di Monica Pasquino
È di buon auspicio: un cancello ingiustamente sbarrato ha riaperto il 4 giugno, nel giorno dell’anniversario della Liberazione di Roma. L’Angelo Mai, centro di cultura indipendente, è tornato ad essere abitato mercoledì mattina. Lo ha disposto il 5 maggio il tribunale del riesame che ha accolto il ricorso contro il sequestro giudiziario effettuato il 19 marzo, nell’ambito dell’inchiesta condotta dal Pm Luca Tescaroli sull’ipotetica «associazione a delinquere» che vede coinvolte 41 persone del Comitato popolare di lotta per la casa. Mercoledì, finalmente, riapre il teatro di Via delle Terme di Caracalla, mentre lo spazio cucina e la sala contigua restano al momento sotto sigilli.
Il sequestro dell’Angelo Mai non era dovuto solo ai più comuni reati di somministrazione di cibi e bevande abusive, ma al concorso in un’associazione a delinquere, estorsione e violenza privata descritta come irradiata e torbida, simile ad un’organizzazione mafiosa.
L’ordinanza di dissequestro del teatro giunge a termine di un percorso scandito da due ordinanze del tribunale del riesame che smentiscono l’impianto accusatorio di Tescaroli, che confondeva la cultura indipendente con la mafia e trasformava la lotta contro l’emergenza abitativa in associazione a delinquere.
Nella conferenza stampa dopo la riapertura il collettivo dell’Angelo ha promesso una rapida ripresa della programmazione culturale, delle residenze con gli artisti e degli appuntamenti rivolti ai bambini e alle bambine (la prima è in calendario già giovedì, nel Parco San Sebastiano alle ore 14). Hanno partecipato alla conferenza stampa anche il capogruppo di Sel Gianluca Peciola e Sandro Medici per la Lista L’Altra Europa con Tsipras, la rete Deliberiamo Roma e molti attivisti di spazi sociali e culturali sotto attacco, dal Rialto a Casale Pachamama, da Scup al Teatro Valle.
Da settembre partirà all’Angelo Mai lo Sportello “La prima cosa” per rispondere al disagio abitativo sempre più diffuso in una città dalle contraddizioni sempre più aspre. Da un lato ci sono 5.000 nuclei familiari che abitano in case occupate, 30.000 richieste annue per usufruire di alloggi popolari e 650.000 persone in lista di attesa, dieci sfratti ogni giorno e 8.000 sentenze di sfratto ogni anno.
Dall’altro ci sono centinaia e centinaia di fabbricati abbandonati o sotto-utilizzati. Basterebbe rimetterli a posto, magari usando i 33 milioni l’anno che il Comune spende per ospitare solo 1.500 famiglie in residence sperduti, dagli affitti esorbitanti. Ma questo vorrebbe dire costruire un’altra politica e ostacolare gli interessi dei grandi costruttori…
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Foto tratte dalla pagina facebook dell’Angelo Mai
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