Reinvestimento dei guadagni nel serivizio, controllo democratico, riduzione delle tariffe: sono questi, secondo Anne Le Strat, assessora alle acque del Comune di Parigi, i principali risultati delle rimunicipalizzazione del servizio idrico della capitale francese. In realtà, con il ritorno annunciato alla gestione pubblica di città come Aubagne, Valence, Rennes, Nizza e Bordeaux, ci sono altri due milioni di cittadini che beneficeranno di una gestione pubblica dell’acqua nei prossimi anni
di Elisabetta Cangelosi*
Dal primo gennaio 2010 il servizio di distribuzione e depurazione delle acque di Parigi è stato rimunicipalizzato, diventando un simbolo per i movimenti che si battono contro la privatizzazione dell’acqua. La ripubblicizzazione è definita «retour en régie»; il sistema francese prevede due modalità di gestione dei servizi: la “régie directe” (cioè la gestione pubblica) e la “régie indirecte” (gestione pubblica con intervento del privato – gestion déleguée, gestion interessée, concession…). Nel caso di Parigi particolari condizioni hanno favorito la ri-municipalizzazione, inserita in un processo politico iniziato nel 2008: fra il 2009 e il 2011, infatti, arrivavano a scadenza i contratti di concessione dei tre operatori privati (nelle mani di Suez e Veolia). A tre anni da questo processo abbiamo intervistato Anne Le Strat, assessora alle acque del Comune di Parigi, presidente di “Eau de Paris” e personaggio di spicco della lotta contro la privatizzazione dell’acqua.
La ripubblicizzazione dell’acqua a Parigi festeggia tre anni. Che bilancio si può trarre quanto a investimenti, qualità del servizio e tariffe?
I guadagni economici (35 milioni di euro l’anno) che ne sono derivati sono totalmente reinvestiti nel servizio, internalizzando ciò che per gli operatori privati è il guadagno. La trasparenza finanziaria è totale, mentre i conti dei privati erano molto opachi, come denunciato da numerosi rapporti. Il I° luglio 2011 il prezzo dell’acqua potabile è sceso dell’8% dopo venticinque anni di aumenti continui: durante la delega al settore privato il prezzo dell’acqua era aumentato del 260%! Questa diminuzione corrisponde a un risparmio di 76 milioni di euro fra il 2011 e il 2015. E si accompagna a misure sociali rivolte ai più deboli: abbiamo infatti intenzione di rendere effettivo a Parigi il diritto all’acqua per tutti (aiuti per i pagamenti, aumento dei punti pubblici d’acqua…). Anche la questione dell’inquinamento, argomento cruciale dal punto di vista sanitario, ambientale e economico, costituisce un asse importante delle azioni condotte da Eau de Paris, che ha anche un programma ambizioso di investimenti (70 milioni di euro l’anno) per ottimizzare la rete. La ri-municipalizzazione ha anche permesso dei miglioramenti dal punto di vista gestionale. Quanto alla qualità del servizio un altro beneficio è il legame che stiamo stabilendo con i parigini e le parigine. A solo un anno dall’’internalizzazione del servizio la régie directe dimostra la capacità di esercitare nuove competenze in campi d’azione prima delegati al privato. Ne derivano un migliore controllo del consumo individuale, una migliore informazione e maggiore ascolto delle aspettative dei consumatori… Eau de Paris sviluppa anche diverse azioni pedagogiche e di sensibilizzazione sull’acqua, a Parigi e nel mondo.
Elemento fondamentale della gestione pubblica è la partecipazione diretta dei lavoratori e dei cittadini. Come si svolge a Parigi? Quali sono i risultati e quali le difficoltà?
La ri-municipalizzazione della gestione dell’acqua di Parigi è una decisione politica. Al di là di quella dei lobbisti dei gruppi privati, la sola opposizione che abbiamo incontrato al momento della ri-municipalizzazione è stata quella dell’opposizione in Consiglio municipale. Fra i Parigini/e, coloro che si interessavano a questo argomento erano per la maggior parte favorevoli, ma bisogna tener conto che a Parigi, a causa della fatturazione collettiva (ci sono 2.200.000 abitanti ma soltanto 93.500 contratti di fornitura) l’acqua non è un argomento di cui si parla spesso. Quanto al coinvolgimento degli utenti, in primo luogo la Ville de Paris ha creato l’ Observatoire Parisien de l’Eau, un’istituzione della cittadinanza interamente dedicata all’acqua che permette a ogni cittadino/a di informarsi e contribuire al dibattito. Composta da una molteplicità di attori con profili diversi, accompagna la Ville nella riflessione e nella messa in opera delle politiche in materia di acqua. Inoltre costituisce una connessione fra cittadini e municipalità. L’Osservatorio organizza incontri plenari aperti a tutti al fine di dibattere attivamente argomenti centrali della politica municipale. E’ stato così coinvolto nel processo di ri-municipalizzazione e nella futura rete parigina di acqua non potabile, è stato consultato sul prezzo e sulla tariffazione dell’acqua o ancora sulla realizzazione del diritto all’acqua. L’Osservatorio viene informato di tutte le delibere importanti sulle quali esprime un parere prima del loro passaggio davanti all’assemblea deliberante. Inoltre gli vengono presentati i rapporti annuali sul prezzo e sulla qualità dei servizi e il rapporto d’attività di Eau de Paris.
