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Introduzione: Lettere all’infanzia palestinese (parte I)
4 dicembre 2023
Ai bambini della Palestina che vivono nella paura
Il mondo vi ha deluso e vi ha derubato della vostra infanzia: avete tutto il diritto di essere arrabbiati e di gridare per la disumanità che viene inflitta a voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici. Le convenzioni internazionali messe in atto per difendere i vostri diritti umani vengono ignorate e non vi viene data la possibilità di crescere in pace e sicurezza. È di scarsa consolazione per voi che persone in tutto il mondo stiano cercando di denunciare e chiedere la fine delle ingiustizie che state sopportando. La speranza è qualcosa a cui possiamo aggrapparci e io spero e spero che queste voci vengano ascoltate e che troveremo un modo per fare ammenda.
Jacqui O’Riordan, University College Cork (Irlanda)
Traduzione dall’inglese di Matteo Ermacora
Immagine: Sunset in West Kerry, di Jacqui O’Riordan (Irlanda)
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14 dicembre 2023
Alla ragazzina ferita che chiede se è stato sogno o realtà
Nel corso degli ultimi due mesi ho visto molte immagini di Gaza che mi sono rimaste impresse. Ma la ragazzina che, mentre le pulivano la ferita, chiedeva con insistenza se fosse sogno o realtà, se quello che era accaduto alla sua casa fosse realtà o sogno (un incubo, suppongo), mi accompagna ogni volta che guardo il mio bambino di sette anni, i suoi amici, od ogni altro bambino.
Conosco la sensazione di svegliarmi da un incubo e di non essere sicura se si sia trattato di un incubo o no, se sono sveglia o ancora addormentata o anche di non essere capace di risvegliarmi completamente da un brutto sogno. Ma quella sensazione è sempre stata momentanea per me e i miei bambini e non posso immaginare il dolore di essere bloccati in quel brutto sogno, soprattutto a 5 o 7 anni. Vorrei poterti tenere la mano, svegliarti e consolarti. Come faccio quando i miei bambini piangono nel sonno; vorrei poterti dire che è solo un brutto sogno, che la tua famiglia sta bene, che la tua casa non è stata distrutta, che dobbiamo abbracciare i cattivi nei nostri sogni perché sono solo le nostre paure. Non posso farlo, e anche se non sono lì, penso che siamo intrappolati in questo brutto sogno e che ne dobbiamo uscire insieme. Nel frattempo, ti mando questo acchiappasogni fatto dalla mia amica, con intessuto tutto il nostro desiderio che questo incubo in cui sei intrappolata finisca.
Susana Cortés-Morales, Universidad Central de Chile
Traduzione dall’inglese di Bruna Bianchi
Immagine: Acchiappa sogni di Maritza Perez Pantoja (MariPé) (Chile)
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15 dicembre 2023
Al ragazzo che ama il suo gatto
Non sono un’amante dei gatti. Mia sorella ha una gatta, molto cattiva. Ma io amo il tuo gatto. Sembra dolce. E lo amo perché tu lo ami. L’hai salvato dal primo piano di una casa bombardata e benché tu stesso fossi traumatizzato, non l’hai abbandonato. Tutti gli abitanti di Gaza amano gatti? Vedo così tante fotografie e video di bambini e adulti che salvano gatti e gattini da sotto le macerie, li nutrono, se ne prendono cura e danno loro un riparo. Ho anche sentito che a Gaza c’è un caffè dal nome “Caffé al gatto”. È vero? Mi piace l’idea di un caffè intitolato al gatto.
Nella sua poesia Silenzio per Gaza il grande poeta palestinese Mahmoud Darwish scrisse del modo unico di esprimere la sacralità della vita. Gaza, dice, costantemente annuncia al mondo che essa merita di vivere. Rischiando la tua vita per salvare un gatto, tu annunci al mondo il valore della vita, offrendo al gatto la stessa compassione che a te è negata. Israele e i suoi alleati cercano di rubarti la tua umanità, la tua infanzia, le vostre famiglie, ma falliscono.
Tu continui a splendere e a vivere pienamente.
Conservo nel mio cuore la tua immagine e quella del tuo gatto. Leggo che hai dieci anni. Proprio come l’iconico Handala1. Handala è un ragazzino bloccato nel tempo, le mani strettamente incrociate dietro la schiena, e la sua schiena stretta alle nostre. Egli rifiuta gli ideali di un’infanzia e di una nazionalità palestinese imposte a lui da quelle stesse persone che gli negano il suo paese. Come Handala tu sei il simbolo della resistenza e della sfida della nazione palestinese di fronte alle più gravi forme di ingiustizia e di violenza. Handala rimane un ragazzo di dieci anni e comincerà a crescere solo dopo il ritorno alla sua terra. Guardo alla immagine di Handala e penso a te.
