“From a plane it looks like the Earth has smallpox”“Dall’aereo sembra che la terra abbia la varicella”
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di Maria Rita D’Orsogna*
Vernal, Utah. Saranno in pochissimi a conoscere questa località rurale dello Uinta Basin, nella zona occidentale dello stato e con meno di 10,000 abitanti. Ma in questi giorni Vernal è alla ribalta delle cronache a causa del triste primato di mortalità infantile molto probabilmente dovuto all’inquinamento da trivelle e da fracking come raccontato da un medico, Brian Moench.
Per diciannove anni Donna Young ha lavorato come ostetrica. Non le era mai capitato di far nascere un bimbo morto fino al maggio del 2013. Scossa, va al funerale di questo bimbo pochi giorni dopo.
Al cimitero nota una cosa strana: un numero impressionante di bambini con una sola data per la nascita e la morte. Inzia a farsi domande, e visto che non aveva accesso a dati ufficiali, scova fra gli obituari della zona.
Tiene il conto per tutto l’anno e così scopre che nel 2013 sono morti 13 neonati – erano o appena nati oppure erano nati gia’ morti. Per un paese così piccolo è un un numero troppo elevato. Per l’anno 2013, il numero totale di morti a Vernal è stato di circa 176. Circa un morto su 15 era un neonato, vissuto un giorno o meno.
Nel 2010 il tasso di mortalità infantile era conforme con quello del resto della nazione. Adesso invece è sei volte tanto. In più lo Utah è uno stato a forte presenza mormone, dove il consumo alcolici e di fumo e di droga è molto basso, per cui ci si aspetta il tasso di mortalità infantile sia minore della media nazionale e non superiore.
Ma queste cose non si possono dire: Vernal è un piccolo paese dove pensano che il petrolio li salverà. E così sono tutti passati all’attacco di Donna Young. L’ospedale le ha mandato una lettera di minaccia e ha ricevuto telefonate non proprio carine. Ma ha seminato e diverse persone le hanno raccontato la loro storia. Anche il dottor Moench si è interessato alla questione ed ha anche sporto denuncia presso le autorità, ree di non avere , a sua detta, ottimamente monitorato le concentrazioni di ozono a Vernal.
E dai racconti delle altre mamme, si scopre che oltre alle morti premature a Vernal ci sono bimbi con rari difetti alla nascita: trenta bambini nati con lo stesso difetto. E’ sette volte più che la media nazionale.
Ma perché? I geni? Cambi nelle cure mediche? Tutte queste cose sono da scartare perché i geni non cambiano cosi repentinamente e i tassi di mortalità infantile qualche anno prima erano nella norma. Il sistema medico è lo stesso.
Mmh. L’ambiente? L’ambiente? Nella valle della Uinta, dove sorge Vernal, ci sono in totale 30,000 persone e ben 11,200 pozzi di petrolio e di gas con emissioni di fumi diesel, di benzene, di toluene. L’area è nota per avere alti tassi di ozono e di particelle fini nell’ambiente a causa dell’industria petrolifera – l’unica che esiste nella zona.
Tutto questo è inasprito dalle condizioni geografiche della valle che tende a tenere intrappolato tutto l’inquinamento prodotto. Una miscela esplosiva quindi perché respirare monnezza porta ad infiammazioni, che poi si traducono in attacchi di cuore, tumori, polmoni malati, e nel caso di donne incinte, ad infiammazioni alla placenta e ai feti.
Lo ammettono anche i petrolieri che l’alta concentrazione di ozono è un problema, ma non commentano sul reparto mortalità infantile. Ovviamente, nessuno può dire con certezza matematica che le morti di Vernal siano da attribuire all’industria del petrolio, ed è difficile dirlo, perché la città è piccola ed è difficile fare studi statistici in questo caso.
Però questo è quello che dice il dottor Brian Monech sulla questione: “We know that pregnant women who breathe more air pollution have much higher rates of virtually every adverse pregnancy outcome that exists. And we know that this particular town is the center of an oil and gas boom that’s been going on for the past five or six years and has uniquely high particulate matter and high ozone. So seeing this spike in perinatal mortality is not surprising. We can’t say at this point, and we probably can’t say ever, that each one of these deaths is due to air pollution. Much like we can’t say that someone’s lung cancer is definitely due to their smoking. But if you put the components of this equation in the context of everything else we know, it would say something”.
“Sappiamo che le donne incinte che respirano più aria inquinata hanno tassi maggior di ogni cosa che può andare storto durante una gravidanza. E sappiamo che questa particolare città è al centro di un boom del petrolio e del gas che va avanti da cinque o sei anni e che ha tassi particolarmente elevati di particelle fini e di ozono. E quindi vedere questi picchi di mortalità infanile non è una sorpresa. Non possiamo dire adesso, e probabilmente non potremo mai dirlo, che ciascuna di queste morti è da attribuire all’inquinamento dell’atmosfera. Proprio come non possiamo dire che la colpa del cancro ai polmoni di qualcuno è sicuramente dovuto al loro fumo di sigarette. Ma se uno mette assieme tutte le componenti di queste equiazioni in contesto di tutto il resto che sappiamo, e allora il tutto dovrebbe dirci qualcosa”.
Non sappiamo come andrà a finire.
Ma come sempre, ci sono dei bimbi a cui è stato negato il futuro, e delle mamme che hanno dovuto sotterrarre i loro figli il giorno stesso della nascita. E anche se non si riuscirà mai a trovare un nesso definitivo fra i due eventi – trivelle e bambini – il semplice buonsenso che suggerisce che riempire una vallata dove l’aria è stagnante con 10,000 pozzi di petrolio e di gas, non è proprio una idea felice.
* Fisica e docente all’Università statale della California, cura diversi blog (tra cui dorsogna.blogspot.it, dove questo articolo è stato pubblicato con il titolo Utah: i neonati morti nella città del boom del petrolio). La pubblicazione di questo articolo su Comune-info è stata autorizzata dall’autrice.
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