Appunti sul 32 marzo e i giorni seguenti alla Place de la République di Parigi. Impressioni, riflessioni, intuizioni e sensazioni di un “15 maggista” spagnolo. Al di là di quali saranno nelle prossime settimane gli sviluppi della protesta transalpina (lunedì 11 aprile Place de la République è stata evacuata, le assemblee del movimento decideranno le nuove forme di protesta e di incontro), le notevoli risonanze tra quel che s’è messo in moto a distanza di tanto tempo in queste due piazze d’Europa comincia a raccontare qualcosa della possibile ribellione politica dei nostri anni. Un appello dalle piazze di Francia: questo movimento è anche il vostro, non è nato né morirà a Parigi. Organizzate la vostra #Nuit Debout
di Amador Fernández-Savater
Sono arrivato a Parigi alla vigilia della giornata dello sciopero e della manifestazione contro la “Loi Travail”, senza essere molto al corrente di quanto si stava preparando in Francia. Quasi mio malgrado, poiché avevo immaginato un altro tipo di viaggio, a partire dal 31 mi sono visto sommerso in una corrente di manifestazioni, occupazioni di piazze e assemblee. Quello che qui si può leggere sono solo alcune note e appunti, presi il più delle volte dalle conversazioni con amici francesi e spagnoli che ho incontrato. È semplicemente il resoconto di alcune impressioni, intuizioni e sensazioni di un partecipante al 15M spagnolo nella “primavera francese (?)”.
31 marzo (mattina)
A Parigi, gigantesca manifestazione contro la “Loi travail”: un riforma del lavoro precarizzante, diretta soprattutto verso i più giovani.
Questa mattina c’è stato lo sciopero con diverse concentrazioni importanti (nei trasporti, nella scuola, nell’Università ecc) e nel pomeriggio si svolge la “manif”. A quel che mi raccontano gli amici francesi, il motivo concreto è che in nome della “flessibilità”, la legge aggrava la precarizzazione del lavoro, ma sullo sfondo c’è una grande rabbia generale contro il Partito Socialista che accumula già tanti disastri e un desiderio molto forte che “accada qualcosa”.
Conosciamo solo il punto di partenza M.Astier e B. Binctin
Si pensa di provare a realizzare, al termine della manifestazione in piazza della République, una acampada [accampamento] “alla spagnola”, come dicono gli stessi organizzatori, malgrado il tempo (molto freddo, molta pioggia, molto vento) sia molto avverso all’iniziativa. Altre persone puntano direttamente a tentare l’occupazione degli edifici dove abita il potere politico (la sede del Partito Socialista, ecc.) per trincerarsi all’interno. Vedremo fino a che punto si arriverà. On-y-va!
1 aprile
(o meglio, “32 marzo”, nel gioco di date convenute dagli abitanti della place de la République).
Ieri, nel tentativo di acampe alla République, si è aggiunta sempre più gente e a mezzanotte il centro della piazza era pieno, malgrado il cattivo tempo.
C’era un concerto dell’orchestra del sindacato CGT (un amico anarchico mi ha detto: “Sono della CGT, però sono molto bravi” e…in effetti!). Ci sono anche posti dove si può mangiare, alcuni collettivi offrono i loro testi, c’è un’infermeria, ci sono gruppi che, passandosi un piccolo microfono sotto teli improvvisati, cercano di discutere su come proseguire, ecc.
Prima del concerto, Fredric Lordon, un intellettuale ed economista che io conosco solo come interprete di Spinoza ma che qui per molte persone è un importante punto di riferimento, fa un discorso molto acceso in cui sottolinea soprattutto, come una novità, il “senso del comune” del movimento (invece della tipica dispersione corporativista) e il suo carattere affermativo, non solamente rivendicativo.
Vedo soprattutto gente molto giovane e senza troppi simboli identificativi (bandiere ecc.). Un ambiente molto diverso da quello che ho vissuto nel frammento della manifestazione dove sono passato, molto sindacalizzata e prevedibile. Tra gli amici spagnoli, ritrovati per caso, si discute se l’ambiente è di festa, di lotta o di entrambe le cose assieme. In ogni caso, siamo d’accordo: senza un po’ di festa e di calore umano sarebbe impossibile sopportare questo cattivo tempo.
