’, che è anche pedagocico (vedi Paulo Freire). Nel rappresentare un problema sociale (oppressione) scelto dal gruppo dopo una serie di giochi, esercizi e prove, si chiede agli spettatori di intervenire proponendo soluzioni diverse al problema. Non solo verbalmente, ma sostituendo gli attori nella parte di ‘oppressi’, divenendo così degli spett-attori.
Questo è quanto io pratico nelle scuole medie e superiori, sia con gli studenti che con il personale scolastico, nonchè ovunque sia possibile organizzare gruppi.
Grazie, un abbraccio a tutti
Maria de Biase dice
Bellissima riflessione. grazie. Sono sicura che è questa la strada, proviamo a stare insieme.
Per me non sono tutte rose e fiori, inciampo ogni giorno in mille difficoltà, tanti divieti. Le norme sulla sicurezza, se da una parte tutelano gli alunni e i docenti, dall’altra ci rallentano ed invalidano il lavoro di chi prova ad andare avanti. se tanti genitori ci sono vicini e ci sostengono ….ne basta uno che comincia a mettere in dubbio, a boicottare quello che faticosamente si porta avanti che crolla tutto…..e bisogna ricominciare.
La scuola si regge su un impianto molto fragile, a maglie larghe. abbiamo bisogno di essere saldi, di avere radici ben ancorate, soprattutto ora che il vento è forte!
Vi abbraccio tutti e vi assicuro che mi fa molto bene sapere che ci siete.
Marta Vanzetto dice
L’articolo è bellissimo. Lo utilizzerò nel mio progetto “Raccontare la Costituzione ai Bambini”