Milioni di persone in tutto il mondo non smettono di manifestare, non solo scendendo in piazza, la propria protesta per l‘agonia di George Floyd, soffocato da un poliziotto bianco: vorrebbero che a nessuno essere umano fosse negato il diritto di respirare. “E questo ideale minimo di giustizia dovrebbe valere anche nei confronti di chi rischia continuamente di annegare in mare…”, scrive Alessandra Ballerini. Per questo da Lampedusa a Ventimiglia migliaia di persone, in tanti modi diversi, ogni giorno tentano tra mille ostilità di offrire accoglienza a profughi mentre avvocati e associazioni presentano esposti e denunce
“Se pretendi che finiscano i disordini ma non credi che l’assistenza sanitaria sia un diritto umano, se hai paura di dire che le vite dei neri contano e hai paura di denunciare la brutalità della polizia, allora non stai davvero chiedendo che cessino i disordini: stai chiedendo che l’ingiustizia continui. L’unico modo per risolvere questa situazione e uscirne definitivamente è garantendo giustizia… Se volete che finiscano i disordini, chiedete che le cose cambino“: questo l’accorato e puntuale invito della parlamentare statunitense Ocasio-Cortez in occasione delle manifestazioni per l’uccisione di George Floyd.
Ghandi direbbe: “Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo”.
Ma prima bisognerebbe chiarirsi cosa si vuole. Certamente le decine di migliaia di persone che manifestano in ogni forma, non solo scendendo in piazza, la propria indignata protesta per l‘agonia di un nero inerme soffocato da un poliziotto bianco immobile e sordo alla legge e alle suppliche, vorrebbero che a nessuno essere umano fosse negato il diritto di respirare. E questo ideale minimo di giustizia dovrebbe valere anche nei confronti di chi rischia continuamente di annegare in mare tentando di raggiungere la fortezza Europa.
Un amico con il quale siamo soliti fare scambi di letture mi ha regalato un libro di Yucatàn Noah Harari, Sapiens, da animali a dei, e tra le pagine avvincenti e spassose di questo testo sulla storia dell’umanità viene così sintetizzata l’evoluzione e il primato dell’uomo sapiens:
“La vera differenza tra noi e gli scimpanzé è il collante dei miti, che lega insieme grandi numeri di individui, di famiglie e di gruppi. Questo collante ci ha resi padroni del creato“.
E tra i miti Irrinunciabili che tengono insieme gli esseri umani, ai primi posti c’è quello della Giustizia. Per questo si protesta per l’uccisione del signor Floyd. Per questo volontari da Lampedusa a Ventimiglia tentano tra mille ostilità di offrire accoglienza a profughi e diseredati della terra mentre avvocati e attivisti presentano esposti e denunce chiedendo, appunto Giustizia, per i morti in mare.
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E per questo, come dice la parlamentare statunitense, pretendiamo che le cose cambino. Di più, come ci ha insegnato Ghandi, dovremmo essere noi quel cambiamento.
Abbiamo avuto molte settimane per riflettere, gestire paure, coltivare ideali. Abbiamo visto intuito i danni delle cattive politiche sociali e ambientali, abbiamo capito quanto male fanno la corruzione, l’evasione fiscale, l’incompetenza, l’inquinamento, la discriminazione. Abbiamo compreso sulla nostra pelle che diritti e libertà possono essere individuali solo se rispettosamente condivisi e tutelati.
Ora abbiamo compreso cosa vuol dire essere impotenti, vulnerabili, soli. E quanto siano preziose e affatto scontate le nostre libertà e indivisibli i nostri diritti.
Ora non abbiamo davvero più scuse per non pretendere o meglio essere quella Giustizia alla quale dovremmo naturalmente tendere se l’evoluzione della specie è servita a qualcosa.
E proprio in questi giorni, finalmente, il Consiglio della Regione Liguria ha approvato la proposta (di legge dei consiglieri Gianni Pastorino e Francesco Battistini per l’istituzione) del garante delle persone private delle libertà anche in Liguria che era l’unica di Italia ancora rimasta priva di questa fondamentale figura di garanzia. La notizia che il tutto il Consiglio (tranne la Lega che si è astenuta) ha votato a favore, evidentemente consapevole che della necessità di vigilare affinché nessuno, neppure il peggiore degli assassini, nelle mani dello Stato e delle sue divise, subisca le violazioni di quei diritti inviolabili che lo Stato dovrebbe tutelare, lascia sperare che un primo timido ma fondamentale passo verso il cambiamento si stia compiendo. Una boccata di aria buona, anche con la mascherina.
Alessandra Ballerini è avvocata civilista specializzata in diritti umani e immigrazione. Tra i suoi libri La vita ti sia lieve (Melampo edizioni), storie di migranti e altri esclusi.
Pubblicato anche su Repubblica di Genova (qui con l’autorizzazione dell’autrice).
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