I governi del mondo intero hanno oggi una duplice propensione, al furto e al fascismo. Alla corruzione che li ha invasi a poco a poco, si aggiunge ora la pericolosa inclinazione ad associare le rivendicazioni sociali con quelle nazionali nel quadro di uno schema emozionale patriottico. L’emozione viene acuita da presunte o reali minacce di un nemico che sta dentro e fuori il territorio nazionale ed esige un esercizio autoritario di esclusione. La corruzione non si risolve solo arrestando i funzionari cleptomani e sostituendoli, perché, in questo modo, resta in piedi il dispositivo permanente per il saccheggio, che incorpora strutturalmente corruzione e tendenze fasciste e rende certi settori della società complici dell’esclusione di altri. Solo se abbiamo il coraggio e la capacità di riconoscere il dispositivo, potremo smantellarlo ma le lotte convenzionali sono diventate obsolete. Dobbiamo cercare nuovi orizzonti
di Gustavo Esteva
Le lotte convenzionali sono diventate obsolete. Però non siamo riusciti a precisare a sufficienza ciò che è necessario lasciare indietro per creare opzioni adeguate.
Da tempo si usa la parola cleptocrazia, con cui si attribuisce a quelli che governano la propensione morbosa al furto che è propria dei cleptomani. È stata usata per denunciare e mostrare la disonestà di un gruppo di governo che è incline a rubare più che a governare. È utile ora esplorare una duplice ipotesi: che questa condizione è diventata globale ed è tendenzialmente fascista, che gli attuali governi del mondo intero hanno una duplice propensione, al furto e al fascismo. Alla corruzione che ha invaso a poco a poco tutte le strutture della società e il governo, si aggiunge ora la pericolosa inclinazione ad associare le rivendicazioni sociali con quelle nazionali nel quadro di uno schema unitario basato sull’emozione patriottica, acuita da presunte o reali minacce di un nemico che sta dentro e fuori il territorio nazionale ed esige un esercizio autoritario di esclusione.
A suo tempo è stata data una grande visibilità al modo in cui i beni pubblici di quella che fu l’Unione Sovietica passarono nelle mani di un piccolo gruppo di oligarchi – un tipo di transizione che noi messicani conosciamo bene fin dai tempi di Salinas. Si è parlato meno del modo in cui questa forma di privatizzazione è diventata un dispositivo permanente per il saccheggio.
Utilizzando il termine ‘dispositivo’, è utile fare riferimento a Foucault. Con questa parola, egli indicava «un insieme assolutamente eterogeneo che implica discorsi, istituzioni, strutture architettoniche, decisioni regolative, leggi, misure amministrative, enunciati scientifici, proposizioni filosofiche, morali e filantropiche, in breve: tanto del detto che del non-detto, ecco gli elementi del dispositivo. Il dispositivo è la rete che si stabilisce fra questi elementi» (Foucault, Dits et écrits, vol. III, pp. 229 ss).
Il saccheggio della Russia in questi anni ha avuto meno visibilità della privatizzazione, ma è un elemento noto. Lo è molto meno l’inclinazione fascista che è presente in quel dispositivo cleptocratico. Un modo per metterla in luce consiste nel mostrare come le idee di Iván Ilyin hanno modellato le pratiche di Putin, hanno guidato la sua carriera e attualmente caratterizzano l’orientamento del governo. Dal 2005, Putin ha cominciato a riabilitarlo in Russia come filosofo di corte, lo cita spesso, e nel suo regime vengono ampiamente divulgati i suoi libri e le sue idee. Ilyin è stato uno stravagante filosofo che è diventato ammiratore di Mussolini quando, nel 1922, è stato espulso dal governo sovietico. Riteneva che la democrazia, il marxismo e il socialismo fossero un solo continuum di corruzione. Invocava la controrivoluzione violenta e la soppressione dello Stato di diritto, affinché un esercizio dittatoriale riunisse le masse intorno alla sacra unità della Russia. (Un recente articolo di Timothy Snyder descrive bene questa presenza di Ilyin nel regime di Putin… e l’associa alla situazione attuale negli Stati Uniti).
Le fonti intellettuali della versione Trump del Partito Repubblicano sono molto diverse. Ayn Rand, ad esempio, non è Ilyin, anche se entrambi appartengono alla stessa famiglia ideologica. Allo stesso modo, ci sono differenze significative nel modo di organizzare il saccheggio, nella composizione della cleptocrazia o nelle espressioni della tendenza fascista, che in entrambi i paesi si dissimula dietro alla presunzione che prevalgano ancora lo Stato di diritto e la forma democratica di governo, e si presenta come espressione del carattere eccezionale del paese e della necessità di affrontare insidie esterne ed interne.
Ci sono paesi in cui il carattere cleptocratico del governo appare in maniera evidente, come in Brasile o in Messico, altri in cui lo si è individuato solo di recente, come in Nicaragua, e altri in cui è molto difficile riconoscerlo, come in Svezia o in Canada. La nozione di dispositivo e un’analisi accurata permettono di mostrare che si tratta di un fenomeno molto generale. Regimi fiscali come quello di Trump, che non sembrano manifestazione di corruzione, svolgono la stessa funzione sociale degli abusi di Odebrecht; sono forme di espropriazione dei molti a vantaggio di pochi. Le sembianze di decenza e di onorabilità di molte società e governi non resistono a un’analisi accurata; sono chiaramente ingannevoli.
Questa situazione non è un incidente casuale. Non è successo che un piccolo gruppo di banditi fascistoidi abbia assunto il controllo delle strutture di governo, per cui basterebbe disfarsi di loro per guarire il regime dalla sua propensione al furto e al fascismo. Mettere in carcere presidenti e alti funzionari cleptomani è salutare e genera una sensazione di sollievo e di giustizia di fronte alla corruzione dilagante, ma non risolve nulla; il dispositivo rimane. Non basta sostituire alcuni dei suoi operatori; è necessario smantellarlo, perché la corruzione e la tendenza fascista sono strutturalmente incorporate nel dispositivo stesso.
Ciò di cui ora abbiamo bisogno non è semplice populismo o autoritarismo, né una semplice svolta ideologica di alcuni governanti. Si tratta di un meccanismo che coinvolge fasce e settori della società che a volte sono molto ampi. Il dispositivo che oggi ci affligge in tutto il mondo rende certi settori della società complici dell’esclusione di altri, per disfarsi di quelli che si possono gettare via e discriminare brutalmente fasce molto ampie, in nome di interessi nazionali definiti a livello emotivo. Solo se abbiamo il coraggio di vedere il dispositivo, potremo smantellarlo.
Traduzione a cura di Camminardomandando
testo originale: “Otros horizontes”, in La Jornada
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