Chi usa la bici in città e altrove non crea problemi, né agli altri né all’ambiente, eppure la vecchia “specie” degli automobilisti, i Neanderthal contemporanei, lo indica impunemente come “pericoloso”. Capita in modo frequente quanto intollerabile, invece, che chi va in bici, il Sapiens contemporaneo, venga ucciso in strada dai Neanderthal, la specie destinata ad essere soppiantata. I suoi esponenti rifiutano in modo assoluto di assumersi le responsabilità degli omicidi, favoriti dal fatto che detengono – per ora – il monopolio intossicato della narrazione. Non durerà, perché la specie Sapiens, per quanto viva in ambiente ostile, prolifica e aumenta di numero al netto degli “incidenti” provocati dai Neanderthal, che invece sono soliti uccidersi anche tra loro con vere e proprie stragi. Quel che sta cambiando è che i Sapiens ora dicono che la misura è colma, ne hanno abbastanza. Il tempo di un cambiamento vero nelle relazioni tra le specie è sempre più vicino
di RotaFixa
E’ fatto noto in antropologia che le condizioni ostili stimolino – soprattutto nella specie umana – una reazione: “come posso evitare/superare/sconfiggere questo guaio che ho di fronte?”. Il nostro modo forte ed estremamente flessibile di reagire all’ambiente ostile ci ha fatto diventare il vertice assoluto delle specie animali su questo pianeta, per il momento. Ciò non è dibattibile: è assodato.
Trasportato nell’istante, trovo che chi si muova in bicicletta oggi in ambiente urbano sia nella migliore posizione per rivendicare il primato della specie – urbana – sottoposta alle massime pressioni dall’ambiente circostante e che stia dunque sviluppando, al netto delle perdite, una incredibile resistenza/resilienza/reazione a un ambiente profondamente ostile, praticando nuove tecniche di sopravvivenza che riesce a trasmettere al resto della tribù con una notevole efficienza: cosa che lo sta portando al vertice dei Primati urbani contemporanei. Qualche appunto per far capire meglio cosa intendo per specie sottoposta alle massime pressioni:
– chi usa la bici in ambiente urbano e altrove non danneggia seriamente nessuno, non occupa spazio vitale, è genericamente – e generalmente, tranne casi sporadici ma sempre possibili – inoffensivo. Di conseguenza fa bene all’ambiente circostante, per semplice sottrazione di problematiche;
– malgrado ciò è indicato come pericoloso (dalla specie che sta per soppiantare);
– spesso viene ucciso dalla specie che sta per soppiantare: o meglio, se muore in strada è perché è stato ucciso dalla specie che sta per soppiantare;
– la vecchia specie, che definirei Neanderthal contemporaneo, trova ogni scusa per addossare alla nuova specie la colpa della morte dei membri di quest’ultima;
– ancora per il momento la narrazione di ciò che accade è in mano ai Neanderthal, quindi intossicata a causa di un punto di vista non oggettivo -ancorché in via di estinzione-: da qui una certa confusione su cosa realmente causi le morti in strada;
– in tutto ciò la specie nuova, il Sapiens contemporaneo, prolifica anche se in ambiente ostile e aumenta di numero, sempre al netto delle perdite (comunque immensamente inferiori a quelle tra i Neanderthal, che tendono a uccidersi tra loro. Cosa che non capita mai tra i Sapiens)
– e non solo la specie nuova prolifica al suo interno, ma attrae anche nuovi Primati momentaneamente indecisi su che strada evolutiva prendere.
Lungo questa linea evolutiva, al pari di quelle precedenti, ci sono morti e feriti, lutti, dolori, dolori fisici a volte senza soluzione e che ci si trascina per il resto dell’esistenza. Tralascio i dettagli dell’impatto socioeconomico.
Un modo per dire che il Sapiens contemporaneo si comincia davvero a rompere i coglioni dei Neanderthal contemporanei è mostrarlo direttamente organizzando proteste in strada: per esempio a Milano lunedì 10 luglio, i dettagli qui.
