È stato importante mettere insieme esperienze di accoglienza dal nord a sud. È stato importante dare spazio a racconti di amministratori locali e operatori che ogni giorno costruiscono con grande fatica legami comunitari. È forte la sensazione di vivere in una bolla. Abbiamo bisogno di gridare, di prenderci per mano, di rompere insieme quella bolla con linguaggi e segni diversi. Appunti dalla due giorni per il ventennale di Recosol
“Le culture non sono gabbie.
Lasciamo che i migranti scelgano la loro vita,
non inchiodiamoli alle loro identità…”
(Marco Aime, incontro per il ventennale di Recosol)
Se si dovesse scegliere una sola immagine nella due giorni di incontri per il ventennale di Recosol sicuramente sarebbe quella di una ragazzina – Anna Assunta Lombardi – tredicenne di Almese (Torino) che alza le sue mani per tracciare nell’aria dei segni, incomprensibili per i più, ma un’ancora di salvezza per Sokoma Souaré che si affaccia in un mondo senza suoni. Sono due ragazze adolescenti che si sono incontrare in una scuola di Avigliana, stessa età ma con una differenza, Sokoma arrivata dal Mali con un corridoio umanitario ha un problema di udito in seguito a una meningite non curata. Per strappare Sokoma dal silenzio e dall’isolamento Anna ha imparato da autodidatta la lingua dei segni. Hanno avuto la fortuna di avere degli insegnanti attenti e di grande sensibilità (a cominciare dalla professoressa di lettere Lilly Risiglione). Il riconoscimento “Alfieri della Repubblica” è arrivato con un invito dal Quirinale dove il presidente Sergio Mattarella ha potuto conoscerle e premiarle. “Ricevevo telefonate da numero anonimo, pensavo fosse il solito call center – ha raccontato la professoressa – non rispondevo…”. La loro storia di amicizia è stata raccontata sabato 17 giugno a Casa Frisco, a Carmagnola: sotto il tendone la concentrazione faticava per il caldo, poi quei segni tracciati nell’aria e la complicità di Sokoma e Anna hanno aperto a tutti mondi nuovi.
Gli incontri di Recosol erano iniziati dal giorno prima, venerdì, con una conferenza sul clima di Luca Mercalli. A fare da sfondo ai temi previsti dal programma c’erano convitati di pietra: le scelte del governo, la strage in Grecia, oltre seicento morti e pochissima attenzione dai media. Solo l’Unità, proprio quel giorno, aveva fatto uscire un numero speciale con interventi dedicati e un titolo: Si, Assassinati. Poi c’era la morte del bimbo di cinque anni schiacciato da una Lamborghini, una morte che aveva svelato un mondo orribile fatto di adolescenti youtuber capaci di far soldi con un niente. Un milione e mezzo di contatti. Luca Mercalli ammette di aver avuto una botta di depressione: anni di studi di impegno per raccontare lo stato di salute del nostro Pianeta Terra e in confronto i suoi video al massimo ricevono 60mila like. Tutto passa. Nonostante la sala gremita si sentiva l’inutilità del “fare” incontri.
È stato importante mettere insieme esperienze di progetti di accoglienza dal nord a sud. È stato importante dare spazio a racconti di amministratori locali e operatori che parlavano di comunità e perché no anche di fatica, dal Veneto alla Sardegna, dalla Sicilia al Piemonte alla Calabria al Lazio alla Toscana. Che altro si può fare se non continuare a fare “rete” intrecciare come proponeva il manifesto della quinta edizione dell’evento organizzato dall’associazione Karmadonne. Che altro si può fare se non ascoltare testimonianze come quella di due sacerdoti che vivono in trincea, Luigi Chiampo con il Rifugio Massi a Oulx dove ogni giorno passato decine e decine di persone, spesso provenienti dalla rotta balcanica. E Massimo Biancalani, con la sua energia e testardaggine nel mantenere aperta, a Pistoia, la parrocchia per chi non ha un riparo, per i ragazzi che sono usciti dai progetti e non sanno dove andare. “I miei parrocchiani da qualche tempo vanno altrove, dicono che la chiesa puzza. Non so da quanto tempo non celebro un matrimonio, i battesimi pochissimi come le comunioni”. In pratica è in atto un’emarginazione.
Racconti, parole, dove ora uno, ora l’altro si trasmetteva un pezzo di vita, fra fragilità, dolori ma anche cose belle. Veniva spontaneo aggrapparsi. Abbiamo bisogno tutti di ricaricarci. Ma diventa anche importante sempre più importante mettersi a fare rumore. Il ventennale di Recosol è servito anche a questo. Perché la sensazione è quella di essere in una bolla. Per questo l’immagine che hanno trasmesso Sokoma e Anna Assunta unite con il linguaggio dei segni è andato a colpire in profondità.
APPUNTAMENTI: 20 GIUGNO, MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Promuovere una manifestazione nazionale sui temi dell’accoglienza e della libertà di migrare significa capovolgere la narrazione dominante. Promuoverla come forte momento per la costruzione di una cultura della pace significa coltivare pensiero critico. Promuoverla in un piccolo comune della Piana di Gioia Tauro vuol dire avere il coraggio di guardare il mondo con occhi nuovi. Recosol promuove una manifestazione il 20 giugno a Cinquefrondi, “pace come antidoto alle migrazioni forzate”:
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