«Negazionista» ormai è un appellativo scagliato con una certa violenza contro chiunque critica l’irrazionalità o iniquità di un provvedimento, contro chi smonta un esempio di mala informazione mainstream sul virus, contro chiunque ricorda le responsabilità del governo o dei presidente di regione, contro chi rifiuta la narrazione dominante incentrata sull’«è colpa nostra, gli italiani capiscono solo il bastone». Persino chi «indossa male» la mascherina, scrive il collettivo Wu Ming, si becca l’epiteto di «negazionista». C’è qualcosa da ripensare, anche nei movimenti

Video “virali” del tizio o della tizia che gliele canta ai «negazionisti»; titoloni sul pericolo «negazionisti»; invettive contro i «negazionisti»; satira sui «negazionisti», grasse risate! I «negazionisti» sono ovunque, ed è colpa loro se le cose vanno male. Ecco allora i nostri eroi, i prodi che li contrastano, gettando loro guanti di sfida: «Vengano in terapia intensiva, i negazionisti!»
Sono sfide a nessuno, invettive contro fantasmi, colpi sparati nella nebbia. Chi sarebbero i «negazionisti»? Sì, esistono frange secondo cui la pandemia sarebbe finta, ma sono ultraminoritarie. In genere, nemmeno chi è aperto a fantasie di complotto su Bill Gates, i vaccini e quant’altro nega che sia in corso una pandemia e che il virus uccida. E allora di chi si sta parlando?
Il termine «negazionista» ha ormai una storia pluridecennale. Coniato negli anni Ottanta per definire personaggi come David Irving, Robert Faurisson o Carlo Mattogno, secondo i quali nei lager nazisti non sarebbero esistite camere a gas né sarebbe avvenuto alcuno sterminio sistematico di ebrei e altri prigionieri, in seguito è stato esteso a sempre più ambiti, diventando un’arma nelle culture wars del XXI secolo.
In Italia, negli ultimi quindici anni, se n’è appropriata la destra per accusare di «negazionismo» chiunque smontasse le sue narrazioni – bufale storiche incentrate su fantasie di complotto antislave – sulle «foibe» e l’«Esodo istriano-dalmata». In quel modo, mentre una narrazione risalente al collaborazionismo filonazista diventava “storia di Stato” con l’istituzione del Giorno del Ricordo, la destra poteva fingere di occupare il “centro” del dibattito sulla memoria storica. In parole povere, poteva denunciare gli “opposti estremismi”: c’è chi nega la Shoah e c’è chi “nega le foibe”, stessa roba.
E dato che – nonostante l’opposizione di gran parte delle storiche e degli storici – anche in Italia si è introdotta una legge «anti-negazionisti» (lo ha fatto il governo Renzi nel giugno 2016), a essere agitato è anche lo spettro dell’azione giudiziaria. È proprio di quest’anno una proposta di Fratelli d’Italia per estendere l’attuale legge ai «negazionisti dei massacri delle foibe».
L’effetto di framing è quello della Reductio ad Hitlerum: su qualunque tema e questione si attiva un implicito – e a volte esplicito – paragone con il negazionismo della Shoah, e tramite una catena di false equivalenze si accelera il ciclo della Legge di Godwin: in men che non si dica ti danno del nazista, perché se sei “negazionista” – poco importa riguardo a cosa – sei come i nazisti.

Da tempo l’uso del termine «negazionismo» segnala un buttarla in vacca, e sarà sempre più così, perché il termine incoraggia l’indolenza, si presta ad accuse pigre. Quel che è più grave, il termine spinge verso la patologizzazione dei discorsi sgraditi e la psichiatrizzazione dell’avversario: se non sei d’accordo con me che la penso “come tutti” allora “neghi la realtà”, e chi nega la realtà è un folle o un demente, e coi folli o i dementi non si può ragionare.
Torniamo all’ossessione odierna per i «negazionisti del Covid»: andando a vedere, si scopre che «negazionista» è un epiteto scagliabile contro chiunque critichi l’irrazionalità e/o iniquità di un provvedimento o anche solo si mostri scettico sulla sua efficacia, chiunque smonti un esempio di mala informazione mainstream sul virus o reagisca sbuffando all’ennesimo titolo strumentale, chiunque ricordi le responsabilità del governo o dei governatori, chiunque rifiuti la narrazione dominante incentrata sull’«è colpa nostra, non ce la possiamo fare, gli italiani capiscono solo il bastone». Persino chi “indossa male” la mascherina si becca l’epiteto di «negazionista».
Il «negazionista» è il nuovo «quello che fa jogging».
Uno pseudo-concetto che fa danni
L’uso indiscriminato ha reso l’epiteto non solo di scarsa utilità per capire quali posizioni si stiano di volta in volta scontrando, ma lo ha reso proprio tossico.
Qualcuno ancora cerca di usare il termine in modo che produca senso. Nella migliore delle ipotesi, si brandisce un’arma concettuale spuntata; nella peggiore, si lancia un vero e proprio boomerang, perché l’effetto di framing è fortissimo e il termine genera inevitabilmente dicotomie, antinomie, pensiero binario.
