In un articolo pubblicato dal Guardian (The Zone of Interest is about the danger of ignoring atrocities – including in Gaza) Naomi Klein si chiede: dobbiamo considerare l’Olocausto come una questione che riguarda esclusivamente gli ebrei oppure come qualcosa di universale, che si riferisce a tutti coloro che sono vittime di sterminio? L’Olocausto è stato un episodio unico della storia europea oppure l’esempio europeo dei genocidi coloniali precedenti e successivi? Che significa “mai più”? Significa che nessuno deve mai più essere oggetto di violenza e genocidio oppure quelle parole sono una promessa che riguarda soltanto gli ebrei, e permette a Israele di considerarsi intoccabile?
Jonathan Glazer, regista del film La zona d’interesse ha detto: “Non volevamo dire solo guardate cosa hanno fatto allora, ma anche guardate cosa stiamo facendo adesso. Non accetto che l’appartenenza ebraica e l’Olocausto vengano strumentalizzate da un’occupazione che ha condotto al conflitto molte persone innocenti, sia le vittime del 7 Ottobre sia quelle che sono sotto attacco a Gaza”. Per Glazer non è morale l’uso del trauma intergenerazionale subito dagli ebrei per giustificare o coprire le atrocità compiute oggi dallo stato di Israele: secondo quel che egli stesso ha dichiarato “il suo film non riguarda solo l’Olocausto nella sua specificità storica, ma la capacità degli umani di convivere con gli olocausti e altre atrocità, di continuare a vivere pacificamente con quegli olocausti, e tirarne profitto”.
Non mi meraviglia che l’Anti Defamation League, un’organizzazione sionista il cui cinismo è provato, risponda che le frasi di Glazer sono scorrette e moralmente riprovevoli, e che quelle dichiarazioni minimizzano la Shoah e scusino il terrorismo. Mi meraviglia e mi scandalizza che ci siano intellettuali e politici “tedeschi” (ma anche “francesi”, e anche “italiani”) che si prendono la libertà di accusare di antisemitismo gli intellettuali ebrei che condannano il genocidio israeliano.
A Berlino il regista israeliano Yuval Abraham e il regista palestinese Basel Adra, dopo avere ottenuto il premio del festival Berlinale, hanno espresso insieme la loro condanna per la violenza israeliana. “Tra due giorni noi torneremo in due paesi che non vivono in condizioni uguali, ha detto Yuval Abraham, e chiediamo un immediato cessate il fuoco”. E Basel Adra ha detto: “È molto difficile per me festeggiare questo premio mentre decine di migliaia di persone del mio popolo sono massacrate”. Entrambi hanno chiesto che la Germania la smetta di rifornire di armi Israele. Dopo queste dichiarazioni Yuval Abraham ha detto di avere ricevuto minacce di morte, al punto che la sua famiglia ha dovuto abbandonare l’abitazione per evitare il pericolo di aggressioni. Ma forse la cosa più ripugnante di tutte è che diversi politici “tedeschi” hanno attaccato le dichiarazioni rilasciate dai due artisti come unilaterali. Il sindaco di Berlino Kai Wagner si è spinto fino a definire inaccettabili quelle dichiarazioni dicendo che l’antisemitismo non ha diritto di esprimersi a Berlino.
È ripugnante che un “tedesco” accusi di antisemitismo un ebreo che non si allinea sulle posizioni del governo colonialista di Israele. Per quel che mi riguarda considero l’appoggio della Germania alla politica colonialista e genocidaria di Israele come la continuazione dell’Olocausto, come se i “tedeschi” non potessero resistere alla tentazione di appoggiare il genocidio quando dove e comunque esso si compia.
“TEDESCHI?” UNA PRECISAZIONE Mi era successo qualche anno fa, qualcuno me lo fece notare e mi scusai. Ma ecco che ci ricasco e debbo scusarmi di nuovo. Ho scritto di nuovo “i tedeschi”, come se esistesse una cosa così: naturalmente non esistono i tedeschi come non esistono gli italiani o gli ebrei o i russi. Le nazioni e le identità nazionali sono costrutti che si impongono alla vita degli individui, ed è un errore scambiarle per entità naturali, primigenie. L’identità nazionale è una finzione che si sovrappone alla molteplicità irriducibile delle esistenze personali, dei gruppi sociali e delle culture.
