Il 17 gennaio la temperatura più alta del mondo è stata registrata nel parco nazionale Augrabies Falls, in Sudafrica, dove il termometro è salito a 45,3 gradi C., mentre quella più bassa è stata registrata a Tongulah, in Russia, – 60,0 C. Ma in tutto il pianeta, da New York al Giappone, dal Tibet al Kuwait, il ripetersi di temperature assolutamente estreme non è da tempo una novità assoluta. Al tramonto dello tsunami del terrore pandemico, volevamo la normalità? Eccola. Intanto i ghiacciai sono al collasso e l’Antartide è uno dei “punti di non ritorno” della crisi climatica, mentre viene alla luce che molto probabilmente il 90 per cento dei certificati emessi dalla Verra, la società leader mondiale nella certificazione delle compensazioni di anidride carbonica, sono in sostanza carta straccia
- Andamenti climatici
Gli ultimi otto anni, dal 2015 al 2022, sono stati i più caldi mai registrati nel mondo. Tutti hanno superato di più di un grado le temperature dell’era preindustriale, secondo Copernicus, il servizio europeo sul cambiamento climatico. In Spagna il 2022 è stato l’anno più caldo da quando sono cominciate le rilevazioni, la temperatura media annua ha sfiorato i 15,5 gradi, mentre fino al 2011 non erano mai stati superati i 14,5 gradi. In Francia, il 2022 è stato l’anno più caldo da quando sono cominciate le rilevazioni, con una temperatura media di 14,5 gradi. E’ stato l’anno più caldo anche in Inghilterra, con una temperatura media superiore per la prima volta ai dieci gradi. Secondo uno studio pubblicato su Advances in Atmospheric Sciences, la temperatura media degli oceani non è mai stata alta come nel 2022. Gli oceani assorbono più del 90% dell’eccesso di calore causato dalle emissioni di gas serra. Il riscaldamento globale ha raggiunto le cime dei ghiacciai della Groenlandia. Finora, scrive Nature, le conseguenza della crisi climatica nella parte centrale dell’isola erano poco chiare, mentre erano più evidenti lungo le coste, dove erano presenti più stazioni meteo che da due secoli effettuano le rilevazioni. Ora un gruppo di ricercatori ha prelevato carote di ghiaccio nella parte centrale dell’isola, a tremila metri di quota, ricostruendo le temperature del passato. Negli ultimi mille anni le temperature hanno subito varie oscillazioni, dovute alla variabilità naturale del clima. Ma dall’inizio dell’ ‘800 è stato constatato un costante e progressivo aumento delle temperature, e oggi la temperatura media della zona è superiore di circa 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale. I ricercatori hanno anche analizzato il grado di scioglimento del ghiaccio, fattore decisivo per stimare l’aumento degli oceani, registrando una notevole accelerazione a partire dal 2000.
Alla fine dell’anno, la situazione cambia radicalmente. Una tempesta di neve, accompagnata da freddo estremo, colpisce il nordest degli Stati Uniti, con almeno 61 vittime, la maggior parte nello stato di New York. Una tempesta di neve ha provocato 17 morti nelle isole di Honshù e di Hokkaidò in Giappone. Alcune tempeste in rapida successione , accompagnate da piogge torrenziali e forti venti, hanno provocato 17 vittime in California, negli USA. Altre 11 vittime sono state causate dalle tempeste nelle Filippine. Una rara tempesta di grandine, la prima da almeno 15 anni, ha colpito il Kuwait. Almeno sette le vittime di alcuni tornado in Alabama e Georgia, nel sudest degli Stati Uniti. Verso la fine di gennaio almeno 160 persone sono morte nell’ondata di freddo che ha colpito l’Afghanistan. Nella provincia di Ghowr le temperature hanno toccato i 33 gradi sotto lo zero. La Corea del Nord ha lanciato l’allarme per una ondata di freddo eccezionale nella parte nord del paese. Nella provincia dell’Heilongjiang, nel nordest della Cina, è stata registrata