È possibile creare un mondo nuovo a cominciare dalla vita di ogni giorno e dai luoghi in cui si costruiscono e intrecciano lentamente relazioni, immaginari, lingue? Sappiamo che la storia ma anche le teorie rivoluzionarie hanno spesso trascurato la vita quotidiana. Eppure è in quei meandri che nascono modi diversi di vivere. Ogni settimana, un maestro dalla Val Susa, metterà in comune alcuni appunti da un corso di italiano per migranti per contribuire a indagare e a far crescere sguardi diversi sul mondo
di Lino Di Gianni*
Nel mio mestiere, capita spesso di incontrare persone eccezionali. Dico questo, senza esagerare, neanche un po’. La prova, potrebbero darla altri, che hanno conosciuto queste stesse persone. Nel mio mestiere, dovrei insegnare a parlare e leggere e scrivere in italiano. Dovrei, e ci provo, è il mio lavoro, dal 1993. Le persone che vengono da me sono stranieri, adulti. La mia scuola è pubblica, gratuita. Si chiama CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), prima si chiamava CTP (Centri territoriali permanenti), e prima ancora “150 ore”. Io sono un maestro elementare, statale.
Nei miei gruppi classe possono esserci persone che non sono mai andate a scuola nel loro paese (“analfabeti in lingua madre”) oppure persone laureate, appena arrivate in Italia, che vogliono imparare l’italiano. Non è difficile capire, quanto possa essere complicato, tutto questo. Ma anche, quanto possa essere bello, questo modo di incontrare continuamente mondi diversi in una stanza.
La mia precedente esperienza lavorativa, durata vent’anni, è stata quella di insegnare ai bambini e alle bambine delle scuola elementari, pubbliche, a tempo pieno. Nei quartieri popolari di Torino (Barriera di Milano, Porta Palazzo). Incontri pieni di sorprese, anche lì, e viaggi in compagnia di quegli extraterrestri, che sono i bambini. La costante di questi due insegnamenti , penso sia la voglia del viaggio di scoperta.
Uno di questi viaggi è stato attorno a una persona africana.
Un uomo giovane, a volte ragazzo, a volte vecchio. Ridente, sornione, impacciato e acrobata. Alla lettera: salti mortali sul palcoscenico (fa parte di un gruppo teatrale). Due anni in classe con lui, mai andato a scuola. Difficile usare bene la matita. Sembra un uomo tagliato con l’accetta, robusto, tagli netti, anche nella bocca e gli occhi. Capace di recitare a memoria un lungo pezzo di Stefano Benni, complesso e difficile, avendo solo il Bambarà come lingua parlata. E poi ascoltare, tanto, e rubare parole, per imparare. Un puro mago, per me.
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lino di gianni dice
Grazie molte alla redazione di Comune per la pubblicazione.
Solo alcune precisazioni: per 20 anni ho insegnato ai bambini a Torino.Dal 1993, sono passato ad insegnare nei corsi di italiano per stranieri ( nella Valle di Susa: a Rivoli, Avigliana, Bussoleno). Da sette anni mi sono trasferito da Torino ad Avigliana, stanco di una tangenziale disumana, e contento di trovarmi a poter partecipare alle manifestazioni contro il Tav, un imbroglio mangiasoldi che priverà la Valle di Susa della sua integrità e delle sue acque.
Senza contare che in Valle di Susa si attua il progetto “Accoglienza diffusa” dei migranti: piccoli numeri proporzionati agli abitanti, quattro o cinque persone in autogestione nelle case, e il Comune che controlla il rispetto degli accordi tra cooperativa e prefettura.