Resta però vero che è difficile mobilitare un gran numero di Parigini/e intorno a un tema che non è considerato come problematico e il cui l’aspetto tecnico può allontanare alcuni che temono di non essere abbastanza competenti. Per questo uno degli assi che dobbiamo sviluppare è quello della formazione cittadina. D’altra parte, l’apertura di Eau de Paris alla società civile è stato uno dei pilastri della riforma del servizio pubblico dell’acqua, coerentemente con il principio di mettere l’utente al centro del servizio, e questo ha senza alcun dubbio contribuito al successo della ri-municipalizzazione. L’associazione di consumatori UFC Que Choisir, l’associazione ambientalista France Nature Environnement e l’Osservatorio dispongono ciascuno di un parere deliberativo nel consiglio d’amministrazione di Eau de Paris, che conta inoltre due rappresentanti del personale e tredici consiglieri/e di Parigi. Il consiglio d’amministrazione conta inoltre due personalità qualificate (una scientifica e l’altra specialista di questioni di democrazia locale) che hanno ciascuna un parere consultivo. Quanto ai lavoratori, alcuni aderivano già all’idea della ri-municipalizzazione ma i dipendenti dei gruppi privati erano i più preoccupati e si sono sentiti direttamente chiamati in causa dalle critiche al sistema di delega. Ciò nonostante i loro rappresentanti sindacali sono stati nostri interlocutori già da prima della fusione delle diverse entità. E, con la ri-municipalizzazione, il Consiglio d’amministrazione conta due rappresentanti dei lavoratori, ciascuno con parere deliberativo.
Il “retour en régie” di Paris è stato un cambiamento importante per i movimenti dell’acqua. Resta una splendida ma isolata esperienza o altre esperienze simili sono in corso in Francia?
Dopo decenni di dominazione di un «modello francese dell’acqua» caratterizzato dalla presenza di gruppi privati, si è sviluppato un movimento in favore della gestione pubblica. La ri-municipalizzazione parigina ha avuto un impatto molto importante e io vengo spesso invitata a parlarne in Francia e all’estero. Se i parigini e le parigine non sono mobilitati per la municipalizzazione credo che sarebbero numerosi a difenderla se fosse rimessa in discussione! A posteriori l’adesione dei cittadini alla nostra scelta è innegabile, se qualcuno proponesse di sostituire Eau de Paris a vantaggio di un operatore privato si scontrerebbe con una levata di scudi. La divisione politica sulla ri-municipalizzazione è stato molto chiara a Parigi: l’unanimità all’interno della maggioranza municipale e tutti i gruppi di sinistra la considerano una delle riforme politiche più importanti. La destra ha votato contro; e c’è stato anche un ricorso, perso, presentato da due consiglieri dell’opposizione. Anche se continuano a denunciare una riforma ideologica, non si oppongono alla nostra politica e votano con noi la maggior parte delle deliberazioni importanti. Ma la divisione politica sinistra/destra non è così netta dappertutto: alcune municipalità di sinistra privilegiano ancora la delega al privato, mentre alcune di destra difendono la régie, come recentemente Nizza. Con il ritorno annunciato alla gestione pubblica di città come Aubagne, Valence, Rennes, Nizza o Bordeaux, ci sono due milioni di abitanti che beneficeranno di una gestione pubblica dell’acqua nei prossimi anni. La scadenza di numerosi contratti di delega, da qui al 2015, provoca la presa di coscienza dei cittadini: un numero crescente si rende conto che l’indifferenza precedente ha lasciato campo libero ai gruppi privati. Infine Eau de Paris fa parte dei membri fondatori di France Eau Publique, che raggruppa municipalità e operatori francesi intorno ad un triplo principio fondatore: l’acqua è un bene comune, l’accesso all’acqua costituisce un diritto umano e la sua gestione deve essere al servizio esclusivo dell’interesse generale. France Eau Publique si ripropone di aiutare le comunità sulla strada della ri-municipalizzazione. E’ un contrappeso al lobbyng dei grandi gruppi privati.