una temperatura di 53 gradi sotto zero, la più bassa da quando sono cominciate le rilevazioni. Infine, 28 persone sono morte travolte da una valanga mentre si trovavano nelle loro auto su una strada di montagna nella regione autonoma del Tibet in Cina. Numerose le alluvioni e le frane. Almeno 39 persone sono morte nelle alluvioni e nelle frane, che hanno colpito il centro sud delle Filippine. Centinaia di case e settemila ettari di coltivazioni sono stati distrutti. Il livello del fiume Paraguay ha registrato un minimo storico per il terzo anno consecutivo. E’ a rischio la navigazione dall’Oceano Atlantico al Paraguay e alla Bolivia. Una grande frana ha costretto 700 persone a lasciare le loro case nel dipertimento di Cauca, nel sudovest della Colombia. La frana ha anche causato la chiusura per almeno un mese della principale strada che collega il paese all’Ecuador (nota come “panamericana”). Numerosi anche gli incendi. Nel centrosud del Cile gli incendi alimentati da una temperatura superiore alla media hanno bruciato più di settemila ettari di vegetazione. Le fiamme hanno anche raggiunto Vina del Mar, distruggendo 131 abitazioni e causando due vittime. La deforestazione nell’Amazzonia brasiliana a dicembre scorso, ultimo mese della presidenza di Bolsonaro, è aumentata del 150% rispetto allo stesso mese del 2021. Tra il 2010 e il 2021 l’Honduras ha perso il 10% delle sue foreste. Una forte siccità ha colpito, per il terzo anno consecutivo, il centro dell’Argentina, minacciando la produzione agricola. E’ attualmente interessato il 54% del territorio argentino (il 14% in forma “grave”, il 9% in forma “estrema”). Negli Stati Uniti, in California, la valle del fiume Sacramento era nota per la coltivazione del riso. Ma nel 2022 la siccità e i problemi di irrigazione hanno più che dimezzato la produzione del cereale. Il 16 settembre 2022 in una foto scattata dal satellite Landsat 8 della Nasa migliaia di ettari di terreni agricoli, di solito verdi, hanno assunto varie sfumature di marrone e di grigio e risultano incolti. Nelle contee di Colusa e Geln nella parte ovest della valle, la superficie coltivata a riso si è ridotta dell’ 84 e del 75%. Secondo le stime, la produzione di riso della California diminuirà del 38%. Una nuova informazione scientifica, resa nota il 10 gennaio 2023, sarà molto utile nelle analisi climatiche. La cittadina di Planada, in California, rimasta allagata dopo le violente piogge che hanno colpito lo stato, rende noto che queste tempeste sono dovute a “fiumi atmosferici”. Si tratta di stretti corridoi di vapore acqueo che si sono formati quando i venti sull’Oceano Pacifico hanno attirato l’umidità dalle correnti di aria calda e umida sopra i tropici e l’hanno trasportata verso la costa occidentale. Gli scienziati stanno cercando di capire se il riscaldamento globale possa modificare il modo in cui i venti trasportano l’umidità nell’atmosfera, influenzando il numero di fiumi atmosferici che attraversano la California ogni anno. Infine, un articolo di Science analizza la situazione dei fiumi. Le attività minerarie illegali hanno inquinato i fiumi in molte aree del mondo. In base a dati satellitari, è emerso che rispetto a 37 anni fa, l’acqua è più torbida a causa della presenza di sedimenti sospesi. Il fenomeno, rilevato in 173 fiumi di 49 paesi, riguarda soprattutto le regioni tropicali. I paesi con più fiumi inquinati sono l’Indonesia, la Birmania, la R.D. del Congo e la Colombia. I sedimenti possono anche essere contaminati da mercurio e da composti chimici tossici. Per concludere, il 17 gennaio la temperatura più alta è stata registrata nel parco nazionale Augrabies Falls, in Sudafrica, dove il termometro è salito a 45,3 gradi C., mentre quella più bassa è stata registrata a Tongulah, in Russia, – 60,0 C.
