L’Europa è il cuore di tenebra dell’orrore che chiamiamo storia, scrive Franco Berardi Bifo in questo prezioso esercizio di critica e autocritica

Credevamo
Credevamo che fosse finito l’orgoglio demente
delle bandiere al vento
Credevamo che fossero passate di moda
quelle parole idiote
che trasformano gli imbecilli in assassini.
Credevamo si fosse esaurita
la passione di distruggere per poi ricostruire,
e la passione di uccidere per non morire.
Credevamo che nie wieder significasse “Mai più”
e non “fino alla prossima volta”.
Credevamo che il genocidio
fosse cosa di un’epoca passata.
Così credevamo, così avevamo capito.
Avevamo capito male, ora lo sappiamo.
Ora la compassione è spazzata via
dal portento mirabile dell’energia.
Che, libera dai vincoli della ragione
si esprimerà di nuovo incontenibile.
Fino all’esaurimento del suo potenziale
che questa volta è destinato a cancellare tutto.
Ritornano di moda
i sentimenti rancidi di appartenenza
a qualche merdosa nazione.
Facciamocene una ragione.
Gli uomini sono così, non c’è alcuna speranza
di cambiarne il modo di funzionamento:
vince chi è più spietato
anche se non è chiaro cos’ha vinto.
Questa volta s’è spento
l’ultimo lume.
Chiediamo scusa
a quelli che non hanno alcuna colpa
di essere capitati in questo inferno.
E lasciamo chi non è ancora nato
nel solo luogo in cui si sta un po’ in pace,
il nulla eterno.
Nei secoli piazza del Popolo ne ha viste di tutti i colori. Ma un’adunata di somari come quella che si è assembrata il 15 marzo in risposta al ragliare di Michele Serra non l’aveva vista mai.
Confesso di non aver molto rispetto per chi riceve lo stipendio dai padroni de La Repubblica, padroni che per decenni hanno rapinato i contribuenti per poi trasferire le loro fabbriche all’estero, dove ci sono operai che costano meno di quelli italiani. Ma ho ancora meno rispetto per chi chiama a sventolare la bandiera europea mentre l’Europa assomiglia sempre più a quello che era nel 1941, quando le truppe naziste la occupavano da Varsavia a Parigi.
Sebbene io sia un po’ sordo, tutto quel ragliare ha raggiunto le mie orecchie. La palma della somaraggine se la guadagna il professor Vecchioni il quale ha dichiarato solennemente:
“… siamo tutti indoeuropei, abbiamo avuto una filologia romanza, parliamo allo stesso modo, ci guardiamo allo stesso modo, abbiamo gli stessi proverbi, modi di dire, pensieri […] abbiamo libertà ovunque, abbiamo la democrazia, ma quella non ce l’hanno tutti, ce l’abbiamo noi. Che è un’invenzione […] dei Greci, che è arrivata fino a noi. Ora, chiudete gli occhi un momento e pensate ai nomi che vi dico: io vi dico Socrate, vi dico Spinoza, Cartesio, vi dico Hegel, Marx e vi dico anche Shakespeare, vi dico Cervantes, vi dico Pirandello, Manzoni, Leopardi. Ma gli altri le hanno queste cose?[…]”.
Nemmeno al bar Messico, quando tutti sono al quattordicesimo bicchierino, avevo sentito un lista di sciocchezze come quella che ha detto questo ignorante presuntuoso.
Dunque, riassumiamo: questo Vecchioni è indoeuropeo, e ha avuto la filologia romanza che non è un’influenza come pensate voi. Voi ce l’avete la filologia romanza? Credo di no, è roba per professori con la laurea, come direbbe Peppino de Filippo. Ma ora chiudete un momento gli occhi e ripetete con me: Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel e Marx…
A parte la pena che provocano questi intellettuali del corriere dei piccoli, quella cui stiamo assistendo è un’esplosione di ignoranza senza precedenti. L’aveva anticipata l’illustre coltissimo Rampini il quale, in un libro dal titolo Grazie Occidente ha invitato le popolazioni inferiori di tutto il globo a ringraziarci per tutte le strabilianti tecnologie di cui gli abbiamo fatto dono: perline, specchietti e cellulari e anche una sveglia da portare al collo.
