di Rotafixa
Il titolo di questo articolo (“Non disturbate il conducente”. Ciclabilità alla romana) è la risposta che mi sono infine dato – dopo oltre un decennio di impegno totale per la rinascita della bicicletta e poi del suo uso in Italia – al misterioso perché dell’inerzia di questo paese nello sviluppo di una ciclabilità moderna, o anche solo ciclabilità senza aggettivi.
Sono convinto, fin dall’inizio e poi sempre più con il passare del tempo, che l’ostacolo numero uno sia la cultura dominante in strada: quella automobilistica, nella versione italiana del “faccio come voglio”. Ho voluto indicarlo iconograficamente, andando a fare qualche foto ad alcune ciclabili romane. Vedrete che ogni cosa è stata realizzata per levarsi le biciclette di torno. Una premessa: chi progetta le (rare) ciclabili romane è anch’esso intriso della cultura stradale dominante, ed è di conseguenza ignaro di ciò che avviene nel resto del mondo. Il risultato è che quelle poche corsie riservate sono o fuori dai percorsi cittadini o collaterali, sul marciapiedi, in un altrove che plasticamente identifica il problema: il ciclismo urbano non è una soluzione ma un fastidio che purtroppo va ogni tanto accontentato a causa di quei rompicoglioni dei ciclisti e soprattutto per ottenere qualche fondo europeo da destinare però ad altro. Quindi tutto ciò che viene fatto obbedisce alla regola aurea che recita in sintesi così: le biciclette fuori dai piedi, ovvero non disturbino le automobili. Di seguito qualche esempio di percorsi ciclabili fuori dalla storia ma perfettamente rispondenti alla regola italiana.
Ciclabile dell’Olimpico
Simpatico innesto tra quella sopra e la ciclabile del Tevere (soggetta ad allagamenti per circa metà dell’anno)
Ciclabile dell’Olimpico
Simpatico innesto tra quella sopra e la ciclabile del Tevere (soggetta ad allagamenti per circa metà dell’anno)
La migliore (e la prima) ciclabile romana, a Prati. Devo dire che è utile, anche se poco manutenuta.
Ancora la prestig.sa ciclabile della Colombo. Notare la barriera protettiva, per evitare l’esercizio dell’onnipotente diritto automobilistico di passare o sostare ovunque.
La prest.sa cicl. Colombo offre momenti di svago offroad.
Isola rialzata, sfruttata per non dare troppo fastidio alle macchine. Che però sembrano nervosette ugualmente visto le ammaccature ai dissuasori.
Poco prima, davanti all’ingresso della Fao (Onu) un comodo parcheggio riservato.
Ciclabile dell’Auditorium. In massima parte anche questa sul marciapiede.
Questo a Garbatella è un capolavoro che merita un racconto a parte. In seguito a molte insistenze tra cui la realizzazione dimostrativa di una ciclabile abusiva, e solo dopo che l’azienda di trasporto pubblico romana rinuncia a far passare un autobus dal nuovissimo ponte, gli attivisti locali riescono a far inserire una ciclabile sui due lati. Ma inizia e finisce a 40 metri dagli incroci (leggasi: “non vogliamo prenderci responsabilità”), quindi secondo le norme o nasci lì dentro con tutta la bici, o ti ci paracaduti oppure non la potresti raggiungere. Dalla foto che segue si vede meglio.
Il dischetto blu sulla destra, dopo i segnali di limite della velocità (endiadico, visto che in città la regola di base sarebbe 50 km/h) e di divieto di parcheggio sui due lati (anche questo direi superfluo, ma a Roma non si sa mai) indica l’inizio della corsia ciclabile.
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