Agorà degli abitanti della Terra
Il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani sta scivolando via in sordina. Senza cerimonie solenni di capi di stato e di governo, senza trasmissioni televisive e inserti sui “giornaloni”, senza lezioni nelle scuole… E si capisce bene perché!
Quella straordinaria stagione di rinascita della coscienza civile dopo due guerre mondiali appare oggi a chi governa le sorti del mondo troppo impegnativa, inattuabile, se non addirittura sconveniente. Le Carte costituenti del nuovo ordinamento sociale che i nuovi parlamenti in Europa elaborarono dopo il ’45 si basavano sui principi della convivenza pacifica tra i popoli, sulla liberazione del mondo dal giogo coloniale e sulla giustizia sociale. Nella scia della Carta della nuova Organizzazione delle Nazioni Unite, la Dichiarazione del 10 dicembre del ’48 riconosce che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e stabilisce che “devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Poiché “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”, ognuno “ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica” e “alla libertà di movimento e residenza entro i confini di uno stato”. Perciò, ogni individuo ha diritto a una cittadinanza e “di cercare e ottenere asilo in altri paesi”.
Proclami al vento che si infrangono sulla persistenza delle sovranità territoriali degli stati (Vestfalia, 1648). Una beffa nell’era della globalizzazione delle cose e del denaro. Una tragedia epocale per i sessantacinque milioni di profughi intrappolati tra i confini nazionali.
Come è potuto accadere tutto ciò? Cosa si può fare?
Dal 13 al 16 dicembre, ospiti dello splendido monastero degli stimmatini a Sezano, sulle colline veronesi, si incontreranno un gruppo di personalità di tutto il mondo (Riccardo Petrella, Joao Caraça, Henri Calude de Bettignies, Federico Mayor Zaragoza, Roberto Savio, Patrick Viveret, Luis Infanti de La Mora, Marcelo Barros, Alain Adriaens e molti altri) e attivisti sociali che hanno partecipato quest’anno a tavoli di lavoro sorti a Bruxelles, Montreal, Berlino, Parigi, Rosario-Argentina, Auvegne, Salvador de Baia… Le iscrizioni ai numerosi gruppi di approfondimento previsti nelle tre giornate (beni comuni, giustizia globale, democrazia mondiale, disarmo, finanza …) sono aperte a chiunque voglia partecipare previa prenotazione (https://audacia-umanita.blogspot.com e ).
L’idea generale è che gli abitanti della Terra debbano riconoscersi come comunità umana mondiale e darsi una nuova regolazione planetaria autogestita ai diversi livelli e scale d’azione, superando il multilateralismo tra gli Stati, la privatizzazione del potere politico, la finanziarizzazione dell’economia e la militarizzazione della società. La proposta che verrà lanciata a Sezano è di istituire una Assemblea costituente dell’umanità e di creare una Carta dell’umanità che sancisce il diritto alla cittadinanza globale.
Obiettivi ambiziosi e “audaci” – come recita il nome della fondazione che promuove l’incontro: “Audace Humanité” – , ma non meno necessari se si vuole davvero tentare di attuare l’Agenda 2030 dell’Onu sullo “sviluppo sostenibile”. Ormai dovrebbe essere chiaro che rimando dentro le logiche del sistema attuale, governato dal bussines, dalla competizione sfrenata, dal dominio e dalla violenza, nessun degli Obiettivi dell’Onu potrà mai essere raggiunto.
Il gruppo di approfondimento di Sezano parteciperà proponendo una sorta di vocabolario delle parole del cambiamento, una serie di storie di umanità vissuta e una premessa alla Carta dell’Umanità.
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