Racconti da un corso di italiano per stranieri
di Lino Di Gianni*
Cosa ci fa un ragazzo di vent’anni col nome Hamid, a Cuba? “Mia mamma guardava le telenovelas, e mi chiamò così perché gli piaceva quel nome”. La sua fidanzata, anche lei cubana, anche lei nel corso di italiano, sorride. E sorride anche l’amica cubana che è con loro, tre ragazzi sui vent’anni. Io chiedo: “Come avete saputo che qui ad Avigliana (Val di Susa, Torino) c’era un corso di italiano per stranieri?”. Risponde un’altra signora cubana, che li conosce, e dice che l’ha detto lei alla loro madre, quando sono arrivati. “E tu – chiedo alla signora cubana che ha parlato – che ha girato il mondo con associazioni di volontariato, tu, Dulce, come hai scoperto che qui c’era un corso di scuola statale per adulti, Il Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti), dove si insegna anche l’italiano agli stranieri?”. “Me l’ha detto un’amica cinese di Giaveno, che viene a scuola qui. Lei lavora in un negozio di vestiti”.
I nostri corsi funzionano anche così, col passaparola dei corsisti che frequentano. Ricordo il gruppo molto simpatico e animato di uomini e donne dell’Armenia, e adesso la figlia di Liza viene da noi, perché vorrà studiare italiano all’università del suo paese. Oppure il gruppo di donne rumene, inizia una poi porta la cognata e l’amica. Anche una donna marocchina molto tenace, che ha iniziato da analfabeta in lingua madre e adesso è nel gruppo di livello A2, orgogliosa di rispondere alle domande di grammatica difficili. Mi mostra il libro con le spiegazioni in arabo che si è comprata. Lavora tutto il giorno come badante e abita presso la signora che l’accudisce. Ha dovuto imparare a capire anche il dialetto piemontese, ha dovuto imparare a farsi carico delle paure della malattia, delle manie di questa signora poco autosufficiente.
Io ogni tanto la guardo, con profondo rispetto per la forza di volontà di questa donna del Marocco,
uguale ad altre donne della Romania, del Perù, che hanno saputo farsi carico di nostri parenti anziani, con poche possibilità di muoversi in casa. Il loro non è stato soltanto un lavoro fisico, ma anche di accoglienza e contenimento di affetti e relazioni che loro hanno dovuto lasciare nei paesi di origine.
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È possibile creare un mondo nuovo a cominciare dalla vita di ogni giorno e dai luoghi in cui si costruiscono e intrecciano lentamente relazioni, immaginari, lingue? Sappiamo che la storia ma anche le teorie rivoluzionarie hanno spesso trascurato la vita quotidiana. Eppure è in quei meandri che nascono modi diversi di vivere. Ogni settimana, un maestro dalla Val Susa, metterà in comune alcuni appunti da un corso di italiano per migranti per contribuire a indagare e a far crescere sguardi diversi sul mondo
** Maestro per vent’anni nelle scuole elementari ora con adulti migranti per corsi di italiano in Val Susa, poeta e scrittore di racconti. Fa parte del movimento No Tav da oltre vent’anni. Questo il suo prezioso blog e la pagina facebook del Centro per l’Istruzione degli Adulti di Avigliana (Cpia5To). Ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui
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