Sulla base di questa esperienza quali sono gli elementi della gestione del ciclo dell’acqua che permettono di dire che la gestione pubblica è più efficace della gestione privata?
Si tratta di fare prevalere l’interesse generale e a lungo termine, su degli interessi individuali, commerciali e/o a breve termine. In una gestione pubblica esemplare la performance è globale: tecnica, economica, sociale e ambientale. Offrire il servizio della migliore qualità possibile al miglior costo costituisce un obiettivo essenziale da raggiungere reinvestendo gli introiti. La protezione dei patrimoni tecnico e naturale costituisce una sfida importante a beneficio delle generazioni future. La gestione pubblica, liberata dagli interessi privati, garantisce una maggiore competenza operazionale e tariffaria nel nome dell’interesse generale. E fonda la legittimità della fatturazione del servizio: la gestione dell’acqua da parte delle aziende private, spesso grandi multinazionali, assomiglia piuttosto a una socializzazione dei costi con privatizzazione dei profitti. Possiamo davvero ammettere che il servizio idrico si fondi su investimenti finanziati dagli utenti per permettere alle imprese multinazionali in posizione di quasi monopolio sul mercato di creare «valore per l’azionista»?
Una gestione responsabile, solidale e sostenibile, delle risorse idriche con la preoccupazione di preservarne l’uso per le generazioni future, necessita al contrario di una visione a lungo termine, di un approccio patrimoniale e un controllo democratico. La gestione pubblica, non necessariamente virtuosa in se stessa, deve naturalmente declinarsi con la consultazione e la partecipazione della popolazione. Malgrado la sua dimensione molto tecnica questo tema deve essere oggetto di un importante lavoro pedagogico che permetta un vasto dibattito. Un reale controllo democratico si impone come garanzia di un migliore controllo dei fondi investiti e di una presa in conto più equa dei bisogni della popolazione.
I movimenti per l’acqua sono impegnati nella raccolta delle firme per l’Iniziativa Cittadina Europea «L’acqua è un diritto umano». Considera questa iniziativa importante? Quali sono gli altri passi per favorire la mobilizzazione per l’acqua pubblica in Europa?
E’ un iniziativa molto importante: il 28 Luglio 2010 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto il diritto all’acqua come un diritto umano ed è tempo di renderlo effettivo L’ineguaglianza nell’accesso all’acqua costituisce una delle più grandi ingiustizie e colpisce i più poveri, le fasce deboli e in particolare le donne. A queste ultime tocca infatti in numerosi paesi il dovere quotidiano di attingere l’acqua, a detrimento della loro emancipazione socio-economica e della scolarizzazione delle bambine, anch’esse coinvolte nella raccolta dell’acqua. D’altra parte “la Troika” (Unione Europea, Banca centrale Europea e FMI) impone nei piani d’austerità la privatizzazione dei servizi pubblici dei Paesi più in difficoltà. Al tempo stesso la Commissione Europea promuove una gestione privata dei servizi idrici nei Paesi in crisi. Questa iniziativa, in questo contesto, è anche l’occasione per i cittadini, spesso lontani dalla politica europea, di ricollegarsi direttamente alla Commissione e di esprimersi a favore di una gestione pubblica dell’acqua lontana da interessi privati e da logiche finanziarie. Penso che dobbiamo essere più presenti a Bruxelles, Credo che non dobbiamo lasciare il campo libero ai lobbisti dei grandi gruppi In questa logica è stata creata Aqua Publica Europea – associazione europea per la gestione pubblica dell’acqua – che riunisce gli operatori pubblici dei servizi idrici, promuove la gestione pubblica e rappresenta le aziende pubbliche nel contesto europeo.
*Elisabetta Cangelosi, ricercatrice in Scienze sociali, esperta di acqua e beni comuni, fa parte dello European Water Movement di Bruxelles (Elisabetta ha anche aderito alla campagna di sostegno per Comune-info «Nome comune di persone»). Questo articolo è stato pubblicato anche nel numero del Granello, mensile a cura di Attac qui scaricabile. Questo mese si ragiona di acqua, una disamina a due anni dalla vittoria referendaria: tra gli altri, articoli su Napoli (la prima città italiana che sta emulando l’intrapresa parigina), della la vittoria del ricorso presentato dai Comitati Acqua Toscani contro il nuovo metodo tariffario Aeeg, dell’idea della Grande Multiutility del Nord (Milano e Genova?) ma anche del percorso di ripubblicizzazione in corso a Torino e Palermo, dalla proposta del Crap di Roma di ripubblicizzare Acea Ato2, e poi notizie da Vicenza, Reggio Emilia, Cremona, la Provincia di Varese, la lotta per l’acqua pubblica e contro la geotermia dei comitati del Monte Amiata.
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