Nel suo primo anno di governo la destra non solo ha confermato l’orrore del memorandum d’intesa con la Libia e ripristinato di fatto i decreti Salvini, ma ha prodotto una dichiarazione di stato di emergenza migratoria, varato sei decreti legge, firmato un nuovo memorandum con la Tunisia, realizzato una Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni, istituito un “Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica”, emanato un decreto flussi e diverse altre disposizioni intermedie, senza citare le infinite dichiarazioni in materia. Eppure, ricorda il nuovo Dossier Statistico Immigrazione, in Italia, a differenza di altri paesi, il numero di migranti presenti non cresce da cinque anni… Dati e analisi del Dossier
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Si è tenuta il 26 ottobre presso il Teatro Orione a Roma la presentazione del 33° Dossier Statistico Immigrazione a cura di IDOS, in collaborazione con il Centro Sudi e rivista Confronti, l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” e grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese. Presentato in contemporanea in tutte le Regioni italiane, il dossier ancora una volta si è rivelato uno strumento efficace per descrivere il fenomeno migratorio odierno sia in Italia che nel mondo. Nel 2022 sono state circa 295 milioni le persone – uomini, donne, bambine e bambini – che hanno abbandonato il proprio Paese, circa un abitante ogni 30 sulla Terra. A fronte di un continuo e costante aumento delle persone che emigrano su tutto il pianeta, in Italia da cinque anni a questa parte, la presenza di stranieri si mantiene pressoché costante: 5 milioni di persone, l’8,6% della popolazione del nostro Paese. Le nazionalità maggiormente rappresentate in ordine decrescente sono quella rumena, marocchina, albanese, cinese e recentemente per evidenti motivazioni legate alla guerra in atto, quella ucraina.
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È certamente questo un dato rilevante su cui dovremmo oggi riflettere, già ribadito in precedenza e confermato dai vari studi di settore e che smentisce la narrazione di un Paese che è schiacciato dalla massa umana che arriva da ogni dove. È anche interessante rilevare che se la popolazione straniera si mantiene costante, la popolazione italiana dal 2020 al 2022, registra oltre un milione di unità in meno mentre aumenta il numero degli italiani che espatriano: ad oggi sono circa sei milioni gli italiani residenti all’estero, per lo più giovani.
Il dossier rileva inoltre che il contributo degli immigrati all’economia italiana e al suo sistema di protezione sociale è decisamente positivo: nel 2021 il saldo tra spese (28,2 miliardi di euro) e introiti (34,7 miliardi di euro) dello Stato imputabili all’immigrazione ha segnato un guadagno per l’erario pubblico di 6,5 miliardi di euro, fortemente cresciuto rispetto al 2020 (circa 1 miliardo di euro in più) grazie alla ripresa post-pandemica dei settori in cui gli stranieri sono più impiegati quali professioni non qualificate, addetti alle pulizie, badanti, operai, ambiti lavorativi spesso sottopagati a cui sempre meno italiani si rivolgono.
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Sono trascorsi cinquant’anni da quel lontano 1973 in cui la crisi petrolifera mondiale trasformò l’Italia, per la prima volta nella sua storia recente, da nazione di emigrati in un Paese di immigrazione ma ancora si continua a parlarne come un fenomeno a carattere emergenziale. Anni e anni di politiche allarmistiche e securitarie hanno modellato l’immaginario collettivo e nei confronti dei migranti, si è passati dall’empatia, al sospetto, alla repulsione, all’inimicizia, all’odio e talvolta alla gelida indifferenza. Non sorprende perciò se lo straniero è visto ormai come una minaccia che sottrae risorse, posti di lavoro, ruba, è un rischio per la sicurezza nazionale tanto che le disposizioni concernenti l’immigrazione vengono denominate “decreti sicurezza” dal precedente ministro degli interni Matteo Salvini. Eppure era soltanto il 1989 quando in agosto, l’omicidio di un richiedente asilo sudafricano – Jerry Masslo – nelle campagne casertane scosse la coscienza collettiva a tal punto che ne scaturì la più partecipata manifestazione antirazzista che l’Italia ricordi e, successivamente, la riforma legislativa sul diritto di asilo. Oggi, di fronte alla morte di migliaia di richiedenti asilo in mare, lungo la rotta Balcanica, nelle campagne, nei centri di permanenza per il rimpatrio, nelle baraccopoli, restiamo impermeabili e forse un po’ infastiditi. Come è stato possibile arrivare ad un cambiamento sociale così radicale? Luca Di Sciullo, direttore di Idos lo spiega così:
Grazie dell’ottimo lavoro svolto, fondamentale per conoscere veramente la realta’ migratoria.