di Lino Di Gianni*
Chi scrive queste brevi cronache è stato colpito in prima persona dal tumore, e conosce l’angoscia dei pensieri. Da quando è stato colpito un familiare dello scrivente, assiste come può in ospedale e a casa, scrivendo per aiutare chi non ha mai conosciuto questo universo separato, eppure diffuso, del tumore al seno che colpisce una donna su otto, a livello nazionale.
La prima cosa che senti, nel reparto, è il gracidare continuo dei pulsanti che avvertono le infermiere delle flebo delle chemio da cambiare.
Le persone con cuffie o con le parrucche conversano: che effetto ha fatto, a te, quella che chiamano “La Rossa”, la chemio più pesante? A certe donne hanno fatto anche la radioterapia, che ti ustiona. A certe donne hanno asportato una porzione di seno, o una mammella, o introdotto un espansore, o una protesi, o rimosso protesi per infezione. Una guerra a bassa intensità, sul corpo delle donne.
A me, dice una, quello che mi distrugge é la puntura per stimolare i globuli bianchi.
Ogni volta, esame, terapia, chemio se globuli e piastrine sono ok. Qualcuno mangia prima della chemio, poi sta male. Qualcuno sta molto male durante la somministrazione, nel letto o in poltrona, e le infermiere accorrono, con la dottoressa. Se sei nel letto, un familiare ti può assistere; se sei in poltrona no, perché la stanza è piccola e non c’è spazio. Le infermiere sono molto veloci e solerti nell’assistenza, e cercano anche di alleggerire la tensione e il carico di angoscia. Non mancano le recidive dei tumori, a distanza di anni.
Nel reparto è un continuo avvicendarsi di persone che devono fare esami e chemioterapie: esami per i globuli bianchi, per le piastrine; esami per il Nadir (valutare impatto complessivo chemio). Spesso arrivano pazienti che si mettono in fila per avere un colloquio veloce con l’oncologa. In questo reparto, del più grosso ospedale di Torino, la maggioranza assoluta è di donne operate al seno.
L’oncologa minimizza, ma il veleno iniettato è pesante: veleno contro cellule impazzite.
Sperando che serva per evitare il diffondersi di qualche cellula malata.
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