Arma spuntata. Quando si parla di disastro climatico, dove pure un negazionismo – in senso stretto e in senso lato – è stato a lungo operante, godendo anche di finanziamenti da parte dell’industria dei combustibili fossili, l’accusa funziona sempre meno e sta diventando un cliché, un tic lessicale, una manifestazione di pigrizia, come già in altri ambiti. I negazionisti stanno da tempo ricalibrando i loro discorsi, oggi davvero poca gente sostiene che non sia in corso un surriscaldamento globale. Le argomentazioni speciose riguardano l’entità del fenomeno, le sue cause e il come farvi fronte.
Effetti boomerang e pensiero binario. Anche noi, in coda a un post di qualche settimana fa, abbiamo scritto che chi accusa chiunque di «negazionismo» è il più delle volte negazionista, perché nega ogni evidenza sull’irrazionalità dei provvedimenti e sulle responsabilità politiche nella gestione della pandemia. Un paradosso che abbiamo scelto di non sviluppare, perché sviluppandolo avremmo rilegittimato l’uso del termine e rafforzato un frame pericoloso. Ha provato invece a svilupparlo Giancarlo Ghigi in un articolo uscito sul sito di Jacobin Italia e intitolato «I due contagi».
Ghigi divide l’opinione pubblica in due schieramenti o due «tifoserie»: i negazionisti del morbo e i negazionisti del disciplinamento. L’articolo dice molte cose giuste, ma stabilisce dal principio una falsa omologia: almeno nella società italiana – ma crediamo valga per tutta l’Europa e gran parte dell’Occidente – i «negazionisti del morbo» sono un’infima minoranza, costantemente ingigantita al microscopio dai media e tirata in ballo per esecrare il dissenso, mentre il «negazionismo del disciplinamento» è maggioritario, impregna il discorso ufficiale e dà forma alla narrazione dei media filo-governativi.
Quando Ghigi esorta a «riconoscere il morbo come oggettività», di chi parla? Chi davvero non sta «riconoscendo il morbo come oggettività»? Quant’è utile stabilire un’omologia tra chi negherebbe l’esistenza del virus e chi prende sottogamba la gestione autoritaria e capitalistica dell’emergenza, se il primo atteggiamento è in gran parte effetto di una proiezione gigantografica mentre il secondo è ideologia dominante? Alla fine, l’esito è quello di riproporre gli “opposti estremismi”, con l’autore che si pone “nel giusto mezzo”. Come ci ha detto un compagno con cui abbiamo commentato il pezzo di Ghigi, «intuisco le buone intenzioni, ma si è come ubriacato della sua stessa dicotomia».
Detto questo, ci è drammaticamente chiaro a chi pensasse Ghigi denunciando il «negazionismo del disciplinamento». Quest’ultimo gonfia il non-detto di una “sinistra”, anche e soprattutto “radicale” e “di movimento”, che in nome dell’emergenza – vissuta dal principio in modo subalterno – ha rinunciato a esprimere qualunque critica ai dispositivi in atto.
Lo s-piazzamento della «sinistra»
Con poche e lodevoli eccezioni, l’area politica che per inerzia abbiamo continuato a chiamare «il movimento» – un rado reticolo di centri sociali, collettivi universitari, radio indipendenti, librerie, cooperative e segmenti di sindacati di base – si è legata da sola mani e piedi. Lo ha fatto nel momento in cui ha deciso di sposare la narrazione colpevolizzante e securitaria imposta dalla «dittatura degli inetti», e questo è accaduto subito, prima ancora del 9 marzo.
Con l’autunno, l’area è rimasta spiazzata – anche in senso letterale: esclusa dalla piazza – dalle proteste e rivolte contro i dpcm, e adesso prova a far vedere che c’è anche lei, finendo per emettere proclami confusi, contraddittori, inefficaci. L’idea di fondo è ancora che si debba chiedere un «reddito di lockdown». Più è duro il «lockdown» – e lo si auspica duro, per stangare i furbetti dell’aperitivo e i genitori permissivi – più deve essere universale il reddito. La situazione immaginata corrisponde agli arresti domiciliari di massa con lo stato che ci versa un sussidio sul conto corrente.
A parte che questo è un incubo huxleyano, rivelatore di un’idea miseranda di vita umana, qualcuno dovrebbe spiegarci perché e per come ciò potrebbe o dovrebbe realizzarsi. Perché lo diciamo «noi»?
Chi davvero non ha reddito, da che mondo è mondo, si organizza per protestare, lottare e ottenerlo. L’ultima cosa che fa è accettare o addirittura chiedere d’essere recluso.
Qualche giorno fa abbiamo visto gli operai Fiom di Genova scendere in strada e arrivare anche all’attrito con la polizia per protestare contro i licenziamenti, che in teoria sono bloccati, ma fatta la legge trovato l’inganno. In molti luoghi di lavoro i lavoratori e le lavoratrici si organizzano ogni giorno per rivendicare il diritto di fare assemblee sindacali in presenza, negli spazi adeguati, perché i padroni – privati e pubblici – hanno iniziato a negarle o a declinare ogni responsabilità in caso di contagio: sei buono per andare a lavorare ma non per fare l’assemblea sindacale. I riders manifestano ormai con una certa frequenza, con flash mob per strada, cioè precisamente sul loro luogo di lavoro. I cosiddetti intermittenti della cultura e lavoratori dello spettacolo sono scesi in piazza in varie città per ricordare a tutti che stanno alla canna del gas. Per non guardare all’estero, dove abbiamo visto lotte di piazza importantissime in questi mesi pandemici, perfino in un paese devastato come gli Usa, dove il movimento Black Lives Matter ha dato una spallata importante alla presidenza di Trump contribuendo a non farlo rieleggere.