- I ghiacciai al collasso
Due fonti diverse documentano uno scioglimento di ghiacciai di grandi dimensioni che dovrebbe verificarsi tra non molti anni, producendo drammatici effetti sul livello dei mari. Due spedizioni sulla piattaforma di ghiaccio Thwaites, in Antartide, hanno rivelato che potrebbe sgretolarsi in meno di un decennio, permettendo al vasto ghiacciaio alle sue spalle di scivolare in mare. Questa piattaforma di ghiaccio comincia dove l’enorme ghiacciaio dello stesso nome incontra la costa occidentale dell’Antartide. E’ un lastrone galleggiante di ghiaccio dello spessore di diverse centinaia di metri che si estende per circa 50 chilometri nell’Oceano Meridionale coprendone 800-1000 chilometri quadrati. Questa piattaforma fa da diga, rallentando lo scivolamento del ghiacciaio da cui proviene verso l’oceano, ma è qui che si stanno evidenziando forme di deterioramento e secondo gli scienziati ci sono cinque o sei modi per frantumarsi nei prossimi anni. Nel ghiacciaio vero e proprio c’è tanto ghiaccio da far innalzare il livello dei mari di 65 centimetri. Inoltre la scomparsa del ghiacciaio potrebbe destabilizzare gran parte del resto della calotta glaciale dell’Antartide Occidentale (che contiene una quantità di ghiaccio tale da far salire il livello dei mari di oltre tre metri). Restando al passato recente, dal 1995 il ghiacciaio ha perduto 1000 tonnellate di ghiaccio e attualmente ne perde 75 miliardi di tonnellate all’anno e il tasso di perdita è in aumento. Il testo qui utilizzato (“Il collasso che sta per arrivare”, in “Le Scienze” del gennaio 2023) è molto più lungo e complesso e richiede un lettore appassionato capace di comprendere la complessità di ricerche che si sono svolte in più anni. La seconda fonte è un articolo intitolato: “Il ghiacciaio del destino”, pubblicato su Internazionale n.1493 del 5 gennaio 2023. E’ più “leggero” e fornisce elementi storici sulle teorie relative allo scioglimento dei ghiacciai polari, ma parla anch’esso di una catastrofe imminente, le cui proporzioni sono ancora ignote, e considera l’Antartide uno dei “punti di non ritorno” della crisi cliamatica. Si parla anche di come si potrà vivere in tutte le città costiere quando il livello dei mari supererà i tre metri, di quante basi di ricerca sono state create entro i circoli polari artici e antartici, come devono essere equipaggiate le missioni di ricerca in queste zone impervie. In pratica i due testi si completano a vicenda, ma dovranno essere riletti spesso da chiunque sia realmente interessato alla crisi climatica ormai in atto e alle sue prospettive di breve periodo.
2. Meccanismi economici di danno ambientale
La truffa delle emissioni, Internazionale 1496, 27 gennaio 2023. Spesso le aziende compensano l’anidride carbonica che emettono finanziando progetti di tutela ambientale, ma molte di queste iniziative non hanno nessun valore. L’articolo inizia descrivendo la Verra, la società leader mondiale nella certificazione delle compensazioni di anidride carbonica, sul mercato non pubblico il 75% delle certificazioni è rilasciato da loro, cioè sono loro a trasformare aziende inquinanti in aziende sostenibili, che però possono così continuare ad inquinare. Grazie alla Verra negli ultimi anni migliaia di aziende in tutto il mondo hanno potuto proclamare piccoli e grandi successi sul clima. Ma la realtà è molto diversa. Un team di ricercatori internazionali ha preso in esame 29 degli 87 progetti di protezione delle foreste attualmente certificati dalla Verra e sono giunti alla conclusione che probabilmente più del 90% di tutti i certificati emessi è privo di qualsiasi valore. Carta straccia. Attraverso questi certificati sono finiti 89 milioni di tonnellate di anidride carbonica (equivalenti alle emissioni di Grecia e Svizzera messe insieme), ma lo studio citato copre solo un terzo di quelli emessi dalla Verra, e quindi è molto probabile che i certificati