Menelao dice
Da appartenente alle due presunte versioni della specie (sono sia autobilista che ciclista) mi permetterei di suggerire un approccio meno frontale alla questione. La specie umana è capace di essere Neanderthal anche quando si muove su due ruote, seppur tale condotta provoca danni infinitamente minori di quelli che puo’ fare quando è alla guida di un’automobile. Direi quindi che un nuovo e miglior punto di equilibrio della specie possa essere costruito solo attraverso un dialogo proficuo tra i Sapiens. Siano essi circolanti su 4 o 2 ruote.
Massi dice
Ma che utilità ha il suo commento? Un invito alla moderazione? Non ha capito che muore un ciclista al giorno in questo paese? e muore sempre schiacciato, spappolato, con le ossa tritate e in strada c’è ancora chi sgomma, chi ti minaccia accelerando verso di te. Il testo spiega efficacemente che per chi v in bici la misura è colma e lei ribatte con “fate i buoni su..”. Lo dica a chi guida col cellulare.
Sergio dice
È la prima volta che leggo un articolo su comune.it che sento tanto distante. Confonde a mio avviso almeno due piani. Il primo, quello dell’educazione stradale, del rispetto delle regole e del codice della strada. Per quello che vedo tutti i giorni credo che tutti (quando siamo pedoni, quando siamo ciclisti, quando siamo automobilisti) dobbiamo semplicemente rispettare le regole (servono informazione, formazione, scelte politiche delle istituzioni). Il secondo è quello della scelta del mezzo di locomozione e questo dipende da tante variabili (distanza, fretta, pigrizia, abitudine, disabilità, denaro, scelte personali e politiche). Qui servono informazione, formazione, scelte politiche delle istituzioni. Dividere le persone in sapiens e neanderthal è una provocazione, un invito a pensare, a informarsi, a fare scelte consapevoli? Facciamo che era questa l’intenzione, anche se non sembra. Sembra più uno sfogo, forse, di una persona esasperata. L’esasperazione porta a visioni assolute, a dividere il mondo in buoni e cattivi o, peggio, in superiori ed inferiori come rischia di far pensare questo articolo. Personalmente, da pedone sono stato investito da un automobilista distratto che si è fermato e da ciclista sono stato quasi sbattuto a terra da un altro ciclista che mi ha tagliato la strada e non si è fermato anche se richiamato da un automobilista e da un pedone che si erano fermati. Vedo quotidianamente ciclisti che pedalano senza rispettare regole (stop, precedenze, piste ciclabili, sorpassi a destra, etc) come vedo pedoni attraversare fuori dalle strisce pedonali o con il semaforo rosso, automobilisti non rispettare limiti di velocità, distanze di sicurezza, aree di parcheggio. C’è bisogno di educazione, quindi, e non trovo educazione nel dividere le persone in sapiens o neanderthal.
Fiorella Palomba dice
Questa volta non sono d’accordo e osservo che non sono la sola.
Oltre la dittatura delle automobili, dobbiamo subire quelle delle biciclette.
Perché dico questo? Perché i ciclisti, pur avendo piste ciclabili, spesso parallele a quelle pedonali, le invadono senza pudore. Questo avviene a Bologna come a Berlino (ho visto con i miei occhi).
Noi umani possediamo un magnifico mezzo di locomozione, le gambe, che hanno la bellezza e il potere di farti gustare i luoghi che vedi e di darti grande consapevolezza del territorio che con esse calchi. Personalmente è il mezzo che più uso, a rischio delle due dittature di cui sopra.
Desidero ricordare, per chi non la conoscesse e non avesse letto il poderoso reportage, la stupenda impresa di Paolo Rumiz
https://www.libripdf.com/appia-paolo-rumiz/
C’è poi chi calca a piedi l’Italia per raccogliere fondi.
http://blogdiviaggi.com/blog/2016/01/03/un-viaggio-a-piedi-per-regalare-sorrisi-e-raccogliere-fondi-in-nome-di-marta/