È stato un percorso lungo oltre un anno, quello che ha portato alla nascita del Manifesto delle Città Accoglienti. È cominciato a Bologna nel luglio 2023 quando il sindaco Matteo Lepore, dopo numerosi incontri preparatori con associazioni e cittadini, insieme al Tavolo Asilo e Immigrazione ha promosso l’evento Rete di città accoglienti, invitando sindaci, enti del terzo settore, operatori per parlare e rilanciare l’accoglienza diffusa fortemente minacciata dalle disposizioni introdotte dal DL 20/23 (noto come “Decreto Cutro”). Una giornata di confronto molto seguita sia in presenza che da remoto. Da tempo arrivavano da più parti segnali di deterrenza nei confronti di SAI (i centri del Sistema di Accoglienza e Integrazione), monitoraggi e controlli a tappeto, dinieghi e ritardi nelle risposte alle richieste degli operatori, difficoltà di comunicazione e collaborazione. Chi lavora nei SAI lamentava e lamenta stanchezza ed esasperazione. Per questo e in questo clima è stato promosso l’incontro di Bologna, frutto di scambi e contatti con realtà da tutta Italia. Ne è nato un manifesto che mette nero su bianco alcuni punti essenziali e irrinunciabili per garantire una giusta accoglienza. “La logica della non ghettizzazione, dell’accoglienza nei contesti sociali ordinari, l’inserimento nel territorio, la spinta all’autonomia dei richiedenti asilo fin dal loro primo arrivo e la stessa assenza di misure di limitazione della libertà delle persone accolte dovrebbero essere considerate da qualunque orientamento politico dei valori da custodire e non delle scelte da contrastare” ha detto in un intervento molto applaudito Franco Balzi, del coordinamento nazionale di Recosol.
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Quel Manifesto, a un anno di distanza, potrebbe sembrare anacronistico poiché tanto è stato fatto per far passare il messaggio che accogliere i migranti significa introdurre violenza e pericoli. Del resto questo è il tempo in cui abbiamo assistito alla morte di Satnam Singh, deceduto per essere stato abbandonato senza soccorso dal suo caporale tra le campagne dell’Agro pontino, e alla morte di Said Malkoun, 47 anni, di origini algerine, ucciso a Viareggio dalla donna che poche ore prima aveva rapinato. Esempi ed esiti di una politica e di clima sociale inquietanti e sempre più diffusi. Dopo oltre un anno da quell’incontro e con un bilancio drammaticamente preoccupante dei naufragi in mare, il Manifesto delle Città Accoglienti è stato rilanciato dal festival Sabir che si è recentemente svolto a Roma. L’obiettivo dei promotori rimane invariato: riuscire a coinvolgere più amministrazioni possibili, trasformare così un manifesto in una buona pratica diffusa. Una sfida difficile, sicuramente più difficile di un anno fa ma indispensabile se si vuole provare a dimostrare che un’altra visione non solo è possibile ma è necessaria e già esiste. Sono ancora molti i comuni che, malgrado tutto, svolgono un gran lavoro di accoglienza solidale, intervenendo con servizi che riguardano casa, assistenza, formazione e ascolto. Da qui bisogna partire.
[Roberta Ferruti, Recosol]
Manifesto delle Città Accoglienti
L’immigrazione è da molti anni uno dei temi più presenti nel dibattito pubblico e caratterizza fortemente le dinamiche politiche a livello nazionale, comunitario e globale.
Allo stesso tempo, è un fenomeno che troppo spesso viene rappresentato in modo distorto, secondo le regole di una rappresentazione mediatica e politica superficiale ed allarmistica, quando non apertamente razzista, che raramente discute i termini reali del fenomeno migratorio, sfruttando invece l’enorme potenziale di presa sull’opinione pubblica.
La forte politicità del tema ha prodotto una legislazione instabile, continuamente soggetta a revisioni che vanno sempre più verso la compressione e la lesione dei diritti delle persone straniere, senza alcuna attenzione alle esperienze e alle difficoltà dei territori. Negli ultimi vent’anni, le soluzioni politiche individuate non hanno risolto nessuna delle criticità legate al fenomeno migratorio, né sono state valorizzate le esperienze positive di integrazione e costruzione di coesione sociale, mancando sia una strategia che una programmazione degli interventi normativi. Tutte le sedi di consultazione sociale previste dalle leggi sono state sistematicamente evitate e l’intera gestione del fenomeno è stata consegnata di fatto nelle mani esclusive del Ministero dell’Interno e dei suoi uffici periferici.
Chi ha speculato sulle persone di origine straniera, indicandole come capro espiatorio di ogni problema della società, è riuscito a imporre la propria visione, culturale prima ancora che politica. Questo è avvenuto non perché la maggioranza delle persone sia realmente convinta da quella visione, ma perché in questi anni gli imprenditori politici del razzismo non hanno di fatto avuto avversari; per riaffermare i principi della Costituzione e del diritto internazionale e per essere all’altezza delle sfide ma anche delle grandissime opportunità che i flussi migratori portano con sé, è necessario costruire un soggetto unitario e radicato sui territori che investa sul terreno politico e culturale dei diritti, dell’inclusione sociale e dell’accoglienza come dovere etico e come motore di sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese.
Per queste ragioni noi sindaci di città piccole e grandi, che da anni affrontiamo i problemi concreti delle comunità locali e delle persone, spesso controcorrente, pensiamo sia necessario e urgente costruire un’alleanza di città e territori che metta l’immigrazione al centro delle politiche di welfare.
