di Lino Di Gianni*
Racconti da un corso di italiano per stranieri
Osservando, in coda all’aperto nell’ospedale.
Le persone anziane che arrivano in coda alle 6 per il prelievo di sangue. Qualcuno chiede: ma se siete in pensione, perché venire così presto? Qualcuno risponde: perché ti rimangono gli orari di quando lavoravi. Un’altra voce dice: perché devo prendere dieci pastiglie al giorno. Alle 6 sono il quarto in fila, aprirà solo alle 7,15, e a quell’ora ce ne saranno oltre cinquanta in fila.
Qualcuno chiede: chi è l’ultimo? Ma ci saranno i litigi, basterebbe dare un numero, o fare entrare nella sala d’aspetto. Ma è mai venuto qualche dirigente a vedere? I politici hanno le visite private, dal medico amico di amici che non li fa attendere.
Osservando, in coda dentro l’ospedale.
Le persone occidentali, le decodifichi partendo dalle scarpe in su: molte scarpe da ginnastica, sformate, comode, per i vecchi. I piedi che devono sostenere il peso del corpo
Le donne arabe hanno il foulard in testa, per preservare e mostrare la loro identità. Quasi che da una parte si invocasse la terra, per camminare, e dall’altra il cielo, per pregare.
Spesso i miei allievi sono andati in ospedale, magari soli, o accompagnati da qualcuno che parlava appena un po’ meglio. Difficile spiegare: il mal di pancia, perché la cooperativa dava sempre riso e pollo, comprati in grandi quantità. Difficile spiegare le malattie respiratorie, di un clima freddo, qui al Nord, a cui non sono abituati, coi giubbottini e il cappello e una bicicletta, per i più fortunati.
Pensare alle donne che devono partorire, in ospedale, lontano dalla madre, dalle sorelle o amiche. Pensare alla lingua con cui parleranno per la prima volta al loro bebè, mentre intorno il bagno linguistico sarà quello di un mondo sconosciuto, nuovo, incerto. Pensare che quando queste madri avranno tagliato il cordone ombelicale e si metteranno a studiare l’italiano, tenendo il figlio sul bordo di due mondi linguistici (la lingua materna e la lingua italiana). Pensare che quando il figlio sarà cresciuto, sarà andato a scuola, con amici italiani, cibi italiani, si sentirà dire dallo Stato: ci spiace, non possiamo considerarti italiano, perché non ci sono i voti, per te, in parlamento.
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