Ma dietro tanta ignoranza e patetica presunzione da lei non sa chi sono io, c’è qualcosa di più preoccupante. Andrea Colamedici nel suo Substack ha scritto recentemente: c’è uno spettro che si aggira per l’Europa. Lo spettro, spiega Colamedici, è quello dell’irrilevanza. L’Unione Europea è meritatamente irrilevante perché ha obbedito senza discutere agli ordini di Joe Biden, a costo di rovinarsi economicamente. Poi è divenuta doppiamente irrilevante quando Biden è andato in pensione e il suo successore ha mandato Vance a dire agli europei la dolorosa verità, quasi fosse Alberto Sordi: io sono io e voi non siete un cazzo. Il punto è proprio questo – duole dirlo. Vance, Trump e il loro amico Putin hanno dimostrato che gli europei non sono nulla, nonostante la filologia romanza del professor Vecchioni. Essi furono, come no.
Un illustre passato
Gli europei possono vantare un illustre passato: furono gli sterminatori prediletti dal dio maledetto della bibbia, e in nome della Bibbia Hernan Cortes strangolò Moctezuma che se la era portata all’orecchio sperando di sentire le voci poi la gettò per terra dicendo a me non dice niente. Europeo fu Leopoldo del Belgio il quale si impossessò con la forza delle armi dell’immenso territorio del Congo, uccise milioni di indigeni (Mark Twain scrive che i morti furono dieci milioni, ma nessuno potrà mai contarli). Europei sono coloro che ancora oggi finanziano e armano le bande criminali che occupano Goma e l’est del Congo (non più belga) per rapinarne le risorse.
E ancora. Europea fu la Compagnia delle Indie Orientali di cui parlano William Dalrimple in Anarchia e Amitav Gosh ne La maledizione della noce moscata (cito per quei somari che stavano a piazza del popolo, nel caso sapessero leggere). Europei sono quelli che hanno impiccato Mossadeq, primo ministro iraniano che aveva nazionalizzato le compagnie petrolifere. Europei sono i mandanti dell’omicidio di Patrice Lumumba. Europei sono i massacratori che nel corso degli ultimi cinque secoli hanno sottomesso, sfruttato, violentato, torturato nei territori amerindiani, africani, asiatici, per non parlare del Medio Oriente, nonostante le parole pronunciate da Antonio Scurati, che in piazza del popolo ha ragliato queste parole:
“Noi non siamo gente che invade i Paesi confinanti, noi non siamo gente che bombarda e rade al suolo le città, noi non massacriamo e torturiamo i civili con gusto sadico, noi non sequestriamo i bambini e li deportiamo usandoli come riscatto”.
Come storico Scurati dovrebbe sapere che dal 1492 gli europei sono proprio quella cosa che lui dice che no.
Fra tutti però il più ridicolo è Ernesto Galli della Loggia, il quale (riecheggiando le dotte osservazioni del ministro Valditara), scrive spocchiosamente che “solo noi conosciamo la storia”. Quando ho letto le sue parole mi sono stropicciato gli occhi: non riuscivo a credere che ci sia ancora qualcuno così.
Intendiamoci: lo sanno tutti che la nozione di storia come processo teleologico e direzionato discende dalla tradizione giudeo-cristiana, non occorre che ce lo dica questo Della Loggia. Ma solo uno zoticone può pensare che ciò sia segno di superiore qualità. Se oltre al corriere dei piccoli Della Loggia conoscesse i libri di François Jullien saprebbe che nella tradizione cinese lo svolgersi del tempo si compie secondo modalità che non sono teleologiche né lineari. Saprebbe che l’agire volto a sottomettere gli eventi e la natura può essere sostituito dal wu wei, il non agire che si piega agli eventi e alla natura, come spiega Jullien nel suo libro Sull’efficacia.
Chi ha detto che la storia (quella particolare curvatura teleologica del susseguirsi del tempo degli umani che ha portato a due guerre mondiali, alla guerra nucleare e al collasso del clima planetario) è forma superiore, e non ossessione patriarcale come suggerisce Elsa Morante nel suo romanzo La Storia?
L’Europa è il cuore di tenebra dell’orrore che chiamiamo storia.
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Sono un po’ somaro anch’io
Nei primi anni del secolo, nella confusione mentale seguita alla sconfitta dei movimenti dopo Genova, un po’ di vecchi amici e compagni si misero in testa che dovevamo batterci per l’unità europea. Nel 2005 parteggiammo per il sì al referendum europeo di Francia e Olanda, anche se sapevamo bene che l’integrazione dell’euro comportava una riduzione del salario operaio. E infatti gli operai di Francia e Olanda dissero no a misure che li impoverivano. L’Europa procedette per la sua strada senza tener conto della volontà degli elettori franco-olandesi, e adesso gli operai di quei paesi votano per i nazionalisti, i razzisti e i liberisti. Bel risultato davvero.