Ascoltando come posso (ho poca dimestichezza con la lingua) nei diversi gruppi che discutono su come continuare il movimento, mi sorprendono, mi fanno molta tenerezza e allo stesso tempo mi fanno piacere, i continui riferimenti al 15M. Qualcuno si chiede: “Però, come hanno fatto?”. Un altro risponde: “È stato così”. Un’altra replica: “No, no, è stato così”. Mi ricorda soprattutto la relazione che avevamo stabilito tra Puerta del Sol e Piazza Tahrir: non sapevamo esattamente cos’era successo, però Tahrir funzionava da esempio, un riferimento per ispirarsi.
Un altro dettaglio che trovo curioso è che il tentativo dell’accampamento viene da un gruppo di persone (“Convergence des luttes“ Convergenza delle lotte) che, secondo quanto essi stessi spiegano nei loro testi, hanno cominciato a riunirsi a seguito del film Merci, patron di François Ruffin, un giornalista che dirige la rivista Fakir, una sorta di Michael Moore alla francese. Gli amici con cui parlo hanno molte riserve critiche sul film, che tratta soprattutto delle condizioni di lavoro nel settore tessile del nord della Francia, ma concordano sul fatto che ha senza dubbio generato una discussione dinamica e un incontro molto interessante. Anche in questo caso l’azione politica arriva dai luoghi più inaspettati: inaspettati soprattutto per i militanti politici stessi!
Vengo a sapere che la polizia (molto discreta questo primo pomeriggio alla République) ha sgomberato il centinaio di persone che hanno trascorso la notte in piazza. Ci si chiama a raccolta di nuovo per il giorno dopo. Tutto questo, mi suona non so di cosa …
2 aprile (33 marzo)
Seconda notte alla République. Quando arrivo di pomeriggio, direi che ci sono un migliaio di persone. Rapidamente, si organizzano diversi gruppi: “assemblee cittadine”, “logistica”, “animazione”, “azione”, “comunicazione”, “accoglienza”.
La notte prima c’era un’atmosfera di festa, ma adesso vedo chiaramente un’atmosfera di lavoro molto determinata. Nei gruppi, le questioni si ripetono: azioni da intraprendere per estendere il movimento, precauzioni da prendere di fronte a un altro possibile sgombero da parte della polizia. Voci che parlano di azione, voci che sono più sensibili alla paura.
Sembra che il collettivo “Convergence des luttes” che ha organizzato la prima giornata, si sia sciolto nella marea di quanto sta accadendo.
Nei gruppi si parla molto di “andare nella banlieue”, di rompere il confine tra il centro e la periferia, tra gli studenti precari e i giovani esclusi. Però, come? Non ci sono idee chiare in merito …ancora.
Il riferimento al 15M è costante. Alla radio sento parlare della Place de la République come “la Puerta del Sol parigina”, nei gruppi si menziona il 15M, nelle assemblee si copia la coreografia dei gesti con le mani, ecc. Per me è qualcosa di sorprendente, perché per molto tempo ho pensato (in modo superficiale) che in Francia non si era provato interesse per il 15M. Adesso però penso che forse non è importato troppo ai grandi intellettuali critici e ai gruppi radicali (probabilmente perché non si adattava ai precedenti modelli di radicalità, perché proponeva una nuova immagine della radicalità). Sembra però che sia interessato e che interessi a molti giovani e alla gente comune. Credo che per loro è la dimostrazione concreta che un movimento di massa e democratico è possibile, un movimento di massa e radicale allo stesso tempo.
In ogni caso, il gruppo di noi spagnoli che abbiamo girato per la piazza ci siamo chiesti quale sia l’utilità di pensare tutto il tempo al 15M. Perché continuiamo a confrontare i due movimenti e questo magari non è utile per individuare le potenzialità specifiche di quanto sta accadendo. Naturalmente, è chiaro che nel 15M ci sono chiavi di ispirazione per organizzare l’azione (l’inclusività, il valore dell’uguaglianza, la distanza verso le identità chiuse…). Ma, come si trasmettono? Non c’è modello né esistono istruzioni che valgono.
