Un interessante commento di una nostra lettrice a proposito del referendum del 17 aprile
di Elisabetta Sacco
Se riusciamo a mettere da parte per un momento l’arroganza del potere (Renzi ma anche Emiliano e il loro circo mediatico), c’è una questione, emersa insieme al risultato del referendum, che merita di essere approfondita: i pezzi di società in movimento hanno sempre bisogno di mettere in discussione i propri linguaggi per favorire quei cambiamenti che nei territori comunque si intravedono. Si tratta di sapere ascoltare e parlare con le persone comuni, si tratta di imparare a camminare anche con persone con le quali ci sono molte scelte non condivise.
Il referendum “No Triv” può allora continuare con linguaggi diversi a partire dal 18 aprile. Le sfide restano soprattutto due: ridurre la dipendenza dalle energie fossili nella vita di ogni giorno, ma anche coltivare pensiero critico e convivialità in piccole e grandi comunità locali, quelle in cui è possibile più facilmente incidere, perché si è in grado di formulare proposte sensate di cambiamento qui e ora.
Per essere un po’ schematici occorre trovare i linguaggi per:
- mettere al centro l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili e il risparmio energetico;
- ridurre sul serio l’utilizzo della plastica nella nostra vita e per fare del riuso e riciclo pratiche quotidiane;
- sostituire sempre di più come cittadini consumatori (o come contadini) l’agricoltura industrializzata con quella contadina (filiera corta, cibo naturale, vendita diretta, Gruppi di acquisto solidale, autoproduzione…);
- trasformare il nostro modo di muoverci (meno auto più spostamenti condivisi, a bici, a piedi);
- smettere di pensare che nasciamo per lavorare e aggredire l’ambiente naturale;
- imparare a valutare le cose non solo in termini di bianco e nero, vittoria o sconfitta.
No, non sono sfide facili, ma una buona notizia c’è: anche se poco visibili ai grandi media, molti e molte (come dimostra Comune) hanno già cominciato.
Emilia De Rienzo dice
Ho letto molti commenti qua e là arrabbiati per la poca civiltà dimostrata dagli italiani. Credo che questo modo di vedere le cose non ci porta da nessuna parte. Penso invece che dovremmo raddoppiare la nostra militanza e come dice Elisabetta parlare di più con la gente comune, quella che si incontra al mercato, nei negozi, ovunque. Io lo sto facendo e ho capito che molta gente ha bisogno di qualcuno che spieghi, che ascolti, che accetti di sentire cose che non condivide, che sappia costruire un dialogo costruttivo. E soprattutto bisogna raggiungere quelle persone che nessuno mai raggiunge…
Paola Scatena dice
Diffondere nuovi linguaggi per condividere le opportunità e per opporsi alla massa acritica e vischiosa.
Manuela Hastarocha dice
Si tratta di saper ascoltare e parlare con le persone comuni” questo dobbiamo unirci e fare, grazie
Mariafranca Ventrice dice
Smettere di pensare che nasciamo per lavorare e aggredire l’ambiente naturale!…
Claudia Pasqualini dice
Per essere più coerente con la mia decisione di votare SI da questo mese ho deciso di percorrere il tragitto casa lavoro (30 km) cercando di usare l’auto il meno possibile,così ho convertito la mia bici in e-bike. È uno spasso usarla e spero di dare l’esempio ad altre persone.Se poi guardo anche il lato economico mi costa 0,08 cent a ricarica, ne vale la pena.
paolo serra dice
aggiungerei un altro punto: evitare di usare strumenti incongrui che ti si rivoltano contro, l’arma dei referendum è già stata spuntata nella coscienza politica degli italiani dall’abuso che ne fecero i radicali, per sua natura il referendum abrogativo si dovrebbe occupare di problemi generali cosa che nessuna riga di nessuna legge può ovviamente fare, per questo è previsto un quorum (che magari andrebbe parametrato non più al totale degli elettori ma, per esempio, ai votanti per la camera delle ultime politiche precedenti), così ci si fa solo del male
saro dice
Condivido tutto quello che Elisabetta scrive e spero crede profondamente perché, l’unica strada che guarisce le nostre menti e quella di imparare a considerare gli altri importanti e quindi sentirli vicini con sincero, affettuoso calore e quindi occuparci e non preoccuparci.
Un caro saluto, lieti giorni