I crimini attuali del governo israeliano, alimentati dalla peggiore ideologia razzista e suprematista che nulla ha a che fare coll’Ebraismo e la sua storia millenaria, minacciano di cancellare, agli occhi di molti, perfino l’orgoglio e la dignità di quella storia, scrive Fabio Marcelli. Il nome stesso dello Stato di Israele è purtroppo divenuto sinonimo di infamia per larghissima parte della popolazione mondiale. In tutto il mondo si susseguono manifestazioni spesso oceaniche. A Istanbul, dove mi trovo attualmente per seguire processi, visitare carceri e incontrare avvocati – aggiunge Fabio -, la solidarietà verso il popolo palestinese accomuna il cento per cento della popolazione, al di là di qualsiasi credo ideologico e religioso, riunificando un popolo spaccato praticamente a metà fra sostenitori e avversari di Erdogan
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Il genocidio della popolazione palestinese colla scusa dello sradicamento di Hamas continua. L’obiettivo è quello di ridurre tutta la Striscia di Gaza a una landa desertica e desolata per poter procedere tranquillamente allo sfruttamento dei giacimenti di Gaza che secondo i folli e criminali governanti israeliani dovrebbe consentire loro di gestire un nuovo hub energetico di forte potenzialità. Il più folle e criminale tra di essi, tale Amichai Elyahu, è giunto ad evocare l’uso della bomba atomica e la sua demenziale proposta è stata per il momento respinta, ma solo perché il fall-out radioattivo pregiudicherebbe la popolazione israeliana.
Questa è la tempra di una compagine governativa alimentata dalla peggiore ideologia razzista e suprematista che nulla ha a che fare coll’Ebraismo e la sua storia millenaria e colla riconosciuta vivacità intellettuale degli Ebrei, che ci hanno dato personalità di importanza fondamentale per la storia del pianeta come Karl Marx, Sigmund Freud, Rosa Luxemburg, Lev Trotzki, Albert Einstein e tanti altri.
I crimini attuali del governo israeliano minacciano di cancellare l’orgoglio e la dignità di questa storia millenaria e già il nome stesso dello Stato di Israele è purtroppo divenuto sinonimo di infamia per larghissima parte della popolazione mondiale. In tutto il mondo si susseguono manifestazioni spesso oceaniche. A Istanbul, dove mi trovo attualmente per seguire processi, visitare carceri e incontrare avvocati, la solidarietà verso il popolo palestinese accomuna il cento per cento della popolazione, al di là di qualsiasi credo ideologico e religioso, riunificando un popolo spaccato praticamente a metà fra sostenitori e avversari di Erdogan.
L’avvenire della possibile anzi necessaria convivenza pacifica tra Ebrei ed Arabi in Palestina è nelle mani di tutti quegli Israeliani che non si rassegnano ad essere gli ostaggi di un criminale di guerra e contro l’umanità. Ed è già cominciata la rivolta degli Israeliani contro il tiranno, limitata per il momento alla questione degli ostaggi, ma destinata a ampliarsi e radicalizzarsi, specie se continuerà la resistenza dei Palestinesi contro l’occupante, a Gaza come in Cisgiordania. È auspicabile che la carriera politica e la vita dello sterminatore, come dei suoi accoliti, finiscano all’interno di qualche angusta cella dove costoro siano chiamati a rendere conto dei loro innumerevoli crimini contro il popolo palestinese.
Ma oltre che di Netanyahu e della sua congrega di estremisti, occorre parlare dei suoi complici internazionali. A cominciare dal senescente e malfermo Joe Biden, la cui presidenza degli Stati Uniti, che si avvia fortunatamente verso l’inevitabile e ingloriosa conclusione, è stata davvero disastrosa per moltissimi aspetti, ma soprattutto per aver risuscitato lo spettro della guerra globale, prima in Ucraina e ora in Palestina. Biden non ha fatto davvero nulla per fermare i crimini di Netanyahu, fornendogli anzi soldi in quantità e armi sempre più sofisticate e distruttive per lo sterminio. La sua evidente complicità con Netanyahu sarà una delle cause della sua prossima sconfitta elettorale.
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Ma che dire del suo codazzo di ottusi sostenitori europei, che accecati come di consueto dagli imperiosi ordini di scuderia, sono anch’essi oggettivamente e soggettivamente complici dei crimini di Netanyahu? Particolarmente vergognoso il caso dell’Italia, che al contrario di altri Stati europei si è astenuta, per eccesso di zelo filoatlantico e filoisraeliano, perfino sulla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che chiedeva il cessate il fuoco, rendendosi così corresponsabile del massacro di migliaia di bambini e di innocenti. La vergogna è acuita dal fatto che si tratta, da La Russa alla stessa Meloni, dei discepoli e discendenti ideologici diretti di Giorgio Almirante – caporedattore della rivista “Difesa della razza”, organo del regime fascista destinato a promuovere l’antisemitismo, preparando così il terreno per la deportazione e lo sterminio degli Ebrei italiani – e che oggi osano lanciare infondate e ridicole accuse di antisemitismo nei confronti di chiunque critichi le politiche del governo israeliano. Costoro applicano come criterio direttivo della propria condotta quello di stare sempre e comunque dalla parte di chi pratica lo sterminio di intere popolazioni. Tanto per non sbagliare e purché ci sia il bollino di garanzia dell’Occidente.
La Palestina costituisce oggi il terreno decisivo per determinare la qualità del nuovo ordine mondiale: basato sui massacri, l’oppressione e l’apartheid, oppure sul riconoscimento dei diritti degli oppressi. La seconda alternativa appare oggi più che mai direttamente connessa alla democrazia, alla pace e in ultima analisi alla sopravvivenza stessa dell’umanità.
Questo articolo è uscito anche nel blog di Fabio su Il fatto Quotidiano
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