Le lotte le puoi fare se ti prendi lo spazio e l’agibilità per farle, non se ti fai recludere. Se invece il reddito è una rivendicazione puramente ideale, astratta, allora sì, va bene anche chiederlo dal divano. Una “spia” di quanto sia astratto il discorso è che, nelle varie convocazioni e articolesse, si attacca retoricamente Confindustria mentre si fanno i salti mortali per non criticare l’esecutivo, i tempi, modi e contenuti dei dpcm, l’emergenza come metodo di governo. Lo diciamo chiaro: se attacchi Confindustria e non il governo, non stai davvero attaccando Confindustria.
La narrazione colpevolizzante, il costante scarico delle responsabilità sui cittadini, la demonizzazione dell’aria aperta quando il contagio è sempre stato molto più probabile al chiuso, la chiusura di luoghi della vita pubblica e settori del mondo del lavoro dove il contagio era improbabile mentre se ne tengono aperti altri dove è probabilissimo… Tutto questo deriva a cascata dalla necessità, da parte del governo, di non ledere gli interessi di Confindustria. Bisogna far vedere che si fa qualcosa, che si chiude qualcosa, e si adottano provvedimenti cosmetici, apotropaici, diversivi. È così dal marzo scorso, da quando il governo si rifiutò di dichiarare zona rossa i comuni di Alzano e Nembro, in bassa val Seriana.
E così ci ritroviamo a subire il coprifuoco, misura che non ha alcuna giustificazione epidemiologica credibile ma serve a fare “penitenza”, come detto con ammirabile candore dall’immunologa Antonella Viola dell’Università di Padova:
«Il coprifuoco non ha una ragione scientifica, ma serve a ricordarci che dobbiamo fare delle rinunce, che il superfluo va tagliato, che la nostra vita dovrà limitarsi all’essenziale: lavoro, scuola, relazioni affettive strette.»
Se il focus della narrazione si è fissato sulla necessità di “fare penitenza”, è perché la responsabilità è stata stornata da chi ce l’aveva e dispersa verso il basso.
Ogni presa di posizione che rimanga reticente su questo, ogni ricorso a Confindustria come mero sparring-partner retorico, ogni discorso unicamente incentrato sul «reddito di quarantena» o analoghe formule, ogni tinteggiatura “rivoluzionaria” dell’esortazione a chiuderci in casa è per noi irricevibile. E reazionaria.
«Ne parliamo dopo»… quando?
La cosa che continua a stupirci, nelle tirate moralistiche dei “compagni per la reclusione domestica generalizzata e per la colpevolizzazione dei furbetti”, è quanto la facciano semplice, quanto prendano alla leggera – quasi alla leggiadra – l’idea mostruosa di azzerare la vita sociale a tempo indeterminato, quanto siano arrivati a trovare non solo necessaria ma augurabile e persino, implicitamente, rivoluzionaria l’immagine di milioni di persone blindate tra quattro pareti (ma ci sono i social, c’è Zoom, dài, che vuoi che sia!). Stupisce il fatto che non si pongano mai il problema di quanta sofferenza, quanta malattia mentale, quante esistenze triturate e rovinate, quanti passaggi di vita fondamentali perduti, quanta morte ci sia in questo scenario. Perché la morte non è solo la cessazione di un paio di funzioni-base dell’organismo.
I controlli fatti dopo la fine di #iorestoacasa (da maggio in poi) hanno riscontrato un aumento generalizzato di suicidi, violenze domestiche, femminicidi, vendite di psicofarmaci, depressione, ansia e disturbi alimentari tra bambini e adolescenti, azzardopatia, dipendenza da Internet e da video e molti altri disturbi. Per non parlare dei disturbi che causa e causerà l’aver perso il lavoro, l’attività, a volte la dignità.
Davvero siamo arrivati a credere che «salute» sia soltanto non prendersi il virus? Davvero siamo arrivati a pensare che «vita» significhi così poco, e si riduca al non ammalarsi di Covid? Com’è possibile che si sia giunti a dire che ora si deve pensare solo al virus e di tutto il resto della realtà sociale – forse – ne parleremo «dopo»? Ma «dopo» quando? Davvero si pensa che, se stiamo zitti e muti adesso, «dopo» potremo riprendere discorsi “radicali” come niente fosse? Ma dove, come? Con quale faccia?
Ecco allora che «negazionista» diventa chiunque non accetti di posporre la critica a «data da destinarsi», cioè alle calende greche.
L’uso dell’epiteto si accompagna a un altro espediente: chi attacca Confindustria in modo astratto e retorico – come escamotage per non criticare il governo che di Confindustria tutela gli interessi – accusa di «confindustrialismo» (!) chi invece, coerentemente, critica Confindustria e governo insieme.
