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Giornali, politica, task force, Istituto superiore della Sanità e Protezione Civile annunciano ormai quotidianamente e con
trionfo il raggiungimento del famoso plateau e la “fine della pressione” sul sistema sanitario a pezzi. Il nuovo tono del discorso pubblico è coerente con la campagna di costruzione del consenso in vista della fine lockdown per aziende che in maggioranza non si sono mai fermate.
A spingere per la riapertura Confindustria a nuova guida Bonomi (Assolombarda, Falco) e il ceto imprenditore del Nord: mentre in Lombardia il contagio non si ferma (oltre mille nuovi casi ufficiali in ventiquattro ore), su 18mila richieste di riapertura in Prefettura quasi tutte sono state accolte; inoltre solo il 30 per cento delle aziende in continuità produttiva nella Città metropolitana di Milano ha attivato i comitati di sicurezza sul lavoro previsti dall’accordo del 25 marzo.
Mentre il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana autorizza la piena riapertura dell’e-commerce, nei giorni scorsi alla BRT di Sedriano e alla TNT Monza, due operai sono deceduti di Covid-19: i poli della logistica sono tra i luoghi di lavoro più esposti ai rischi focolaio, dove le condizioni di sicurezza e la vigilanza sindacale sono ai minimi.
Vicino a Brescia sono ripresi intanto i lavori nel cantiere TAV Milano-Venezia. Forza lavoro che si aggiunge a quella nelle zone focolaio del bresciano e del bergamasco, dove un nuovo accordo padronato-confederali prevede la piena riapertura del 100 per cento del manifatturiero locale.
Fonte: Off topic Lab
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