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Era il 2015 quando il sindaco di Comerio (Varese), Silvio Aimetti decise di assegnare due abitazioni di sua proprietà all’accoglienza dei migranti, rispondendo a chi gli diceva di accoglierli a casa sua. In terra di Lega, questa risposta risuonò come una provocazione e attirò l’attenzione persino della stampa nazionale, generando una forte eco.
Sono passati sei anni da quando Comerio ha aperto le porte ai nuovi cittadini, il sindaco Aimetti è a fine mandato e per lui è tempo di bilanci. La “Rete civica degli amministratori per l’accoglienza e la lotta alla povertà della provincia di Varese” nata grazie all’impegno del sindaco Aimetti, è una realtà di circa trenta comuni che praticano accoglienza diffusa: piccoli numeri in proporzione agli abitanti. Nei suoi dieci anni da sindaco sono state circa cento le persone che a Comerio sono diventate italiane.
Nel 2011, quando ha iniziato il suo mandato, i residenti erano poco meno di 2.700, quasi trecento erano stranieri provenienti da quarantatré nazioni. Nel 2021 i residenti sono diventati circa 2.970, gli stranieri sono quattrocentotrentaquattro provenienti da cinquantadue nazioni diverse. Dice il sindaco soddisfatto in un post apparso sulla sua pagina facebook: “Al contrario di quello che qualcuno potrebbe pensare la sicurezza è migliorata, le scuole e gli asili hanno più bambini che li frequentano, in generale il paese è più vivo. Dei quattrocentotrentaquattro stranieri residenti, sei sono ex richiedenti asilo che hanno ottenuto lo status di rifugiato e sono inclusi nel progetto SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) a cui Comerio partecipa con Besozzo. Questa è la realtà quando si parla di immigrazione. Troppe volte ci facciamo ‘imbrogliare’ da numeri, fatti e circostanze create in modo artificioso e scorretto…”.
bravi, una buona notizia che fa ben sperare sul futuro dell’umanita”.