Questo capovolgimento della realtà è reso possibile da un’accusa preliminare: quella di «pensare alla libertà individuale invece che alla tutela del prossimo». In base a tale falsa premessa, ogni critica dell’emergenza sarebbe «liberista». A molti si è piantata in testa l’idea che la libertà sia «individuale» e da lì non li smuoverà più nessuno. Nelle scienze cognitive si chiama «pregiudizio di ancoraggio».
La facile apologia di ogni restrizione – anche la più irrazionale e disonesta – sta mettendo in secondo piano, anzi, in terzo, decimo, centesimo piano la devastazione del legame sociale, lo smarrimento di massa, la schizofrenia nei rapporti tra le persone, ma chi lo fa notare… «difende l’individuo».
In realtà è il contrario, il vero individualismo è quello di chi accetta l’escamotage neoliberale per eccellenza, che magari prima della pandemia fingeva di rifiutare: quello di indicare in un comportamento individuale la soluzione a un problema che invece è sociale e sistemico, e va affrontato con l’azione collettiva.
Nel contesto dell’emergenza Covid, accettare questa premessa porta a imperniare il discorso sulla “virtù” individuale, sul fare penitenza dell’individuo, sul sacrificio personale da esibire per far vedere che si è più altruisti degli altri. In questo gioca anche un certo cattolicesimo – il più retrivo e ipocrita, quello descritto in alcuni racconti di G.A. Cibotto – che infatti è eruttato fuori dalla crepa aperta dall’emergenza e adesso scorre sui social, soprattutto tra chi dei «più deboli» – espressione con cui pure si riempie la bocca – dimostra spesso di infischiarsene. Basti vedere la scarsa o nulla attenzione nei confronti di bambini e adolescenti.
«Maligni amplificatori biologici»
In un post del 25 Aprile scorso, commentando la riapertura delle librerie e la prima visita di un paio di bambini alla libreria per ragazzi Giannino Stoppani di Bologna, scrivevamo:
«Questo momento di libertà è idealmente dedicato a chi per mesi ha dipinto i bambini come untori perfetti, potenziali omicidi dei loro nonni; a chi già prima della pandemia li definiva “maligni amplificatori biologici che si infettano con virus per loro innocui, li replicano potenziandoli logaritmicamente e infine li trasmettono con atroci conseguenze per l’organismo di un adulto” (Roberto Burioni, 31/03/2019); a chi ha scatenato il panico sociale contro di loro, spingendo i genitori a murarli vivi dentro casa, in certi casi rimandando perfino importanti visite mediche o terapie per loro essenziali. La pericolosità dei bambini è stata presa per oro colato, anche se i dati sul comportamento del Covid19 sono ancora contraddittori. Il 21 aprile scorso, il virologo dell’università di Padova Andrea Crisanti, che ha condotto lo studio sul focolaio di Vo’ Euganeo, ha fatto sapere che in quella comunità “i bambini sotto i 10 anni, seppure conviventi con infettati in grado di infettare, non si infettano. E se sono negativi non infettano”. […] Insomma, molti aspetti delle modalità di trasmissione di questo virus non sono ancora chiari, e sarebbe davvero paradossale se un domani dovesse emergere che abbiamo segregato i bambini più piccoli per niente, con un provvedimento dettato dal panico.»
Crisanti ha ribadito il concetto in un’intervista a Radio Capital di qualche giorno fa. Anche un recente articolo apparso sulla rivista Nature conferma che i bambini entro i dieci anni non sarebbero infettivi e che in generale le scuole primarie non sono “punti caldi” per le infezioni da coronavirus.
Dunque abbiamo bruciato metà anno scolastico a una generazione per niente, tanto per chiudere qualcosa che non impattasse sull’economia. Perché dal punto di vista del capitale i giovanissimi sono come gli anziani: improduttivi (Toti dixit). Quindi sacrificabili.
Per i bambini campani è ancora così: niente scuola, mentre si chiama l’esercito a presidiare le strade, come durante un golpe, anziché a costruire ospedali da campo.
In Puglia, dopo la riapertura delle scuole, ordinata dal Tar il 6 novembre, l’assessore alla Salute Lopalco ha parlato di «un errore clamoroso». Repubblica e altri giornali locali hanno subito dato grande risalto ai dati dell’Asl, evidenziando che nella settimana della riapertura, dal 6 all’11 novembre, «il numero di positivi riscontrati in ambito scolastico nell’area metropolitana di Bari è passato da 132 a 243 casi». Ma un simile effetto immediato è tutto da dimostrare. Le scuole infatti, dove sono aperte, stanno funzionando come presidi sanitari, dove i positivi vengono individuati, tracciati, tamponati. Se, riaperte le scuole, aumentano i positivi, può trattarsi di contagi avvenuti proprio nella settimana di chiusura, quando i ragazzini non erano in aula, ma forse in luoghi meno sicuri.
Intanto teniamo gli adolescenti in Dad, dopo avere varato protocolli nazionali sulla gestione degli spazi scolastici e fatto investire denaro pubblico a governatori regionali e dirigenti per adeguarsi alle nuove normative. Soldi nostri buttati nel cesso. Se fai notare tutto questo, però, sei «negazionista», e ti becchi l’attacco concentrico, i titoloni, i video virali, la memetica d’accatto, le invettive sui social, gli (ex-)amici che ti infamano.
