di Rosaria Gasparro*
Quando giochiamo succede che i bambini più veloci e sicuri insultino i più lenti. Gli dicono di essere delle lumache, di sbrigarsi, che se no per colpa loro perderanno. Gli danno le spinte per partire prima, con il rischio di farli cadere. «Dobbiamo vincere» dicono. Quando vincono esultano e prendono in giro chi ha perso. «Schiappe, siete delle schiappe» oppure «Perdenti, perdenti» ripetono a cantilena. Quelli che perdono dicono: «Avete barato, non vale!» anche se non è così.
Ogni volta finisce che qualcuno litiga e qualcuno rimane male.
Però è così bello giocare, quando superiamo gli ostacoli nel percorso, durante lo slalom a palleggiare, nella strada dei cerchi, a fare il bruco, nello svuotare lo scrigno …
Ne parliamo insieme, poi ognuno scrive il proprio pensiero e lo legge agli altri. Riflettiamo…
«Ho fatto il citrullo
ma non sono un bullo!
Se qualche brutta parola mi scappa,
scusa, non è vero che sei una schiappa.
Scusa, mi sono scatenato
e dico che ho sbagliato.»
I NOSTRI DIECI MOTIVI PER GIOCARE
1. Ci divertiamo.
2. Ci “regoliamo” insieme.
3. Ci rispettiamo.
4. Ci incoraggiamo.
5. Ci miglioriamo.
6. Conosciamo le nostre capacità e i nostri limiti.
7. Impariamo a vincere e a perdere.
8. Le tartarughe e le lepri si danno una mano.
9. Giochiamo per il piacere.
10. Siamo felici.
Qualche giorno fa abbiamo giocato in piazza. Abbiamo pareggiato, dice Raffaella. Non è vero, risponde Davide. Va be’, ma non importa… qualcuno ce lo ricorda.
* Maestra di una scuola pubblica, vive a San Michele Salentino (Brindisi). Altri suoi articoli sono qui.
L’adesione di Rosaria alla campagna di Comune-info “Ribellarsi facendo”
DA LEGGERE
La stagione dell’imparare giocando
Si chiudono le scuole, è tempo di vacanza (precaria), ovvero il momento migliore per giocare e stare all’aperto. Basta seguire i bambini, la loro curiosità e provare piacere nell’aiutarli a scoprire e cambiare il mondo
Franco La Cecla | La mercificazione ha aggredito ovunque l’arte del gioco: i giocattoli sono diventati personaggi con storie e caratteri già definiti. I bambini hanno sempre meno possibilità di smontare e riassemblare, possono agire esclusivamente in funzione di proprietari, non di creatori
“Cominciavamo con la primavera. Quando la luce si allunga e l’aria sa di mandorle. Come gli uccelli, qualcuno fischiava e gli altri arrivavano. Eravamo bambini e bambine e avevamo la strada tutta per noi. Vuota e libera, dove tutto poteva accadere ….. “
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