Appare improvvisamente Doménico de Siena (che conosco da Madrid e che non sapevo vivesse a Parigi), che sta facendo riprese in streaming nella piazza; gli chiediamo se c’è un uso intenso della rete così come si faceva in Spagna. Doménico ritiene che non c’è e che sarebbe un modo per diffondere lo spirito delle piazze, passando attraverso il silenzio dei media tradizionali (anziché solamente lamentarsi di questo silenzio). Doménico mi racconta che in Francia solitamente non si usa né whatsapp né telegram: si utilizza ancora l’ sms perché viene fornito gratis. Pablo Lapuente, un altro amico del 15M, adesso anche con Podemos París e che fin dal primo momento si è fatto in quattro nell’organizzazione della piazza, replica che, a loro modo, i francesi sì che stanno usando la rete e menziona l’hashtag #NuitDebout e altre invenzioni.
Ricordiamo, nelle divagazioni della conversazione, un punto di forza del 15M: la fiducia assoluta nel “siamo tutti”, vale a dire che “tutti” sentono e pensano allo stesso modo rispetto alla corruzione, alla crisi-imbroglio, all’assenza di democrazia, ecc. Da lì, l’importanza nel 15M di utilizzare parole comuni, immagini comuni. Non si trattava di creare coscienza o di attrarre, non era un calcolo di marketing politico ma bisognava cercare e rivolgersi agli altri che già sono la stessa cosa che noi. Com’era importante e che potenza esprimeva questa fiducia!
Quello che succede nella Place de la République, pone degli interrogativi al resto della società oppure siamo un’allegra bolla autorefenziale? Qualcuno racconta che sul posto di lavoro, sui mezzi di trasporto ecc., non sente parlare di ciò che succede nella piazza. Un’altra persona risponde che è ancora presto, che praticamente è il primo giorno. Pazienza, fiducia.
La polizia sgombera quelli che alle 6 del mattino si trovano ancora in piazza. C’è un nuovo appello a ritornare alla République stasera.
3 aprile (34 marzo)
Sulla terza notte alla République, solamente un whatsapp notturno da parte di Pablo Lafuente, tutto il giorno in prima linea.
“Oggi è stata una di quelle giornate pazzesche in cui non si riesce a trovare il tempo per rispondere a un messaggio. Sono stato molto impegnato nel lavoro delle commissioni, cosicché mi sono perso molte cose, il conversare con la gente, bere qualcosa in piazza, ecc.
Tuttavia, ho sentito qualcosa di molto potente, qui. Ha piovuto molto eppure c’erano molte persone: un’assemblea generale come quella di ieri e in queste condizioni meteorologiche è già una cosa sorprendente. Ho parlato molto con i miei compagni di commissione, nessuno aveva mai militato prima: nessuno. Tuttavia, da due giorni stanno lavorando come pazzi e quando ci prendiamo una pausa, discutono di politica con un impegno e una passione che mi sorprende.
Si nota che nel posto manca un luogo fisso dove fermarsi. Il fatto che ogni notte la polizia effettua uno sgombero, colpisce l’organizzazione; però c’è un’orchestra che suona con gente che balla attorno, la cucina funziona perfettamente, alcune persone hanno installato teloni fissati su legni per ripararci dalla pioggia. Uno dei miei compagni di commissione mi ha detto che non ha mai visto il popolo di Parigi così bello.
Forse sono ottimista perché ti scrivo dalla piazza, ti dirò poi quando sono a casa, con lo sguardo più distaccato che mette la distanza.”