Nel frattempo, è acclarato che:
■ l’Italia non aveva un piano pandemico aggiornato e il rapporto commissionato dall’OMS che denunciava il fatto è stato insabbiato;
■ durante l’estate il governo ha fatto poco o niente per arginare la tanto paventata seconda ondata (ma il ministro Speranza ha trovato il tempo di scrivere un libro intitolato Perché guariremo, la cui uscita in libreria è stata posticipata sine die);
■ in certe regioni le terapie intensive reggono bene, mentre in altre i malati di covid muoiono in corsia;
■ i tanto decantati metodi di “tracciamento” ipertecnologici sono andati in crisi nel giro di due settimane, tanto che nessuno ne parla nemmeno più; ecc.
Ma questo è l’Assurdistan, mica è lecito aspettarsi altro, no? Possiamo soltanto autoflagellarci, e insultare chi pretenderebbe meno inettitudine anziché essere trattato come una pezza da piedi.
Ecco cosa nasconde la «caccia al negazionista».
È un tic lessicale, concordo.
Faccio due premesse e poi vorrei parlare dei tanto decantati metodi di “tracciamento” ipertecnologici che sono andati in crisi nel giro di due settimane, tanto che nessuno ne parla nemmeno più; ecc.
1°
Ai soci di Confindustria si dovrebbe fare avere una lista di nuove attività ed opportunità da avviare (con tanto di consulenza degli sportelli provinciali) in vari ambiti quali: tessile, bio edilizia, detergenti casalinghi e per la persona, rigenerare elettrodomestici e recuperare metalli rari ed altre cose che importiamo da altri continenti e che potremmo ri fare qui, così che la conversione dei mestieri sia più elastica e veloce un base alle peculiarità delle province (di dati sulle potenzialità locali c’è ne sono assai) e poi anche trovare un modo per educare alla finanza e ai diritti i dipendenti di azienda, e alla mediazione con gli imprenditori. Vero è che serve la manifestazione in presenza, ma il lessico del 1900 non funziona piu.
Sarebbe auspicabile smettere di farsi acquisire da società con garanzie civili minori, solo così avremo meno condizionamenti nel gestire i diritti.
2° premessa:
Nel primo periodo mi ha rallegrato che la prudenza del Governoci ci abbia risparmiato in termine di contagi e stabilità di molti ospedali rispetto alle altre Nazioni che frettolosamente ci hanno denigrati. Però, giustamente, preferirei che la parte migliore della società, bambini e ragazzi fossero stati più tenuti in considerazione. Magari il momento è arrivato adesso.
A proposito di innovativi metodi di tracciamento: nello scorso anno sono stati registrati 10157 brevetti in Italia, quanti di questi potrebbero migliorare i rapporti sociali e la qualità della vita?
Anche quest’ argomento è presente e futuro semplice. Dovremmo occuparci di questo aspetto rispetto agli argomenti che gradisce quella parte minoritaria della società a cui i media danno risonanza.
Grazie!!! per l’impostazione generale e per l’approfondimento dei particolari. Un grazie speciale per quel che dite a proposito dell’accusa diffusa di “pensare alla libertà individuale invece che alla tutela del prossimo”. Io quell’accusa l’ho subita da più parti e me la porto dentro ancora con molto dolore; di quelle posizioni ho più paura che del virus.
. . . ho dimenticato di dire – lo davo per scontato – che ho sempre indossato correttamente la mascherina e ubbidito a tutte le disposizioni di legge e richieste di singoli: negozianti, condomini ecc…
Articolo eccellente, grazie per la condivisione.
Grazie. Condivido totalmente.
Grazie Comune, ma no, mi spiace… stavolta non concordo. Ha l’aria di uno sfogo isterico, a tratti sbracato, in cui la complessità (l’enorme complessità di questa situazione) è ridotta a un minestrone, di cui si tenta una summa summaris, stigmatizzando questioni che andrebbero trattate in tutt’altro modo e con altre interconnessioni (forse anche altri approcci). Mi sembra una scivolata piena di moralismo e bacchettate confuse, essa stessa dentro al polarismo che vorrebbe criticare.
Rebecca a me sembra un’analisi precisa e sufficientemente breve da essere incisiva. L’ho provato sulla mia pelle quanto, in particolare fino a un mese fa, bastasse muovere una qualunque critica, seria e circostanziata, alla narrazione “mainstream” per essere aggrediti e bollati di negazionismo.
Laura so bene di cosa si tratta e quante delle problematiche sollevate nell’articolo siano reali e vadano affrontate. Ma, secondo me, non in questo modo e con questi toni da moralisti. Conosco bene Wu Ming (anche personalmente) e so che hanno le capacità di andare oltre e prendere “la narrazione per le corna”, come hanno fatto innumerevoli volte. Non qui, secondo me, sono caduti proprio nella trappola della narrazione polarizzata del mainstream come chi vorrebbero criticare, ahimè.
ah beh, la nota Wu Ming non l’avevo presa in considerazione… evidentemente ho più che altro fatto un transfert sulla mia persona… capisco la critica ora.
in parte condivido, ma in altro loco approfondisco
Grazie.