Rispondendo all’appello delle organizzazioni aderenti al Tavolo Asilo e Immigrazione, la coalizione più ampia della società civile impegnata nella tutela dei diritti di rifugiati e migranti, enunciamo nelle nostre città e in tutto il Paese i seguenti principi che ci impegniamo a promuovere e diffondere.
1.
Ci impegniamo a promuovere l’uguaglianza sostanziale sul territorio di nostra competenza tra le persone di origine straniera e quelle italiane, contrastando ogni forma di discriminazione e rimuovendo gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di questo obiettivo. In particolare, ci impegniamo a costruire forme di collaborazione con le organizzazioni della società civile, laiche e religiose, presenti nei territori e a favorire il protagonismo di rifugiati e migranti promuovendo ogni forma utile di loro partecipazione pubblica.
2.
Ci impegniamo a promuovere a livello nazionale ed Europeo, una legislazione giusta ed efficace in materia di diritto d’asilo, in coerenza con l’art. 10 della nostra Costituzione, con la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, dando concretezza ai valori di solidarietà, libertà e giustizia affermati nel Trattato dell’Unione Europea e nella Carta dei Diritti dell’Unione Europea. In particolare, intendiamo contrastare le politiche di esternalizzazione del diritto d’asilo, di confinamento dei rifugiati in paesi terzi e la criminalizzazione delle ONG che fanno soccorso. Chiediamo al Governo italiano e alle istituzioni europee di adoperarsi affinché venga sempre garantito il diritto di chiedere asilo alle frontiere esterne ed interne dell’Unione, cessino i respingimenti illegali e ogni forma di violenza e venga istituita una missione europea di salvataggio nel Mediterraneo.
3.
Ci impegniamo ad agire, ognuno per la propria parte, per superare la frammentazione e l’approccio emergenziale attuale, chiudere i CAS e analoghe strutture ghettizzanti che producono disagio sociale, definendo una riforma normativa dell’attuale sistema SAI che abbia l’obiettivo di creare un effettivo sistema unico nazionale di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione gestito dagli Enti Locali quale parte integrante del sistema dei servizi alla persona erogati nel territorio, in stretta collaborazione con le associazioni di tutela. Fin da ora occorre prevedere una programmazione ordinaria degli interventi di accoglienza fondata su un’analisi puntuale dei bisogni di accoglienza a livello territoriale, a partire dall’applicazione dell’art. 16 del d.lgs. 142/2015. A garanzia e tutela del sistema, ci impegniamo a promuovere la costituzione di un ente nazionale per il diritto di asilo, la cui terzietà ed indipendenza è da considerarsi fattore centrale nella governance del sistema, e la creazione di un registro nazionale degli enti di tutela che partecipano al sistema.
4.
Riteniamo che vada superata la logica dello scambio utilitaristico nella gestione dei servizi di accoglienza, sostituendola con una progettazione condivisa tra Enti Locali ed Enti del Terzo Settore. La gestione dei servizi di accoglienza deve diventare parte integrante del welfare nazionale, regionale e locale, attraendola nell’alveo della legge 328/2000. Operando nell’ottica indicata, verranno garantiti principi basilari del nostro ordinamento giuridico, quali la trasparenza della pubblica amministrazione e il controllo gestionale ma verranno altresì valorizzate le professionalità già presenti nel sistema SAI, che sono diventate nel tempo una risorsa per i territori e le comunità accoglienti.
5.
Intendiamo favorire l’accoglienza in famiglia quale forma di accoglienza non più marginale ma integrata all’interno del SAI, consapevoli che le famiglie rappresentano uno dei luoghi privilegiati dei processi di inclusione sociale e culturale.
6.
Riteniamo che vada accresciuta l’attenzione alle categorie vulnerabili, a partire dai minori stranieri non accompagnati. La legge 47/2017 deve essere effettivamente implementata e applicata in tutte le sue parti ed in particolare le disposizioni relative all’accoglienza e alla tutela dei diritti dei minori.
7.
Intendiamo adoperarci per realizzare un’effettiva presa in carico dei migranti che sono stati oggetto, nel paese di origine o nei paesi di transito, di torture ed efferate violenze, supportando l’attivazione dei servizi di riabilitazione che la norma primaria e le Linee Guida del 2017 del Ministero della Salute prevedono, ma che sono rimaste in gran parte disapplicate
8.
Ci impegniamo a promuovere l’introduzione di una normativa che istituisca procedure di ingresso protette per coloro che dall’estero intendono, in ragione della loro condizione di pericolo, chiedere asilo in Italia evitando che le persone siano di fatto costrette ad effettuare viaggi pericolosi o ad affidarsi alle organizzazioni di trafficanti, oggi purtroppo quasi unico canale a cui potersi rivolgere da parte dei rifugiati.
9.
Ci impegniamo a promuovere in ogni sede una profonda riforma della iniqua e irrazionale normativa vigente sugli ingressi per lavoro, che produce irregolarità e alimenta il traffico internazionale degli esseri umani prevedendo una nuova normativa che renda realmente accessibili procedure di ingresso regolare per lavoro, ricerca di lavoro e studio.
10.
Ci impegniamo a promuovere, in tutte le sedi opportune, la nascita di una nuova politica dell’Unione Europea per le migrazioni diverse dall’asilo, che non sia più improntata alla logica della paura e della chiusura ma che miri a dotarsi di programmi e strumenti che permettano un ingresso regolare nell’UE incrementando le possibilità per i lavoratori di circolare e vivere in diversi stati dell’Unione.
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