di Matteo Saudino*
Secondo Paola Mastrocola, il principale problema del nostro modello scolastico è uscire dal donmilanismo, il quale è diventato negli anni la prospettiva egemonica nella scuola italiana (fonte: Il Sole 24 ore, del 26 marzo 2017). Il pensiero di don Milani è stato talmente influente che “oggi la nostra scuola è esattamente quella che voleva don Milani”. Sempre secondo Mastrocola, oggi tale pedagogia è dannosa proprio per gli studenti più deboli, i quali dall’abbassamento del livello della scuola sarebbe penalizzati, in quanto non otterrebbero da essa gli strumenti per la mobilità sociale e il successo personale. Esempio: proporre delle sintesi e riduzioni della Iliade impoverisce l’apprendimento della lingua italiana. Dunque, sarebbe meglio ritornare all’Iliade del Monti.
A mio avviso, tale posizione è pericolosa, in quanto finisce per dipingere la scuola pubblica di massa come un luogo ormai di miseria culturale e per far rimpiangere la scuola dei tempi antichi, fatta di serietà e durezza formativa. Ma tale luogo rimpianto rischia di diventare uno spazio educativo astratto e elitario.
Noi docenti dobbiamo insegnare a chi abbiamo davanti e non a chi vorremmo avere e soprattutto la scuola deve essere autenticamente inclusiva.
La sfida della scuola democratica è unire quantità e qualità. Il tutto non si realizza certamente con la scuola dei mille progetti e dell’alternanza scuola lavoro, ma neanche con la condanna di esperienze didattiche che partono dal coinvolgimento dei ragazzi a partire dal mondo in cui vivono.
La scuola è nello spirito del tempo e da qui dobbiamo partire.
Paola Mastrocola ricorda l’appello dei 600 docenti universitari a difesa della lingua italiana e si augura una scuola più rigorosa. Condivisibile. Mi domando, però, se in questi anni, la Mastrocola abbia scritto articoli sull’alternanza scuola lavoro o sulle classi pollaio. O se abbia aderito a qualche sciopero contro l’impoverimento e l’industrializzazione della scuola statale. Altrimenti è facile proclamare di voler fare in classe grammatica e letteratura di alto livello se si lavora in licei altolocati o senza fare i conti con la realtà materiale con cui si confrontano ogni giorno centinaia di migliaia di docenti.
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Io sono il primo ad aderire a pochi progetti per avere il tempo per fare filosofia attraverso i testi e il dialogo, ma ciò deve sempre avvenire coinvolgendo gli studenti e a partire dai mezzi che hanno a disposizione. Altrimenti si finisce in un nozionismo formale e asettico, in un apprendimento calato dall’alto.
Mastrocola come insegnerebbe l’Iliade tradotta e curata dal Monti in un istituto tecnico o in un liceo scientifico di basso livello? E alle medie con trenta studenti, come farebbe a svolgere ore e ore di analisi grammaticale e logica? La centralità della lingua e della matematica è fuori discussione. Ma noi insegniamo nell’Italia di Maria de Filippi e non del maestro Alberto Manzi, di Renzi e Salvini e non di Moro e Berlinguer. Don Milani non deve certamente essere un feticcio o un totem, ma la scuola democratica da lui auspicata è lungi dall’essersi realizzata e attribuirgli la scuola dell’ignoranza di massa è disonesto intellettualmente. Grammatica e ortografia sono importanti, ma nel dire che sono reazionarie il sacerdote ci diceva che il punto di partenza di molti ragazzi è talmente diverso ed iniquo che valutare solo in base a quello era discriminante e sbagliato.
La scuola deve accogliere tutti, insegnare a tutti e per far ciò servono risorse per dare strumenti di crescita ed emancipazione a tutti gli studenti, a prescindere dalle appartenenze sociali e culturali; in questo non dobbiamo uscire dal donmilanismo, ma da un’istruzione piegata al mercato, che tratta la scuola come una spesa da tagliare. Oggi non dobbiamo uscire dal donmilanismo, ma dalla buona scuola liberista, che troppo forma gli studenti all’utilizzo di vacuità tecnologiche per avere un domani lavoratori deboli e ricattabili. E non basta dire che serve tornare all’analisi grammaticale, ma è indispensabile un rovesciamento e del paradigma educativo del mondo democratico e occidentale. Bisogna rimettere al centro dell’educazione l’uomo, non a parole ma nei fatti concreti, negli investimenti e nella formazione dei docenti. La scuola che forma allievi bravi, di cui parla Paola Mastrocola, esiste già e sempre esisterà: sono le isole di scuole ricche ed elitarie da cui escono i figli dell’alta borghesia. La costruzione della scuola democratica di massa e di qualità ha un prezzo, bisogna capire se lo vogliamo pagare.
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aldo zanchetta dice
Definire la scuola di Don Milani di basso profilo mi sembra non averla conosciuta. Ho avuto la fortuna talora di assistere (com-partecipare) alle lezioni e ho potuto apprezzare l’alto livello contenutistico e formativo della personalità. Solo chi predilige il nozionismo alla crescita morale e civile sviluppata in un lavoro collettivo può non averla apprezzata.
Aldo Zanchetta
Daniella Ambrosino dice
Sostenere che la scuola italiana oggi è esattamente come la voleva don Milani significa non aver mai letto “Lettera a una professoressa” e ignorare come fosse organizzata la scuola di Barbiana. Don Milani non voleva una scuola al ribasso, del lasciar fare e del lasciar passare, che tollerasse l’ignoranza e la mediocrità, ma una scuola che SI FACESSE CARICO degli svantaggiati, invece di escluderli e lasciarli dove stanno; una scuola a tempo pieno e anche molto severa ed esigente, ma che fosse innovativa nei METODI, che trovasse il modo di trasmettere delle competenze di alto livello, partendo dagli alunni e dal loro mondo mentale, presi uno per uno, in modo personalizzato, insistendo in particolare sulla capacità di ragionare e di esprimersi in italiano, la comprensione della matematica e la pratica effettiva delle lingue straniere, la conoscenza diretta del mondo esterno. Dove sta tutto questo nella palude di una scuola abbandonata al vivacchiare e al tirare a campare? Don Milani esigeva moltissimo dagli insegnanti, prima che dagli alunni, e per questo i professori e le professoresse (come Paola Mastrocola) non lo hanno mai avuto in simpatia.
JJ dice
Il donmilanismo esiste e continua a fare danni, come si evince dal mediocre post