La discussione sui temi della salute e della protezione sociale al Fsm è stato un work in progress, iniziato in maniera frammentata e un po’ ridondante e rafforzatosi man mano durante le giornate di incontri e lavori.
I primi attori sulla scena sono stati gli organizzatori del Forum sociale mondiale sulla Salute e la Sicurezza sociale che si è svolto, nella sua quinta edizione, nei due giorni immediatamente precedenti l’apertura del Forum. Contributi da diversi Paesi, con una forte spinta brasiliana, hanno posto al centro alcune questioni, tra cui: l’impatto delle politiche neoliberiste sull’accesso ai servizi sanitari e di protezione sociale, tanto al sud come al nord del mondo; la povertà come determinante sociale di malattia e di esclusione, e l’importanza di reimpostare la riflessione in termini di impoverimento e di illegalità della povertà stessa; l’urgenza di stabilire e rinforzare reti locali, nazionali e regionali per la difesa del diritto alla salute e alla protezione sociale, così come laboratori di partecipazione popolare per l’elaborazione e la pratica di approcci alternativi al pensiero unico neoliberista.
Nei giorni successivi, tre filoni organizzativo-contenutistici si sono sviluppati, talora incontrandosi, talora sovrapponendosi e rendendo quindi difficile una piena e consapevole partecipazione di tutti. Da un lato, gli stessi organizzatori del Forum Sociale Mondiale sulla Salute e la Sicurezza sociale hanno proposto diverse attività di approfondimento degli aspetti menzionati sopra. In secondo luogo, il Movimento per la Salute dei Popoli (People’s Health Movement, Phm), rete globale per la difesa del diritto alla salute, ha organizzato insieme a Oxfam Francia tre workshop su governance globale della salute, sistemi sanitari e determinanti sociali di salute. Si è trattato principalmente di spazi di confronto, con studi di caso da diversi Paesi soprattutto dell’area mediterranea/mediorientale e dell’Africa Subsahariana.
Infine, i sindacati – principalmente di Belgio, Francia, Spagna, Turchia e Tunisia – hanno lavorato per presentare quanto i servizi sanitari sono oggi sotto attacco. In molti Paesi del sud del mondo tale attacco è avvenuto negli anni ’80 e ’90 attraverso i Piani di Aggiustamento Strutturale imposti da Fondo monetario internazionale e Banca mondiale, sotto la leva del debito. E in Europa la battaglia si sta giocando ora, in un momento in cui sotto la pressione delle politiche di austerity si stanno accelerando i processi di smantellamento e privatizzazione dei servizi sanitari con effetti sempre più pervasivi tanto sulle condizioni di lavoro quanto sull’accesso e sulla qualità delle cure.
Costruire la convergenza non è stato facile: diversi i linguaggi (oltre che le lingue!), le prospettive e le necessità, e nonostante il consenso nell’analisi e – tutto sommato – nelle possibili strategie d’azione, sembra sempre che il tempo disponibile non sia sufficiente per capirsi a fondo ed entrare nella fase costruttiva. In ogni caso le basi per un riavvicinamento della base movimentista e di quella sindacale delle lotte per il diritto alla salute sono state poste, ed era dai ‘tempi d’oro’ del Social Forum che ciò non accadeva.
Al momento in cui scriviamo, una dichiarazione congiunta è in corso di scrittura, ma più di ciò c’è la volontà di dar corso (e corpo) a una spinta all’azione in rete come misura d’urgenza da intraprendere subito. Come ha fatto notare il rappresentante del sindacato medico tunisino, se rimandiamo l’azione non ci troveremo la prossima volta a ragionare di una difesa della sanità e del welfare pubblico, ma di un sistema di diritti e servizi interamente da ricostruire. Un prossimo appuntamento al tempo stesso di discussione e di lotta comune sarà l’Altersummit, previsto ad Atene il 7 e l’8 giugno. La rete lancerà in quelle stesse date una mobilitazione internazionale per la difesa del diritto alla salute e dei sistemi sanitari e di welfare pubblici.
Guardando al processo del Fsm, dal mio punto di osservazione, concludo con tre brevi commenti.
Primo. Rispetto ad altri assi di lavoro e azione, quello salute/protezione sociale ha risentito della mancanza di uno sforzo di coordinamento costruito ben prima dell’appuntamento di Tunisi; la convergenza quindi, che in altri casi è iniziata molto tempo prima, è stata qui interamente da preparare in loco, con le conseguenze di cui sopra. Nonostante ciò, il Forum rappresenta ancora di fatto l’unico spazio dove per tale convergenza si possono porre le basi, e di questi tempi non è cosa da poco. Molto resta comunque da fare non solo per un’armonizzazione ‘interna’, ma soprattutto per una convergenza con altri assi che, per strade diverse, arrivano a denunciare i medesimi processi e meccanismi (penso per esempio agli spazi clima e acqua, ma a chi discute di accordi di ‘libero’ commercio e di debito).
Secondo. Benché si sia ora in una situazione ben diversa da dieci anni fa, in cui il sistema neoliberista era messo sotto accusa – per quanto riguarda l’impatto sui servizi e sulla salute – soprattutto per il suo effetto devastante nel sud del mondo, e ci si trovi a dover fare i conti con le medesime conseguenze anche nei paesi ricchi, non è chiaro come sfruttare a pieno nelle pratiche una solidarietà che appare tanto ovvia quanto necessaria.
Infine, ciò che personalmente mi è più mancato è quello che a mio avviso potrebbe/dovrebbe essere un apporto prezioso dello spazio movimentista, ovvero una spinta creat-tiva, al tempo stesso di immaginazione e di pratica di forme alternative di partecipazione. Anche nell’ambito salute mi pare che ciò sia sempre più necessario: società e bisogni complessi richiedono soluzioni altre, diffuse, partecipate, autopromosse e governate, e non (solo) la difesa delle forme storiche di tutela dei diritti.
A luta continua.
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