Fuori dalla piazza, nel corso di altre conversazioni:
Tutte le persone con le quali parlo sono convinte che i movimenti come quello della République sono l’unico antidoto possibile contro l’ascesa del Front National (Fronte Nazionale). Vale a dire, solamente elaborando il malessere in chiave politica di emancipazione (collettiva, egualitaria, aperta e includente) si può contendere il terreno al Front National. La politicizzazione del malessere è il miglior antidoto contro la sua strumentalizzazione da parte di chi vuole trovare capri espiatori tra la gente de abajo.
La questione delle periferie è molto viva. A nessuno sfugge il fatto che la composizione della République (studenti, giovani, precari, ecc) rappresenta una parte molto ridotta della società francese. Nelle conversazioni, ripeto che l’angoscia per questa realtà non mi pare molto utile. Nemmeno alla Puerta del Sol c’erano immigrati o una nutrita partecipazione delle classi più popolari. E tuttavia, quando il 15M si è spostato nei quartieri, e soprattutto con la PAH, il movimento si è arricchito, includendo persone con percorsi di vita che erano stati assenti dalla piazza. Vale a dire: quello che mi sembra importante è l’impulso di apertura. Non penso che da un movimento si possa esigere un’inclusività assoluta già a partire dal primo momento. Mi sembra che l’importante sia continuare ad attualizzare ripetutamente questo impulso di apertura e di inclusività, tenere sempre presente che il mondo è più vasto di quello che ci circonda nell’immediato, volere e cercare l’espansione.
Mi raccontano che ci sono scuole e università occupate dagli studenti, che qui e là ci sono molte iniziative in corso, che si stanno preparando manifestazioni e presidi nelle province (sembra che Parigi già da tempo non sia l’avanguardia nell’azione politica francese). Forse la République bisogna vederla e pensarla solo come un punto in più in questa costellazione in movimento (o anche solo come un punto di partenza): non uno spazio unico o centrale, bensì una stella in più nel firmamento dell’azione indignata.
Fonte: El Diario articolo pubblicato con il titolo “Que nadie entre aquí si no está en revuelta”: apuntes desde la République” (eldiario.es utilizzza una licenza Creative Commons, la BY-SA (dettagli).
Un appello della Nuit Debout a sollevarsi in tutta Europa
Questo movimento non è nato né morirà a Parigi. Organizzate la vostra #Nuit Debout
Dal 31 marzo ci siamo trasferiti nella Place de la République di Parigi e in altre numerose piazze francesi.
Inizialmente la nostra mobilitazione si poneva come obiettivo la protesta contro la riforma del lavoro. Questa riforma non è un caso isolato: inscritta nella lista delle misure d’austerità subita dai nostri vicini europei, avrà gli stessi effetti del Jobs Act italiano o della riforma del lavoro spagnola: l’aumento dei licenziamenti, della precarietà, della diseguaglianza sociale e il rafforzamento degli interessi privati. Ci rifiutiamo di subire questa strategia d’attacco imposta, come è noto, in un contesto liberticida di Stato d’Urgenza.
I dibattiti che animano le assemblee di Place de la République dimostrano che l’esasperazione attuale va ben al di là della riforma del lavoro e si estende fino a mettere in discussione un sistema sociale e politico in crisi e all’ultimo stadio. Non saremo noi che piangeremo la sua fine.
Questo movimento non è nato né morirà a Parigi. Dalle primavere arabe ai movimenti del 15M, da Piazza Tahrir al Parco di Gezi, Place de la République e i numerosi altri luoghi occupati stasera in Francia, sono il riflesso della stessa rabbia, delle stesse speranze e della stessa convinzione: la necessità di una nuova società dove democrazia, dignità e libertà non siano parole vuote.
Le testimonianze di sostegno che riceviamo dall’estero ci scaldano il cuore e rafforzano la nostra determinazione. Questo movimento è anche il vostro. Non ha limiti né frontiere ed appartiene a tutti quelli che vogliano esserne parte. Siamo migliaia, possiamo essere milioni, insieme, in piedi e attivi. Solleviamoci insieme.
Il #40 marzo organizzate la vostra #NuitDebout
@NuitDebout
Facebook: https://www.facebook.com/NuitDebout/
Tumblr: https://nuitdebout.tumblr.com/
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