In questo caso poi non riesco a perdonarmi l’uso dell’espressione “tedeschi” per una ragione molto precisa. Ho scritto il “Convivere con l’atrocità” dopo aver ricevuto il messaggio di un’amica di Berlino che mi segnalava l’articolo del Guardian che ho citato. È a lei prima di tutto che debbo le mie scuse, per avere usato quell’espressione. Non “i tedeschi” dunque, ma la nazione tedesca è il soggetto di quella frase. La nazione tedesca, che i miei compagni tedeschi internazionalisti aborrono come io aborro la nazione italiana, pare condotta ineluttabilmente verso la riproposizione di comportamenti genocidari, in questo caso per interposta persona. Nel secolo scorso la nazione tedesca affermò la sua identità attraverso lo sterminio degli ebrei, oggi la nazione tedesca afferma la sua identità attraverso l’appoggio allo sterminio che gli israeliani hanno scatenato contro la gente di Palestina. [Bifo]
Paola Alphandery dice
Grazie della precisazione.Ci caschiamo tutti…e grazie per questo riuscire a fare “differenza fra…”Sempre questa tendenza a polarizzare e quindi semplificare il pensiero e le emozioni…non si può essere da una parte in questa assurda e vergognosa situazione.L’antisemitismo non centra con non essere d’accordo con lo stato di Israele…
Benigno Moi dice
Una riflessione sulla ‘precisazione’ a proposito della definizione “tedeschi”. In particolare sul passaggio ‘Ho scritto di nuovo “i tedeschi”, come se esistesse una cosa così: naturalmente non esistono i tedeschi come non esistono gli italiani o gli ebrei o i russi.’
Sono un sardo che ha vissuto, anche se non completamente dall’interno, tutto il dibattito sulle identità, l’indipendentismo, le patrie e le matrie ecc. Al netto del dibattito sul concetto di identità nazionale su cui possiamo discutere in altra sede in questo elenco fatto da Bifo non mi torna proprio l’equiparazione ebrei tedeschi o russi ecc. Perché gli ebrei non si considerano un’entità nazionale (scientificamente o politicamente corretta o meno), perché in quel caso si dovrebbero definire israeliani. Il problema è che non sono neanche un gruppo strettamente etnico, ma etnoreligioso. O forse neppure, visto che, quando si vuole, il fattore discriminante è la religione, e un ebreo etiope forse non è etnoreligiosamente affine ad altri ebrei. Perché, se la definizione è di carattere religioso, come per altre religioni, ha un senso. Se invece definiamo, e si autodefiniscono, ebrei persone laiche, solo per il fatto che hanno una qualche ascendenza, allora mi perdo. Anzi mi sembra fare il gioco di chi parla di razze e va a calcolare le percentuali di sangue come facevano nazisti e fascisti per definire. O di chi si rifà a robe altrettanto assurde come l’Halakhah.
Se i laici la smettessimo di dare per scontato che gli ebrei sono un qualcosa di particolare rispetto a resto degli esseri umani; se decidessimo che, se proprio vogliamo trovare delle definizioni culturali e antropologiche dobbiamo farle da un punto di vista scientifico e coerente, e che la definizione di “etnoreligioso” è solo una sovrastruttura che non va incoraggiata, forse diamo un piccolo contributo a non edificare muri che non esistono.
Lasciando perdere il nostro sogno di un’umanità senza confini di alcun tipo, nazionali, etnici, culturali o religiosi, se vogliamo che la definizione sia data solo dalle scelte che uno coscientemente e liberamente fa, dobbiamo affermare che non esistono gli ebrei al di fuori di una comune identità religiosa. Proprio perché non può esistere una “razza” ebraica, non può considerarsi superiore o inferiore. Non parliamo più di ebrei fuori da un contesto religioso. Non compariamo più mele e pere.
Antonella Doria dice
Sono d’accordo con il signor Benigno, anche perché, altrimenti, dovremmo riconoscere che la nazione ebrea-israeliana è uno Stato etico-religioso e in quanto tale razzista e di conseguenza non può considerarsi uno Stato democratico. Inoltre bisogna riconoscere una volta per tutte che la parola “Identita” è una parola Divisiva, che nella Storia degli uomini ha sempre procurato Guerre e Genocidi. Sarebbe l’ora di smetterla con queste Identità. Esiste una sola Identità: quella delle Creature umane. AD.