di Maria Rita D’Orsogna*
Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso della Medoilgas di Londra che si opponeva alla richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale, una elaborata procedura ambientale come requisito per autorizzare il trivellamento di cinque-nove pozzi e la costruzione di una FPSO (Floating Production Storage Offloading, ovvero la grande Unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico, ndr) nel campo Ombrina Mare al largo delle coste teatine (Chieti).
Siamo in tempo di elezioni e sono sicura che tutto il panorama politico d’Abruzzo vorrà prendersi merito di questo nuovo colpo alla Medoilgas: non è una vittoria finale, perché la Medoilgas ha ancora davanti a se possibili strade legali, ma certo la decisione di oggi è un grande passo in avanti per la salvezza del mare d’Abruzzo.
Vorrei però ricordare, prima che la politica e gli aspiranti alla politica prendano meriti che non hanno, che questo successo è del popolo d’Abruzzo, della sua sensibilità, del suo avere coraggio, del suo esigiere che la res publica fosse difesa e rispettata.
Senza la partecipazione dei cittadini, mai saremmo arrivati qui e non si deve credere per un minuto che il merito sia altrove. La politica ha firmato atti, ha ingaggiato avvocati e presentato ricorsi, ma il motore siete stati voi, cittadini d’Abruzzo.
Ciascuna persona che dal 2007 ad oggi ha manifestato, parlato con il vicino di casa, con gli studenti, con il collega di lavoro, ciascuna persona che ha speso del tempo a mandare osservazioni, a leggersi documenti, a vedere cosa fosse successo in Basilicata o che si è preso la briga di imparare cosa fosse una FPSO ha vinto oggi.
Nei suoi comunicati iniziali la Medoilgas parlava di avvio dei lavori del 2009 e che gli effetti ambientali sarebbero stati nulli o trascurabili. Gli abbiamo dato da filo torcere in questi anni e con costanza abbiamo mostrato con numeri e dati alla mano che le cose non stavano cosi. Occorre solo continuare lungo questo cammino, e sono sicura che vinceremo.
E’ la terza opera petrolifera che pare destinata al naufragio in Abruzzo; dopo il centro oli dell’Eni ad Ortona e la raffineria della Forest Oil di Denver a Bomba, ora tocca ad Ombrina Mare. Per non parlare degli altri progetti bocciati prima di nascere o delle concessioni abbandonate dai petrolieri stessi.
Io spero che Ombrina mostri che questa è la strada maestra da percorrere per tutto il nostro vivere civile in Italia, petrolio o cave o inceneritori che siano. Non ci si arrende davanti alle cose brutte ma ogni giorno si cerca di fare quello che si può perché il bene vinca. E se lo vogliamo, ma per davvero, si vince, perché non c’è nessuno che possa fermare un popolo maturo, cosciente, adulto, persistente, anche in Italia.
Ad majora.
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* Fisica e docente all’Università statale della California, cura diversi blog (tra cui dorsogna.blogspot.it). La pubblicazione di questo articolo su Comune-info è stata autorizzata dall’autrice (titolo originario Ombrina: il merito è di ciascuno di voi, cittadini d’Abruzzo)
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