Lo scalo di Porta Romana a Milano, per lunghissimo tempo abbandonato e inaccessibile, oggi è in predicato di diventare un nuovo avveniristico polo residenziale ma fino a qualche anno fa era la casa di molti cittadini afghani che da anni avevano ottenuto lo status di rifugiati ma che, abbandonati a se stessi, dormivano in baracche improvvisate lungo i binari, morti, del treno.
Noi li andavamo spesso a trovare per portare assistenza medica e sociale. In questi anni poi i rifugiati non hanno mai smesso di arrivare, a piedi, dopo viaggi durati anni, percorrendo migliaia di chilometri, attraversando molti paesi e superando infinite insidie.
Per poi ritrovarsi ancora una volta in un sistema di accoglienza carente, insufficiente e inadeguato. E mentre scriviamo sta ancora arrivando chi è partito l’anno scorso, in contemporanea con chi invece è riuscito a salire su un aereo dopo la precipitosa fuga da Kabul.
E ci troviamo ad oggi, dopo che l’Afghanistan è stato lasciato in fretta e furia, con la cattiva coscienza dell’occidente che assicura che questi rifugiati afgani non saranno abbandonati.
Così mentre gli scali ferroviari, vengono “riqualificati” in un implacabile processo di gentrificazione, la politica spende alcune parole di solidarietà e crea la categoria dei “rifugiati accettabili”, per le stesse persone che fino a ieri sono state ignorate nonostante fuggissero da un luogo di guerra che ha prodotto più di 70.000 vittime tra i civili negli ultimi venti anni.
Come Naga i nostri pensieri a tutte le persone che fuggono, che sono in cammino e a tutte quelle intrappolate in Paesi che non riescono a lasciare e il nostro augurio che si continui a parlare di diritto di accoglienza anche quando la cattiva coscienza si sarà placata.
Fonte: Naga
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