Come vedono i bambini il mondo degli adulti e come gli adulti immaginano la città dei bambini? In che modo bambini e adulti possono costruire insieme comunità migliori, senza discriminazioni e violenze? Un documentario, un libro, un corso indagano a modo loro questi temi, decostruiscono stereotipi, offrono qualche risposta ma anche nuove domande
di Marzia Coronati
“Prima il baule spinge, spinge, spinge e non ce la fa, ma poi quando tocca alla persona parlare si apre, perchè non ce la fa più”. Così una delle bambine protagoniste del documentario Elementare descrive le sue sensazioni quando fa teatro. Elementare è un film a cura di Franco Lorenzoni, realizzato con un ciclo elementare della scuola dove Lorenzoni insegna. Il lavoro fotografa le numerose ricerche fatte in cinque anni di scuola, dall’arte all’astronomia, passando per il teatro, il disegno, la filosofia e la geografia. Ogni attività proposta dal maestro è mirata a indagare un fenomeno o analizzare un fatto, lasciando che i bambini giungano alle loro tesi e conclusioni attraverso l’osservazione e la pratica.
“I pensieri infantili sono sottili – dice Lorenzoni – a volte sono così affilati da penetrare nei luoghi più impervi arrivando a cogliere in un istante l’essenza di cose e relazioni. Ma sono fragili e volatili, si perdono nel loro farsi e non tornano mai indietro”. Sulla fragilità e la profondità del pensiero dei bambini ragiona anche Zero Violenza, un’associazione e un portale d’informazione che da anni ormai lavora sulle questioni di genere. In queste settimane Zero Violenza sta portando avanti un corso dal titolo “La città dei bambini nella mente degli adulti. Differenze e integrazione”. Il progetto si svolge in quattro istituti delle periferie romane ed è realizzato grazie al contributo di due psicoanaliste, Geni Valle e Simona di Segni, e una giornalista, Loredana Lipperini. Rivolto ad adulti e insegnanti, il corso mira a decostruire gli stereotipi, partendo dal ruolo dell’ambiente familiare e scolastico. “La costruzione degli stereotipi può essere alla base di episodi di violenza – spiega Monica Pepe, responsabile del progetto – e non permette un’analisi attenta della propria identità”.
“Sulle questioni di genere e sul modo di affrontarle nelle scuole in Italia siamo ancora indietro – spiega Loredana Lipperini – per esempio ancora non abbiamo assistito a un fenomeno interessante che avviene soprattutto nel mondo anglosassone, in cui nelle scuole si è smesso di proporre libri o solo per bambini o solo per bambine, distinti per colori e contenuti. Un libro dovrebbe aprire un mondo, non chiuderlo”. Arrivato alla sua seconda edizione, il corso è nato dalla necessità di fare qualcosa di concreto nei confronti della prevenzione alla discriminazione e alla violenza, partendo dalla base della nostra società: la scuola.
A questi temi è dedicata l’ultima puntata di Terranave, trasmissione settimanale di Amisnet. Ospiti della puntata: Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice; Monica Pepe, associazione Zero Violenza.
Ascolta la puntata qui.
L’articolo della settimana: La scuola inizia dai piedi.
Terranave è trasmessa e diffusa da:
Radio Flash (Torino, 97.6) martedì 15 (replica martedì 20,00)
Radio Indygesta (Web Radio)
Radio Onda d’urto (Brescia, Cremona, Piacenza, 99.6) mercoledì 13,30
Basilicata Radio 2 (Potenza, 93.5) martedì 20,35
Radio Ciroma (Cosenza, 105.7) giovedì 17,00
Radio Onde Furlane (Udine, Pordenone e Gorizia, 90.0) sabato 17,30
Radio Beckwith (Torino, Cuneo, 87.8, 96.55) martedì 20,00 (in replica venerdì 7,00)
Radio Sonar (web radio) martedì 15,00
Radio Città Fujiko (Bologna, 103.1) lunedì 13,30
Radio Gold (Alessandria, 88.8, 89.1)
Radio Roarr (Web Radio) Mercoledì 18,00
Radio Booonzo (Web Radio) Venerdì 16,30
DA LEGGERE
Come ripensare il mondo a partire della scuola? Servono pensiero critico e spazi comuni
A questa teoria mi sono ispirato durante la mia carriera…!
Una scuola da sogno ..
Brava brava brava. parole sante e benedette. La scuola della meritocrazia e dell’invalsi è una scuola fallita, inutile, perversa. la scuola deve essere alternativa alla società, deve essere severa e accogliente, deve creare delle aperture non delle chiusure, delle domande aperte e non delle risposte chiuse.
La scuola dolce, la scuola del ve volemose bene, la scuola-mamma non serve a nulla. la scuola deve essere normativa, deve mettere all’impiedi, deve svuotare per poter ririempire. invece il voto ormai non è voto per aprire ma voto per etichettare. come se i giochi fossero già fatti. tu brutto e povero resterai bes a vita, povero mio, altro che scuola! zac!