La “regoletta” kantiana di Alexander Langer e le responsabilità di noi adulti, a cominciare dagli insegnanti, di fronte a una rivolta giovanile senza precedenti che ci chiede di avere coraggio e di rivedere la categoria dell’impossibile
Stanno accadendo cose inimmaginabili. Oggi in piazza centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia e nel mondo. Un movimento di massa che chiede conoscenza e coerenza, si confronta con la complessità, pretende scelte di cambiamento da subito. Scelte che deve fare la politica, devono fare le imprese, dobbiamo compiere tutti noi, dunque difficilissime da attuarsi ma assolutamente necessarie. Chiede di tornare alla saggezza delle prime scuole fondate sulle sponde del Mediterraneo duemilacinquecento anni fa, che proponevano ai loro allievi di cambiare se stessi per capire, perché capire è cambiare e chi non cambia vuol dire che non ha capito.
Mezzo secolo fa l’immagine della rivolta giovanile era quella di una ragazza allegra, festante sulle spalle del suo compagno, che sventolava una bandiera rossa nelle strade di Parigi nel maggio Sessantotto. Oggi l’immagine di questa nuova rivolta planetaria è quella di una ragazza di sedici anni scura in volto, che urla il suo dolore ai capi di stato di sessanta paesi, accusandoli di avere rubato il futuro alla sua generazione e a quella dei suoi figli.
Sono decenni che sappiamo esattamente cosa sta accadendo al pianeta ma non siamo stati in grado di fare quasi nulla. Stiamo scaricando sulle spalle dei nostri figli e nipoti centinaia di miliardi di megatonnellate di CO2 che renderanno la loro vita impossibile, come è già impossibile a milioni di donne e uomini costretti ad abbandonare le loro terre, perché già oggi oltre la metà di coloro che sono costretti a migrare lo sono per ragioni ambientali.
Ripenso tanto in questi giorni al carissimo amico Alexander Langer, che oltre venticinque anni fa propose una “regoletta” kantiana oggi ineludibile: “Vivi e comportati immaginando che le tue scelte le possano fare tutti i sei miliardi di donne e uomini che abitano la terra”. Oggi ad abitare il nostro pianeta siamo in più di sette miliardi e quella scelta, inimmaginabile nell’occidente ricco e predatorio, appare ancora come l’unica strada percorribile.
“Risolvere la crisi climatica è la sfida più grande e complessa che l’Homo sapiens abbia mai dovuto affrontare”, ripete con ostinazione da un anno Greta Thunberg. Per affrontarla dobbiamo assumerci tutti le nostre responsabilità e osare rivedere la categoria dell’impossibile, per chi educa a partire dalla scuola, da oggi (leggi anche La sfida di Greta Thunberg alla scuola e a tutti noi).
Zammarchi dice
C ‘ è speranza infine…