Mi viene difficile pensare la speranza in un momento come questo. Il genocidio che stiamo avallando in Palestina significa che ogni orrore ormai è sdoganato, ogni cosa è possibile nel prossimo futuro.
A due cose penso quando ho bisogno di aggrapparmi alla speranza, due strade convergenti da percorrere. Una è quella del ritessere comunità di relazioni solidali, inclusive, in basso, ripartendo a discutere le sofferenze e le soluzioni con chi non ha mai fatto politica, con chi se ne è stancato, con chi è sfiduciata, non cercare l’unità di sigle e organizzazioni, “andare verso” invece che aspettare miracolosamente che “la gente” ci segua nelle nostre idee giuste e rivoluzionarie: nell’aprire questi percorsi (che guardano nel lunghissimo termine) stiamo sperimentando una cosa che credevamo perduta, l’entusiasmo di ritrovarci in buona compagnia, pur se sempre minoritari. L’altra strada è elaborare (anche a partire da questi spazi) idee e pratiche che possano attraversare questa tempesta, così che anche se noi – qui, oggi – saremo sconfitti, le nostre parole e i nostri strumenti potranno approdare a un domani più fertile dove germinare. In questo, la barchetta Comune è stata e continua ad essere fondamentale, accompagnando e legando tra loro in una trama globale le piccole esperienze locali e trovando la sintesi tra le parole che le accomunano.
[Francesco De Lellis]
Tutte le adesioni alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
inconfondibile, e pienamente condivisibile. come sempre. grazie, francesco!