Perché ci saltò in mente di proclamarci europeisti?
Nel suo Discours a la nation europeenne, nel 1933 Julien Benda aveva scritto che se vogliamo fare l’Europa non dobbiamo partire da quel che siamo, ma da quello che vogliamo, perché non c’è un’identità europea, ma può esserci una volontà di essere europei. Però da Maastricht in poi l’Europa è stata (come dice Samir Nair in un libro dal titolo Europa encadenada, Madrid, 2025), lo strumento di aggressione contro la società e lo strumento per la precarizzazione e la sottomissione del lavoro. Non l’avevo capito in quei pochi anni in cui dicevo di essere europeista? Questo vuole dire che sono un po’ somaro anch’io.
Oggi scopriamo sbigottiti che l’Europa si trasforma in un mostro militarista. Ma non c’è proprio di che stupirsi. Non si capisce perché la somma del nazionalismo francese più il nazionalismo tedesco più quello polacco e quello italiano dovrebbero produrre un risultato internazionalista. L’Unione europea è la forma politica contraddittoria di un’entità che per quattro secoli è stata l’espressione del colonialismo bianco. Anzi dei colonialismi bianchi.
Oggi l’Europa è sul bordo di un collasso definitivo: un terzo degli europei hanno più di sessantacinque anni, e il tasso di natalità è di molto al di sotto del necessario per non scomparire. Allora presto scompariremo, perché come disse Benito quando le culle sono vuote la nazione invecchia e decade.
Scomparirete, europei. A quel punto tireremo un bel respiro di sollievo.
Franco Berardi Bifo ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
L’articolo in greco: Πώς μπόρεσα να σκεφτώ να είμαι φιλοευρωπαίος
Grande Bifo!
Bifo ribalta, piegando il bastone dalla parte opposta, il complesso di superiorità eurocentrico in un complesso di inferiorità, altrettanto eurocentrico. Non sono per nulla d’accordo
Grazie Bifo!
Grazie per la perfetta analisi del 15. Un giorno di amarezza per chi “conosce” la Storia
Non apprezzo chi, nel commentare e nell’argomentare usa il linguaggio del disprezzo e non quello dell’analisi un po’ più oggettiva ribattendo punto per punto. Mi sembrano argomentazioni di chi butta la palla in tribuna
E tra l’altro non si capisce nemmeno bene se la palla è diretta alla tribuna destra o a quella sinistra. Può andare bene per entrambe.
Da somaro patentato, ero in quella piazza. Non tutte le parole pronunciate da quel palco mi sono piaciute. Ma chi ritiene l’Europa il problema e non un possibile (seppur fragile) strumento politico contro la follia dei nazionalismi e delle autocrazie, preferisce vederli volare i somari.
La somma dei nazionalismi europei non dà altro risultato che, sempre e solo, la cultura dello Stato nazionale moderno, bianco e razzista, proprio quello europeo
Crudo e duro, ma lucido e illuminante come sempre
Sono d’accordo, anche se non siamo stati “gli unici”, ma i peggiori perchè dotati del “potere tecnico” dal 7-800 in poi. Invece, da una cultura nativa del Nord-America: “Non lasciate mai orme così profonde che il vento non le possa cancellare”. Non c’era niente da “conquistare”. Ormai ci penserà la Terra.
Leggo Bifo sempre con interesse, ma stavolta non condivido il tono, il linguaggio e, in parte, il contenuto. Non l’Europa, ma gli stati dell’Europa hanno compiuto, nel continente e fuori, nei secoli, i più terrificanti misfatti. Ho conosciuto l’Europa dei passaporti, dei moduli di ingresso alle frontiere, delle soste infinite alle dogane. Ho sperato nell’Europa della pace, dei diritti, e dell’incontro, quella dell’Erasmus, e oggi sono tremendamente deluso.
Ma cosa propone Bifo, sbigottito da un’Europa che si trasforma in un mostro militarista, una somma di paesi nazionalisti, in decadenza? Nulla, se non che al suo collasso definitivo tireremo un bel respiro di sollievo. Capisco lo sconforto, ma non condivido.
