Capita spesso, nel classico autobus che rivelerebbe i segreti di quel che pensa la gente comune (ma sarà vero?) di sentir ripetere che quelli, Palestinesi e Israeliani, si ammazzano da quasi cent’anni e “io non ho mai capito perchè”. Capita pure – ma questo è un altro, ben diverso discorso – di sentire ex ambasciatori, ex ministri e alti funzionari israeliani che parlano un buon italiano mentre alla radio ribadiscono il concetto: “Voi europei, putroppo, non avete mai capito nulla del Medioriente. Lasciate fare a noi, fidatevi della nostra amicizia e della nostra democrazia, seppur ferita”. La storia del conflitto principale del Medioriente è lunga, complessa ed è probabilmente la palestra di disinformazione più simbolica e manipolata del Novecento. Oggi, poi, quella manipolazione ha subito una escalation pari forse solo alla violenza dello sterminio che si è abbattuto sulla gente di Gaza. Eppure, a non voler ficcare la testa sotto la sabbia, bastano solo 30 minuti per farsi un’idea piuttosto precisa su un elemento diventato centrale negli ultimi mesi di quella tragedia infinita. Nel novembre scorso, Paola Caridi, giornalista e studiosa d’eccellenza sulla questione mediorientale, ha pubblicato la nuova edizione del suo libro “Hamas. Dalla resistenza al regime“, 350 pagine imperdibii per chi ha davvero voglia di capire. Per chi ha invece solo mezz’ora da spendere davvero bene, ci sono gli estratti, raccolti da Radio Onda d’Urto e ripubblicati da InfoAut, di una sua conferenza tenuta a Bergamo lo scorso 16 gennaio. Bastano per capire l’essenziale, i titoli principali, della storia di Hamas dall’assassinio del suo fondatore, lo sceicco Yassin, a com’è passata dagli attentati suicidi al successo nelle elezioni di Gaza accreditate – prima del risultato – da tutti (anche Israele). E poi perché Hamas è organizzato in un’ala politica, una militare, una nella diaspora e una nelle carceri isareliane e della Cisgiordania dell’Anp. Bastano, insomma, per cominciare anche a far giustizia di tante oscenità, come quelle che ritengono l’aspetto religioso più importante di quello della terra, quelle che tracciano ridicole similitudini tra Hamas e l’Isis o quelle con cui Israele giustifica le sue esecuzioni mirate da decenni e lo sterminio odierno: bisogna schiacciare la testa del serpente (i capi) per distruggere il male assoluto del movimento islamico
“E’ un movimento politico’ Sì. Ha usato il terrorismo? Sì. ha usato anche la politica, la partecipazione? Sì. Non è l’ISIS, che era stato calato su una realtà; Hamas è nata da un fenomeno socio-religioso come la Fratellanza musulmana che non c’era solamente in Palestina ma che è presente in tutta la regione e in quella società si sviluppa, vive ed ha una evoluzione ed involuzione, ha passato diverse fasi, quella degli attentati suicidi, la svolta elettoralistica, la chiusura di Gaza, il rafforzamento dell’ala armata fino l’attacco del 7 ottobre.”
La giornalista Paola Caridi, studiosa di Hamas e profonda conoscitrice della questione palestinese, il 16 gennaio ha tenuto una affollata conferenza a Bergamo presso la Fondazione Serughetti La Porta per la presentazione del suo libro: “Hamas. dalla resistenza al regime”, edizioni Feltrinelli.
Caridi, dopo aver analizzato il rapporto tra l’ala militare e quella politica dell’organizzazione e tra Hamas e l’ANP, ha poi spiegato che non si può raccontare la guerra a Gaza, il conflitto israelo-palestinese come fondato su un elemento religioso bensì come uno scontro assolutamente di natura politica: “Non si è mai sottolineato troppo l’elemento nazionale. Ridurre la questione ad un elemento religioso che sia determinante per risolverla è un errore. Entrambe le parti, israeliani e palestinesi, pensano che la terra dal Mediterraneo al Giordano sia loro, parliamo di terra non di religione.”
Vi proponiamo degli estratti della relazione di Paola Caridi selezionati dalla nostra collaboratrice, la giornalista Sara Agostinelli di Bergamo
Giovanni dice
Una riflessione e uno spunto triplice e storico che non è piaciuto a sionisti ed islamisti ma è stato condiviso da molti laici e pacifisti (dal termine pak=patto)
https://researt.net/?p=17483