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Con la gioia che hai per la vita e la cura che dimostri per i tuoi amici felini, tu continui a ispirarci in tutto il mondo. Posso solo sperare che se io mi trovassi nelle stesse circostanze, saprei essere generosa come te.
Voglio ringraziarti. Grazie per l’amore e la cura dei gatti, per tutti, i tuoi genitori, la tua Gaza e la tua Palestina. E grazie perché ci liberi.
Siamo solidali. Ci preoccupiamo per te, per noi tu sei importante e noi ti amiamo, ma sappiamo che non possiamo salvarti. Perché sei tu che ti stai salvando. E la tua liberazione ci salverà tutti.
Per citare un compagno egiziano: “Non stiamo salvando la Palestina. È la Palestina che ci sta salvando […] È grazie al popolo della Palestina e di Gaza che siamo in grado di godere di questa piccola libertà. Dobbiamo loro tutto. Tutto.
In solidarietà Feryal
Feryal Awan, ULC, London, UK
Traduzione dall’inglese di Bruna Bianchi
Immagine: Gatto, di Abdelmalek Dahmani, 11 anni
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15 febbraio 2024
Mio caro amico, hai mai sentito un adulto dire “è complicato”?
Quando un adulto parla così è molto raro che SIA davvero complicato. Questa è la risposta che gli adulti normalmente danno quando non vogliono darti una VERA risposta. Forse perché non vogliono prendersi la briga e il tempo di risponderti. O forse perché sanno che non gli piacerebbe la risposta che devono dare.
Talvolta è perché una risposta solleverebbe altre domande sul loro comportamento. Sapete che gli adulti insegnano ai bambini a essere gentili, a essere onesti, a fare la cosa giusta, a non ferire gli altri, ad assumersi le proprie responsabilità, a non rubare?
Forse, alle volte dicono “è complicato” perché se rispondessero alla domanda, la loro risposta sarebbe tutt’altro che “complicata”, ovvero molto semplice. Una semplice, ma dura verità: che essi si stanno comportando in modo opposto a quello che insegnano ai bambini; che fanno solo finta di essere buoni, ma in realtà gli stanno bene le cose molto brutte che vengono fatte agli altri.
Vengo da un paese chiamato Sri Lanka. Forse ne hai sentito parlare. È un piccolo meraviglioso paese come il tuo. È famoso per il suo tè che agli adulti (e ad alcuni bambini) piace bere, e per il cricket, un gioco davvero complicato. Purtroppo, è anche famoso per la sua storia e il suo presente molto travagliati, cosa che condividiamo anche con voi. Anche nello Sri Lanka, per molti, molti anni, gli adulti hanno fatto cose brutte che hanno ferito molte persone e poi hanno detto: “è complicato”.
Ma noi vediamo attraverso le loro bugie che non è complicato, è molto semplice: le persone devono trattarsi l’un l’altra con gentilezza, amore e rispetto. Di questo ho scritto anche ai bambini dello Sri Lanka.
Quando vedo tutte le cose orribili, indicibili e crudeli che Israele sta facendo al tuo bellissimo Paese e al tuo popolo – cose che sta facendo da molto tempo, da prima che tu (o io o persino i miei genitori) nascessi – mi fa molto arrabbiare sentire le persone dire “è complicato”.
Naturalmente, tu conosci la storia del tuo bellissimo Paese meglio di me. Sai anche meglio di tutti noi che non siamo a Gaza, che non c’è nulla di complicato in quello che l’esercito israeliano vi sta facendo. È terrificante. È straziante. È doloroso oltre ogni misura. È snervante. È disumano. È sbagliato. Ma non è complicato.
Mi dispiace molto che tanti adulti che hanno potere continuino a fingere che sia complicato e non abbiano fermato questa furia crudele. (Mi dispiace ancora di più che gli adulti come me, che sanno che non è complicato, che sanno che è molto semplice, non siano riusciti a trovare un modo per fermarlo. Siamo molti di più, e il nostro numero cresce ogni giorno, man mano che sentiamo nuove notizie e vediamo nuove immagini della barbara crudeltà dell’esercito di Israele. Ci stiamo provando con tutte le nostre forze, ma non è ancora abbastanza.
Vorrei chiederti di perdonarci. Ma credo che “perdonare gli altri” sia una di quelle cose – come non mentire, non rubare, non fare del male, non uccidere – che gli adulti dicono ai bambini, mentre trovano scuse per se stessi e per altri adulti che infrangono queste stesse regole.
Credo che dobbiamo guadagnarci il tuo perdono. E questo significa che noi, come adulti, dobbiamo smettere di essere ipocriti. Forse hai sentito questa parola: ipocrita è una persona che dice una cosa, ma fa l’opposto. E ora stai pensando che “ipocrita” è un’altra parola per dire “adulto”? Sì, purtroppo lo è, e questa è una verità molto semplice e senza complicazioni.
