Sono passati sei anni dalla grande manifestazione ai Fori Imperiali, il 28 aprile 2012, quando 50.000 persone hanno invaso il centro di Roma al suono di Veni, Vidi, Bici, per chiedere città a misura di bicicletta. La situazione è peggiorata perché è aumentato il numero di chi sceglie metodi leggeri di spostamento ma questo cambiamento non è stato recepito dalle istituzioni. Le persone costituiscono le città, ma le città sono state fatte per le automobili e rendono le persone deboli e infelici. Questa terribile realtà deve cambiare. Il manifesto della Bicifestazione del 28 aprile a Roma
di Bicifestazione
Le strade delle nostre città, delle periferie delle nostre città, sono l’unico spazio pubblico a disposizione dei cittadini. Sulle strade gli italiani vivono parte della loro esistenza tutti i giorni dell’anno, tutti gli anni della propria esistenza. Ogni italiano passa 9 anni della propria vita sulle strade cercando di muoversi. Sono 9 anni di stress, di odio sociale, di morte, di bruttezza, di solitudine, di veleno. Le strade delle città italiane, soprattutto nelle immense periferie sono in assoluto il luogo dove è più facile morire o rimanere feriti, dove si respira peggio, dove non si riesce a parlare o salutare un’altra persona, dove un bambino non può muoversi o giocare e pur essendo nelle città più belle del mondo le strade sono luoghi brutti e sporchi, l’inferno dell’esistenza moderna.
Vogliamo fare una rivoluzione, la più bella rivoluzione del mondo. Vogliamo sicurezza, salute, socialità e bellezza. Questo è possibile riducendo la dipendenza degli italiani dall’auto, favorendo l’uso del trasporto pubblico, della bicicletta e dei piedi per muoversi in città. Meno auto e più persone nelle citta` italiane: ci si muove meglio, si vive meglio. Sicurezza per tutti, ma soprattutto per i più deboli, anziani e bambini;
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- salute e benessere nella vita di tutti i giorni;
- più bellezza e amore per i luoghi in cui viviamo;
- relazioni e amicizia tra le persone;
- accessibilità e possibilità di muoversi in autonomia per tutti.
Il bello è che così facendo la mobilità sarà anche più efficiente e le città più ricche. L’unica cosa che frena la più bella rivoluzione del mondo è l’inerzia al cambiamento e la rassegnata accettazione per ciò che non va.
Oggi siamo qui per affermare che vogliamo il cambiamento e non ci rassegniamo.
- Vogliamo più trasporto pubblico. Nella legge di bilancio dello stato vogliamo che il fondo nazionale per il Tpl arrivi in tre anni a 5,5 miliardi di euro. Nei bilanci di comuni e regioni Regioni devono esserci contributi al fondo nazionale pari a 10 euro ad abitante per le Regioni e 50 centesimi ad abitante per i Comuni.
- Vogliamo più tram e metropolitane. Un piano nazionale decennale di investimenti finanziato dal governo per raddoppiare il chilometraggio delle reti di tram, metro o ferrovie metropolitane e migliorarne l’integrazione, con l’obbligo per le regioni e i comuni beneficiari di cofinanziare fino al 30% degli investimenti.
- Vogliamo l’intermodalità. Parcheggi bici e velostazioni alle fermate del Tpl e alle stazioni ferroviarie e vogliamo le bici sui mezzi pubblici come obbligo contrattuale nel contratto di servizio di RFI e per le aziende di esercizio dei servizi di trasporto.
- Vogliamo i piani della mobilità. I comuni facciano i piani urbani della mobilità e subordino le scelte urbanistiche alla disponibilità del trasporto pubblico e alla riduzione della dispersione insediativa, e che il Mit, le regioni e i comuni facciano i piani per la ciclabilità previsti dalla legge 2/2018. Vogliamo bike manager nei comuni, nelle città metropolitane, nelle regioni: vogliamo persone competenti e appassionate che si occupino di bicicletta dentro le istituzioni.
- Vogliamo città ciclabili. Lo stato, le regioni e i comuni finanzino stabilmente con 10 cent all’anno ad abitante la realizzazione di piste e corsie ciclabili, marciapiedi, zone 30, attraversamenti rialzati e illuminati, riduzione delle carreggiate stradali per favorire la circolazione in sicurezza di ciclisti, pedoni e disabili.
- Vogliamo la mobilità attiva e sostenibile a scuola. Percorsi sicuri per andare a scuola a piedi o in bici, incentivazione dei bicibus e pedibus (garantendo a entrambi gli opportuni finanziamenti che non li facciano dipendere dalla buona volontà dei singoli o dalla disponibilità di questo o quel bando), allontanamento del traffico dalle scuole, educazione alla mobilità attiva per gli studenti, introduzione della figura del mobility manager scolastico.
- Vogliamo la mobilità attiva e sostenibile nei luoghi di lavoro. Finanziamento del buono mobilità per premiare i lavoratori che fanno scelte sostenibili negli spostamenti e per attrezzare nelle aziende spazi protetti per le biciclette.
- Vogliamo la sosta in strada a pagamento. Ridurre lo spazio dedicato alla sosta nelle città per ridurre il traffico, recuperare spazio per disabili, pedoni, biciclette, trasporto pubblico, per la vita. Utilizzare i proventi per la mobilità sostenibile e abbattere le barriere architettoniche.
- Vogliamo i 30km all’ora in città. Una velocità massima di 30km/h necessaria a diminuire i morti sulle strade e modificare il Codice della Strada per permettere la realizzazione di tutti i presidi di sicurezza delle zone residenziali già in uso in tutta Europa.
- Vogliamo il rispetto delle regole di circolazione. Maggiori controlli e campagne per diminuire i comportamenti più pericolosi, tra cui l’eccesso di velocità, il sorpasso azzardato, la sosta su pedonali e ciclabili, l’uso degli smartphone.
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