Facciamo la nostra parte e continuiamo le nostre lotte, contro il modello patriarcale, contro il riarmo, per i diritti, per gli immigrati, per la pace.
Partire dalla speranza e non dalla paura.
Tutti privilegi da bianchi che hanno fatto pagare il progresso, la ricchezza, la democrazia all’altro intero mondo sottomesso, rapinato e represso!
Assolutamente e totalmente d’accordo con Carlo Patrizi. ADELANTE!
Sempre sublime Bifo.
Ma non si scrisse già nel 1848 “proletari di tutto il MONDO unitevi”?
Con una risata li ha seppelliti tutti, Vecchioni, Scurati, Rampini …
Come si può pensare che la costruzione di una confederazione di Stati europei sia la semplice somma di nazioni, fra le quali attualmente ve ne sono diverse governate da osceni nazionalismi di Destra, e che questa somma produca automaticamente una democrazia? E come si può pensare di costruire una confederazione di Stati europei sulla base della paura dell’invasore? Sulla base del riarmo? Sulla base del respingimento e dell’espulsione di quanti più profughi e immigrati possibile? (oltretutto, profughi e immigrati che NOI colonialisti europei abbiamo prodotto direttamente o indirettamente).
Gabriella Therese Di Cagno che belle parole. Belle, perché vere. Le condivido pienamente. Grazie del commento.
Comune grazie! Non si smette mai d’imparare, anche quello che fa male…
Non condivido il ragionamento e tantomeno il tono. L’Europa rimane un sogno, al di là di tanti errori fatti, di uscire dai nazionalismi che avevano prodotto i disastri che conosciamo verso una fratellanza possibile. Mi chiedo come Bifo, pur lucido nella sua analisi critica di un tempo in cui non era l’Europa a muoversi, ma singoli nazionalismi da rapina, possa aver aderito alla campagna “Partire dalla speranza e non dalla paura”. Dove s’intravede la speranza nei suoi scritti?
Sono uno dei cinquantamila somari che erano a piazza del Popolo, e cosiddette analisi ti tal Bifo, ma è ancora vivo? Suonano come insulti imbecilli a chi crede ancora in un’Europa di pace, di fratellanza e di giustizia sociale.
Mi sento come un ladro in chiesa, ora che Giulio Marchesini mi ha scoperto e pubblicamente denunciato.
“Mi chiedo come Bifo, pur lucido nella sua analisi critica di un tempo in cui non era l’Europa a muoversi, ma singoli nazionalismi da rapina, possa aver aderito alla campagna “Partire dalla speranza e non dalla paura”. Dove s’intravede la speranza nei suoi scritti?”
In effetti debbo confessarlo: non mi piace parlare di speranza, come non mi piace parlare di fede. Perché non le comprendo queste due parole, le considero vuote, stupide, false. Non credo, ma penso.
Non spero, ma cerco di capire.
Niente fede e niente speranza.
La carità… la carità la comprendo. Potete chiamarla infatti solidarietà, affetto, compassione, empatia, come vi apre. Ma la speranza? Che significa questa parola?
Un giorno Gianluca Carmosino mi ha chiesto di aderire alla campagna “Partire dalla speranza, non dalla paura”, e gli ho detto di sì, pur sapendo che stavo mentendo per affetto, mentendo per carità, appunto.
Ma Giulio Marchesini mi ha sgamato. Sarò espulso da Comune-info? Anche da qui? Poffarbacco!
Ma a questo punto, pubblicamente denunciato, debbo ammetterlo: non credo. E non spero.
Forse oggi i cristiani sono quelli cui voglio più bene, gli unici che hanno una ragione forte per non cedere all’orrore e al cinismo. Però non sono come loro, perché non credo.
Sono ateo, se Giulio Marchesini me lo può perdonare.
Sono ateo e materialista, e prima di “sperare” ho bisogno di capire. Me lo permette Giulio Marchesini?
E sa dirmi perché dovrei sperare (io che non credo in dio)? C’è un solo processo reale, nella società, nella cultura, nella politica, che mi permetta di, come dice lui “sperare”?
Sono disperato, ancorché piuttosto allegro. Perché la disperazione è cosa del pensiero, non del cuore.
Sono disperato e convinto che la storia del genere umano si avvicini al finale. Posso dirlo o debbo vergognarmene?