Ma è solo quando noi adulti smetteremo di essere ipocriti, e quando fermeremo gli orrori che stai affrontando; quando potremo aiutarti a iniziare a sentirti un po’ più sicuro, un po’ meno affamato, un po’ meno spaventato, allora potremo venire da te e implorare il tuo perdono.
Visto come vi trattano gli adulti, penserai che quello che sto dicendo sia un’altra ipocrita bugia. Ma la verità è che voi siete la cosa più preziosa del mondo, come lo sono tutti i bambini. E non è solo ipocrisia, ma anche una sorta di follia di noi adulti, che abbiamo permesso ad altri adulti di farvi del male e di uccidervi in questo modo crudele.
Ma dove sono finite le mie buone maniere? Avrei dovuto presentarmi a voi fin dall’inizio. Sapete che vengo dallo Sri Lanka e sapete che sono un’ipocrita, anche se mi sforzo di essere più simile a un bambino. Devo anche dirti che mi chiamo Amal. Nella tua lingua il mio nome significa “speranza”.
Nella mia lingua significa “pura”. E proprio come il mio nome, continuerò a lottare con la pura speranza che presto finiremo questo orrore e la tua bella e preziosa Palestina sarà una volta per tutte libera.
Con tutto il mio amore,
Amal
Amal de Chickera is a Sri Lankan human rights lawyer and activist, and co-director of the Institute on Statelessness and Inclusion.
Traduzione di Bruna Bianchi
Immagine: Non è complicato di Ayaana de Chickera, 8 anni
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20 febbraio 2024
A tutti i bambini che hanno perso un arto
Ho visto a “Democracy Now” una sopravvissuta all’Olocausto, Marione Ingran, con il cuore spezzato perché sa cosa stanno passando i bambini di Gaza – sa cosa state provando voi. Le sue parole mi hanno fatto sussultare, perché proprio in quel momento ho capito che i bambini di Gaza stavano vivendo collettivamente una violenza che nessuno di noi può comprendere fino in fondo. L’avevo capito prima, ma proprio in quel momento, attraverso le sue parole, mi sono resa conto che voi dovete affrontare concetti che avrebbero dovuto essere oltre la vostra comprensione, concetti che nessuno dovrebbe affrontare.
Posso solo immaginare:
Il concetto di essere abbandonati dal mondo
Il concetto di come si permette che ciò accada.
Il concetto del perché noi.
Il concetto dell’eroismo che avete dovuto avere in così giovane età.
Il concetto dell’ingiustizia
E ancora il concetto della perdita di un arto.
Ho poi visto la straordinaria Neema Murhabo, regista e attivista congolese, spiegare, a proposito delle immagini negative del Congo condivise sui social media: “… questo fa ancora parte del sistema estrattivo che è stato istituito durante il periodo coloniale e che è ancora in corso.
e questo influisce sulla nostra autostima.
… se l’autostima è bassa, è difficile proiettarsi nell’immaginario e questo ti rende il miglior candidato per lo sfruttamento”.
È vero per i bambini in Congo e per quelli in Palestina.
Volevo quindi ricordare l’importanza di reggere uno specchio ai bambini di Gaza, mostrando loro quanto potere hanno in realtà, in modo da poter “proiettare nell’immaginario” un mondo diverso.
A tutti i bambini che hanno perso un arto, vi vediamo
vi vediamo,
vi sentiamo,
non siete soli
in un mondo che è governato
da persone che hanno perso
la propria anima
e per questo
possono solo
immaginare questo mondo brutale
vi vediamo
ti sentiamo
e noi,
possiamo immaginare
un nuovo mondo
possiamo immaginare un
mondo più giusto
per voi
e sappiamo che voi,
sì, voi
progetterete
un nuovo mondo
un mondo più giusto
per noi.
Carla (Libano/Regno Unito) scossa
Traduzione di Bruna Bianchi
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1 L’immagine di Handala è stata creata da Naji Al Ali, un noto vignettista palestinese assassinato nel 1987 per i suoi potenti e polemici. Naji Al Ali ha spiegato:
“Ho disegnato il bambino Handala come un bambino non bello; i suoi capelli sono simili agli aculei di un riccio e lui li usa come armi. Non è un bambino grasso, felice, rilassato e coccolato. È scalzo come i bambini dei campi profughi ed è un’icona che mi protegge dal commettere errori. Anche se è ispido, profuma di ambra. Le sue mani sono strette dietro la schiena come segno di rifiuto quando ci presentano soluzioni alla maniera americana. Quando Handala è nato aveva dieci anni e avrà sempre dieci anni, l’età in cui ho lasciato la mia terra, e quando tornerà, Handala avrà sempre dieci anni, e allora inizierà a crescere. Le leggi della natura non si applicano a lui, Egli è unico. Le cose torneranno normali quando tornerà ancora nella sua terra.
Toccanti, profonde, terribilmente vere. Grazie per averle raccolte e raccontate.
Grazie