Concordo …
Grazie. Grazie. Grazie.
Grazie, mi capita di venire dipinta così solo perché ho dubbi e mi pongo domande.
Ho letto l’articolo, ma non capisco. Mi sono trovata recentemente a litigare con amici che condividevano la lettera scritta da Viganò a Trump, dove Trump è considerato il figlio della luce che viene a salvarci dalla dittatura sanitaria imposta dai satanisti. amici che non sono ubriaconi al bar, ma persone preparate, attivisti, ambientalisti, laureati e con grande esperienza sociale. Loro dicono di non essere negazionisti, né complottisti ma credono che un nuovo ordine mondiale schiavizzerà la terra allo scoccare del 31 marzo. All’inizio ridevo, ora mi viene solo da piangere. Anche perché queste cose stanno distruggendo gruppi ambientalisti e amicizie. Ho amici che hanno applaudito la gita organizzata da un noto personaggio alternativo, sul monte fumaiolo, domenica scorsa, con 40 persone provenienti da tutta regione e limitrofe (regioni arancioni e rosse), per protestare contro “le limitazioni alla libertà individuale”. Si sono beccati le multe ma dicono che non pagheranno. Si sono fatti foto tutti vicini senza mascherina con multa in mano. Io ho biasimato questo atteggiamento, loro si sono offesi, dicendo che non sono mica complottisti e sono solo per la vita. Ho amici che credono che le ambulanze girano a vuoto, che i tamponi non rilevano il covid ma solo un banale raffreddore e che gli attuali morti siano di influenza stagionale o meglio di altre malattie. Amici che ti credono un idiota se metti la mascherina perché dicono non possa trattenere nulla ed è solo un simbolo di sottomissione al nuovo ordine mondiale. Ma si infuriano se uno li accusa di non essere scientifici, dicono di essere perfettamente scientifici e avere prove schiaccianti .
C’è una casa editrice che conosco bene, perché ci ho pubblicato un libro sul vivere senza auto, è che pubblica libri molto belli ed ecologisti e scientifici, che ha una intera linea dedicata alla “cospirazione”, libri su libri, da icke alla perrucchietti, che vendono a fiotti che parlano di vaccini, covid, satana, ordine mondiale, unisex, in una prospettiva diciamo così, molto originale ecc ecc. Il nuovo ordine mondiale ci vuole tutti unisex e vaccinati, schiavi e con reddito di base. Che differenza c’è tra cospirazione e complottismo? Boh. Allora mettiamoci d’accordo. A me sta bene non usare più la parola negazionista né complottista. Ma è lecito criticare, dissociarci da queste “credenze” che stanno dilagando in tanti ambienti “alternativi”? No perché se rifiutiamo la crisi sanitaria, se rifiutiamo la pandemia, rifiutiamo anche la crisi ecologica. Se rifiutiamo limiti alla Libertà individuale per gestire la crisi sanitaria, va da sé che difficilmente potremo invocare limiti alla Libertà per frenare la crisi climatica. Poi anch’io mi sono presa una multa in primavera per aver portato i miei bambini al parco a giocare sotto casa…anche io ho protestato, ma allora lo stato era molto più duro e feroce, con limiti pazzeschi e assurdi (forse preso dal panico e dalla disorganizzazione e per una atavica cultura adulti centrica). Ora mi sembra che nonostante tutte le cazzate e la mala gestione, ci stia andando piano col dare restrizioni. Talmente piano che il traffico è sempre lo stesso e stiamo morendo (anche) di smog.
Completamente d’accordo con il commento. Grazie
Brava Linda. Le tue considerazioni sono molto più equilibrate e oggettive rispetto all’articolo di Wu Ming. Il concetto è che ci vuole onestà intellettuale. Se no non vale.
Buongiorno, mi rallegra la complessità delle sue amicizie e la facilità di confronto diretto con questi che in questo periodo riesce ad avere, sembra proprio che abbia un discreto campionario di linee di pensiero con cui confrontarsi, io non ho questa fortuna e mi piacerebbe essere al suo posto per fruire di tanta ricchezza dialettica. Tralascio il merito del resto delle cose tirate in ballo perchè non c’è lo spazio e il tempo, voglio solo entrare nel merito delle sue ultime due frasi, dove sostiene che il governo e i governi locali ci stiano andando piano col dare restrizioni. Io invece sono d’accordissimo con Wu Ming sul fatto che le restrizioni sociali attuali siano non solo esagerate ma senza una logica scientifica e volte solo a “tenere buoni” i cittadini e contestualmente non far perdere incassi ai soliti noti della finanza (che tengono in piedi il governo). Ergo se 2 + 2 fa 4 la nostra democrazia attualmente è molto molto in crisi. Dalle lamentele contro chi la pensa diversamente forse dovremmo passare a cercare nuovi modi di creare localmente spazi di libertà, senza interpretare quest’ultima parola in modo adolescenziale, ovviamente. Chi ha orecchi per intendere intenda. Buona giornata!
Caspita che bell’articolo!
Dopo aver visto come la trasmissione di Sigfrido Ranucci, Report, non faccia sconti a nessuno per la gestione della pandemia, il Vostro articolo induce autoanalisi per autocritica!
