
Negli ultimi giorni i ciclofattorini milanesi, così come a Bologna e Torino, hanno occupato le strade dei quartieri centrali delle attività d’asporto per protestare contro l’accordo pirata Assodelivery-UGL (per questo motivo cacciata dalla confederazione sindacale europea) che ha tagliato le tariffe, mantenuto il cottimo e peggiorato le condizioni generali dei lavoratori. Sciopero, cortei spontanei e blocco del lavoro generalizzato anche degli altri fattorini proclamato fino a domenica 8 novembre.
Ubereats (già accusata di “caporalato” dal Tribunale di Milano) prevede 1,99 euro a consegna; Deliveroo ha abbassato le paghe e tolto i turni, obbligando i fattorini a restare connessi per ore senza guadagnare nulla; Glovo ha portato la paga base da 2 euro ad 1,30 con la parte variabile per chilometro che è passata da 63 centesimi a 50 cent; infine JustEat ha allungato le tratte e diminuito la paga minima, portata sotto i 6 euro.
Deliverance Milano e le sigle autorganizzate nelle altre città chiedono che venga applicata la legge 128 che prevede l’introduzione di una paga oraria di 10 euro lordi, come previsto dal Contratto nazionale dei trasporti e della logistica, oltre alle tutele dei rapporti di lavoro subordinati come ferie, malattia e Trattamento di fine rapporto.
Nella Milano zona rossa dove si preannuncia un nuovo ricorso massiccio all’asporto – permesso dall’ultimo Decreto del presidente del consiglio dei ministri – l’emergenza riders rivela quel lavoro sommerso e non tutelato più esposto ai rischi contagio e impoverimento.
Fonte: Off topic
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