Credo che il ritorno del nazismo sia la prova del fatto che la storia maschile ha prevalso, e al femminile resti solo una possibilità (non una speranza): non procreare, non riprodurre il genere umano. Farla finita con la storia. D’altronde mi pare che è quello che stanno facendo.
Posso dirlo, o debbo attenermi alla verità ufficiale? O a quella rivelata?
A proposito: Francesco si meraviglia che sia ancora vivo. Mi dispiace doverglielo dire, ma sì.
Sordo, malandato, disperato, ma vivo.
Buonanotte.
Bifo la speranza allora va reinquadrata e imparata di nuovo da Angela Y Davis, di Black Panthers memoria, dai movimenti afro americani e zapatisti che a differenza di noi comodi europei la costruiscono tutti i giorni per una questione di sopravvivenza. Di non essere uccisi. È da li come dalle lotte delle donne e dalle comunità trans che s’impara a stare dentro quest’Europa di riarmi genocidi e colonialismi mai conclusi. Il resto è noia dell’uomo privilegiato bianco ammuffito.
Bifo si chiede se sarà espulso. Ci abbiamo pensato tutta la notte, qui la sentenza: https://comune-info.net/proteggere-la-speranza/
I tempi in cui c’era chi aveva la faccia (più che la ragione e/o la forza) di espellere qualcuno da qualcosa sono, per fortuna, assai lontani. Anche se mi pare strano che sia proprio Bifo a tirar fuori l’argomento, che chiudo qui per non perdermi dietro oziose e noiose divagazioni (si tratta forse di un “imprevedibile” quanto provocatorio rigurgito di vocazione cristiana al martirio?).
Lunga premessa per aggiungere un paio di considerazioni: intanto concordo con molte delle cose da lui scritte su chi ha convocato la piazza del 15 (senza far nomi, alcuni di loro mi sono sempre stati fortemente indigesti, come i loro giornali di riferimento), e poi lo sguardo che getta su l’odierno “stato dell’arte” della politica internazionale, indiscutibilmente più realistico di tante chiacchiere speranzose in un domani (domani quando?) migliore.
Ma però, però, però… che bisogno c’è di estendere il giudizio verso una minoranza di personaggi (avevo usato un termine un po’ più forte, ma poi la mia compagna mi ha consigliato un termine meno brusco) con delirio di autorappresentazione anche a una maggioranza certamente “asina” (specie protetta, intanto) ma che forse va compresa, o almeno considerata ed analizzata dentro problematiche un tantinello più complesse?
Qual’è il loro gravissimo peccato? Forse quello di desiderare soprattutto la pace, anche se nella incosciente e costante incapacità di fare proposte praticabili, e così di ridursi a livello di testimonianza, ma di cui comunque va tenuto conto?
E, di grazia, c’è forse qualcuno in grado, oggi come oggi, di spernacchiare quella
élite di vacui predicatori? Forse Bifo stesso? A me sembra che sia proprio lui a far sua la battuta di G.G. Belli nel sonetto “Li sovrani der monno vecchio”, scritta più di un secolo prima che la pronunciasse Alberto Sordi nel film “Il marchese del grillo”: “…io so’ io, e voi nun zete un cazzo!”.
Ma qualcosa d’altro va detto. Gli interventi di Bifo, almeno quello, suscitano anche un certo dibattito… Cosa evidentissima anche in questo scritto. Non è poco, dati i tempi. E per me è sempre comunque un piacere anche solo polemizzare con i “vecchi” compagni, con cui ho/abbiamo attraversato tempi tutto sommato assai vitali. Quindi spero di continuare a discutere con lui, anche senza dichiararmi d’accordo, anzi contestando le sue teorie.
Solo un invito: tocca fare attenzione alle “fonti”. Cioè, citare la frase del Mascellone:
“quando (se) le culle sono vuote la nazione invecchia e decade” non è che sia una citazione felice in questo contesto, soprattutto dopo aver invitato le donne a non procreare più. Ma pazienza, userò per lui il giudizio che ho rivolto anche ad altri, quando hanno parlato di “rivolta sociale” in occasione dell’ultimo sciopero generale: attenzione a non farsi scappare la frizione… a volte si finisce in sterili e controproducenti atteggiamenti provocatori.
d’accordo in tutto con Carlo PATRIZI: Facciamo la nostra parte e continuiamo le nostre lotte, contro il modello patriarcale, contro il riarmo, per i diritti, per gli immigrati, per la pace.
Partire dalla speranza e non dalla paura.