Audaci! Un bellissimo articolo, molto lucido. Grazie.
“A parte che questo è un incubo huxleyano, rivelatore di un’idea miseranda di vita umana”
che nessuno è in grado di dimostrare che non stia in fase di realizzazione. Conoscenza della storia aiuta a capire l’evoluzione del pensiero autoritario: nelle rappresentazioni, ieri il fascismo e l’imperialismo, oggi un’oligarchia imperialista globale. E mò ve l’ho detto! Buona giornata, a prescindere
Grazie. Mi da un po’ di speranza il fatto che qualcuno dica e diffonda questo punto di vista
Articolo eccellente di rara lucidtà in questo tempo dominato dalla confusione e dalla paura.
Che impedisce di pensare. Grazie
NEGAZIONISTI E NON..
Come al solito ,e come è inevitabile nella condizione storica data ,questi dibattiti avvengono tra persone che non si conoscono che non hanno un linguaggio “in comune” e un punto di riferimento politico o culturale condiviso o specificato. Io sono abituato, per formazione, a partire sempre dalla “analisi concreta della situazione concreta”. Dai fatti dagli avvenimenti dalle esperienze da tutti verificabili e dalle cose dette e fatte da persone concrete. L’uso del termine NEGAZIONISMO, in un ambito di movimento ecologista, è stato da anni riferito al NEGAZIONISMO del riscaldamento globale della crisi ecologica e dell’inquinamento universale. I PETROLIERI almeno da 5o anni corrompono scienziati (e molti si sono fatti corrompere!) per negare nascondere un dato di fatto che L’Ipcc e le varie Cop (ora siamo a 25 e non è successo niente..ed anche PARIGI 2015..è andata in vacca..perchè l’accordo è rimasto sulla carta…) denunciano da una vita. I governi del mondo tutti “fossili” e tutti subordinati al capitalismo liberista trionfante hanno di “fatto” negato la situazione che si stava determinando, ma che era già visibile da tempo. Il CLUB DI ROMA, per esempio ne parlava già nel 1972 con dati di aanalisi oggettivi. TRUMP ,arrivato al potere come conseguenza della cogestione fallimentare di quelli della TERZA VIA della globalizzazione liberista, si è messo alla testa a livello mondiale dei NEGAZIONISTI. Ha negato anche che il riscaldamento globale c’entrasse qualcosa con GLI INCENDI MAI VISTI DELLA CALIFORNIA. Ha dato fiato e fondi a petrolieri e a tutti i fossili per rilanciare alla grande IL SISTEMA . IL NEGAZIONISMO del VIRUS è stato conseguenza del negazionismo della CRISI ECOLOGICA PLANETARIA. Che è la causa del salto di specie e delle pandemie. Prima ha parlato di “influenzella” poi ha detto che a PASQUA tutto si sarebbe risolto e poi ha giocato la carta del VIRUS CINESE. Non ha mai organizzato alcuna forma di prevenzione..ed ancora ora gira senza mascherine rifiuta le distanze ecc. L’hanno abbandonato tutti, a partire da FAUCI, ma l’hanno votato 71 milioni di AMERICANI. E tutte le manifestazioni, anche quella della settimana scorsa, hanno mostrato diecine di migliaia di persone affastellate e senza nessuna distanza e mascherine. TRUMP ha fatto scuola e dato la linea a tutti quelli come lui o simili. Basti ricordare JOHNSON BOLSONARO e il cretino svedese e lo stesso MACRON…tutti erano impreparati a gestire la pandemia. Lo erano i sistemi sanitari passati sotto la scure delle LIBERALIZZAZIONI. Ma lo erano lorsignori tutti…perchè hanno subito messo al centro L’ECONOMIA IL PROFITTO IL PIL I MERCATI la CRESCITA idolatrata ecc. . Anche il nostro governo era impreparato …e ha messo al centro la stessa subordinazione ai padroni. A BRESCIA a BERGAMO ecc. le fabbriche non sono mai state realmente fermate. Ed è venuto fuori che il modello di “sviluppo-devastazione” andato avanti negli anni aveva avvelenato aria acqua terra e aveva fatto della PADANIA la zona più inquinata al mondo. Facile retroterra moltiplicante per virus ed altre malattie non considerate. Si muore di smog polveri sottili in 90000 l’anno in questo paese. E non da ora. Il governo non si è mai contrapposto alla CONFINDUSTRIA. Neanche ora. Ha propagandato il TUTTO TORNERA’ come prima. E molti ci hanno creduto alla lettera. IL CTS, composto di soli uomini e di soli specialisti medici, non ha mai letto la fenomenologia del virus con sguardo olistico interrelato e ha assistito (?!) al LIBERI TUTTI ESTIVO favorendo la follia delle discoteche delle balere dei bagni promiscui…Cioè quel rilassamento, sempre in nome degli affari, che ha incubato e diffuso la seconda fase. Non è intervenuto subito in LOMBARDIA ha accettato la demenziale e criminale azione-non azione di FONTANA e GALLERA ha accettato gli ASSEMBRAMENTI festeggiamenti calcistico sportivi. Ricordo a tutti che la partita ATALANTA-VALENCIA è stata una bomba diffusiva..giocata a MILANO