
La ventisettesima edizione del Festiva di letteratura di Mantova si è conclusa domenica 10 settembre con la nostra partecipazione a un panel dal titolo “Scrivere, raccontare, testimoniare” che ha esplorato il potenziale trasformativo delle storie partendo dall’esperienza del progetto DIMMI di Storie Migranti. Erano presenti le autrici Alba Ospina Dominguez, Paule Roberta Yao, Alessandro Triulzi dell’Archivio delle Memorie Migranti e Giulia Vola (autrice del libro Fallisci e sei morto (Acquario).
I ragazzi e le ragazze del progetto Passports hanno dato il via all’incontro chiedendo alle relatrici di condividere con loro una parola che evocasse il concetto di casa. Fiducia, letto, raccontarsi, responsabilità sono le associazioni mentali emerse dal dialogo con Igiaba Scego, che coordinava il panel, su questioni quali la relazione con la lingua italiana, la scelta e il processo di scrittura autobiografica. Sullo sfondo il tentativo di decostruire l’accezione avvilente e riduttiva che la parola “migrante” porta sempre con sé in una larga fetta di rappresentazione mediatica che stenta a restituire la complessità di un fenomeno plurale e strutturale.

Ci siamo soffermati in particolare sul gioco speculare operato da narrazioni tossiche che parlano di un sistema Italia fatto a macchia di leopardo, con forme di accoglienza che si alternano a forme di resistenza, nelle quali continuano a prevalere espressioni di diffidenza e di rigetto nei confronti della diversità.
Il panel ha riaffermato l’importanza delle storie come strumento di conoscenza di noi stessi, ma anche e soprattutto come mezzo per celebrare e valorizzare i punti di contatto con bagagli e vissuti multiformi. È stato anche riaffermato il carattere ingiusto di leggi liberticide che precludono a certi esseri umani di spostarsi e di trovare il proprio posto nel mondo e la salda convinzione che l’accoglienza debba essere sempre e ovunque un valore.
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