e c’erano 50000 persone. Poi ci sono stati i festeggiamenti durati tutta la notte a NAPOLI dopo la Coppa Italia. Poi ci sono stati quelli di LA SPEZIA. IL VIRUS CALCIO ha funzionato. Come le discoteche SARDE. Dove BRIATORE e LA SANCHE’ hanno giocato un ruolo indubbio e di primo piano. Anche B. c’è rimasto. Tutto dopo la riunione in PARLAMENTO con Salvini Bocelli lo scienziato (?!) del San Raffaele..riunione in cui il virus è stato negato e ridicolizzato. Dire poi, come voi dite che IL NEGAZIONISMO è stato un fenomeno minoritario è falso. L’altro ieri a BERLINO erano 10000. E in mezzo mondo purtroppo non erano pochi. Da quello che ho detto è evidente. Non cito LONDRA e il ritardo del cretino inglese che ha cambiato un pò atteggiamento dopo che se ne stava andando. IL POTERE GLOBALE non ha combattuto nè prima nè durante nè dopo il virus. Nè hovisto movimenti capaci di indicare altra strada che quella di impedire il diffondersi del contagio con i metodi ormai canonici. CHIUDERE TUTTO PER UN TEMPO SUFFICIENTE. MA CHIUDERE DAVVERO. Non è stato fatto. Nel contesto dato io l’ho proposto e rivendicato. Ed era è l’unico m odo per salvare il più possibile i deboli. Ho sempre detto dando a tutti il necessario e il sufficiente ovviamente. Però IL VIRUS c’è. Molti sono morti e stanno morendo. Il ricollasso è in atto perchè niente è stato fatto da lorsignori tutti , governo e opposizione. Ci sono 7oo morti al giorno e ce la menano con l’RT . I VECCHI muoiono di nuovo sopratutto. I nipoti ,quelli dei navigli, delle discoteche, quelli che passeggiano a VIA CARACCIOLO mentre gli ospedali di NAPOLI collassano e c’è chi in macchina e senza posto prende l’ossigeno da fuori la macchina…Non c’è stata e non c’è la capacità nella situazione data di indicare un’altra strada e di percorrerla. Movimenti? Quali?. CGIL CISL UIL contrattano ma stanno al gioco delle toppe…come sempre. Gli altri? Certo che chiudere cinema teatri e musei e’ demenziale e lasciare al DAD i nostri ragazzi può avere conseguenze devastanti. Ma non c’è in questa politica intelligenza visione prospettiva…Speriamo che da oggi e dal mov. LA CURA AL POSTO DEL PROFITTO si rimetta in moto l’intelligenza sociale…Sono stato prolisso e mi scuso…scritto di getto…-http://blog.gaetanostella.it
Alcune domande un po’ laterali. Quando si parla di negazionisti, a che cosa si fa riferimento? Se io, per mio conto, mi faccio delle domande, più o meno oziose, sull’esistenza del virus, sulla sua diffusione, sulle terapie adottate, sull’organizzazione sanitaria o sulla politica statale, e delle cosiddette autonomie locali sono un negazionista? Ma sono più negazionista se queste domande le pongo sui social network? Se poi partecipo ad iniziative di protesta sono ancora più negazionista? In buona sostanza, come si costituisce il negazionismo? Esso è un (1) fenomeno emergente frutto di una contestazione della realtà, capace quindi di creare opposizione a programmi dominanti, (2) artefatto massmediatico sfruttato da gruppi politici per avvalorare o contestare, politiche governative o (3) episodico evento, frutto di processi comunicativi contemporanei, caratterizzati da tecnologie che entrano, come attori sociali, decisivamente rilevanti, capaci di far nascere, crescere e poi morire il negazionismo stesso? Condivido la tesi dell’articolo di Wu Ming, quando sostiene l’esistenza di una pluralità di critiche al fenomeno complessivo chiamato COVID, ma come sostenuto nel blog: https://gorghi55.wordpress.com/2020/11/17/covid-19-o-covid-2020/?fbclid=IwAR3z9FK3p8-t8_dSdrnmhMW4sbNrlZVrSA97mHaoE96iLjC8s3pmk_aBJ2M , pensare e soprattutto continuare a confondere i piani della malattia COVID 19 con quelli della sua “trasmutazione” (così lo chiama l’autore del testo) COVID 2020 non aiuta a farci passare dal punto (3) a quello indicato al punto (1). Perciò, considerando la forza comunicativa della coalizione esistente tra il campo della politica e quello mass mediatico, la prassi favorirà sicuramente l’affermazione dell’interpretazione contenuta al punto (2).
Un grazie a tutti per le vostre riflessioni, anche con visione opposte. In ogni caso mi da lo spunto, forse ovvio per confermare come la pluralità d’opinioni attorno ad un argomento si porta dietro quello che ciascuno è convinto di sapere.
Il virus della disumanizzazione c’era prima del covid. Eppure dicevano ‘restiamo umani’, per dire, solo per dire, perchè la base dell’esserlo, cioè la finitezza, l’imperfezione, sono state bandite da un pezzo. Così come la lotta tra queste e la possibilità di trascenderle. Figuriamoci poi la lotta di classe. E non è colpa del neoliberismo, semmai ne ha approfittato.