fasulli siano molti di più. Inoltre è da notare che quando le aziende inquinanti effettuano queste operazioni, non solo continuano ad inquinare, ma spesso sentendosi “coperte” aumentano le attività dannose per l’ambiente. Per questo una falsa compensazione non è solo una occasione mancata di proteggere il clima, ma può anche aggravare il problema. Nel 2019 si scopre anche una seconda società che si muove nella stessa direzione, la Pachama, anch’essa attiva nella produzione di certificati relativi a foreste “protette”. L’articolo qui utilizzato spinge poi più in profondità l’analisi, segnalando che già nel Protocollo di Kyoto del 1997 l’ONU aveva deciso di non includere le foreste nel meccanismo dello scambio di crediti di emissioni, ed evidenzia il fatto che nella Verra nata nel 2006 erano presenti gli organismi internazionali creati dalle imprese e dalle principali multinazionali, anche fossili come come la BP e la Shell. Ma il testo che abbiamo richiamato contiene anche molte altre analisi di grande interesse, e quindi ha un valore inestimabile per chi vuole realmente comprendere le logiche del sistema economico dominante. La Germania torna ai fossili e i gas serra volano. La Germania nel 2022 ha ridotto il consumo di energia, ma ha aumentato le emissioni di anidride carbonica. Motivo? L’uso di centrali elettriche alimentate a carbone e petrolio per sostituire il gas. Il ritorno all’uso dei combustibili fossili ha prodotto 761 milioni di tonnellate di gas serra, il settore trasporti ed edilizia sono stati i più inquinanti, però è stato il traffico a superare di quasi 140 milioni di tonnellate gli obiettivi della legge per la protezione del clima. Sempre in Germania, prosegue la lotta degli ambientalisti che hanno occupato una miniera a cielo aperto per l’estrazione di lignite. Dal 2006 la zona è stata consegnata alla RWE-Power Ag, una multinazionale a capitale misto, per il 10% partecipata dai fondi sovrani del Qatar. Vengono bruciate ogni anno circa 30 milioni di tonnellate di lignite nelle due centrali elettriche adiacenti alla miniera. Il conflitto si trascina da anni ed è tornato ad acuirsi nei mesi scorsi per bloccare il piano settennale di estrazione di recente reso noto dalla multinazionale. Trovate le terre rare in Svezia. A Kiruna è stato scoperto un giacimento di almeno un milione di tonnellate di metalli, la notizia è stata diffusa da Lkab, la società mineraria di proprietà del governo svedese. Le 17 terre rare sono fondamentali per la produzione di veicoli elettrici, smartphone, e turbine eoliche, ma finora era la Cina a detenere oltre il 93% di questi giacimenti. Ci vorranno tuttavia oltre dieci anni per iniziare l’estrazione di quantità commerciali, anche perchè il governo svedese intende utilizzare metodi che non prevedono l’uso di combustibil fossili.
3. Il clima in Italia
A metà dicembre 2022, in Italia, dal punto di vista atmosferico il paese era diviso in due: freddo e neve sparsa a nord, temperature quasi primaverili al centro e al sud. Nella seconda metà di gennaio 2023 questa spaccatura meteorologica si è quasi ribaltata. Da giorni il centro sud è abbondantemente imbiancato anche a bassa quota e spazzolato da venti burrascosi, mentre il nord rimane ai margini, con tempo asciutto e ampie schiarite. In tutto il mese, tuttavia, la temperatura media è stata piuttosto elevata, il Po ha avuto una portata dimezzata rispetto a quella ordinaria. Per la qualità dell’aria nelle città il 2022 è stato uno degli anni peggiori. A Milano il limite massimo di concentrazione giornaliera del PM10 è stato superato per 91 volte, 30 in più rispetto al 2021, mentre secondo la direttiva europea il limite non dovrebbe essere superato più di 35 volte, mentre anche Torino e Padova non lo hanno rispettato. Nessuna delle 13 città monitorate rispetta i valori suggeriti dall’OMS sia per il Pm10 che per il PM 2,5 e gli ossidi di azoto. Oltre all’inquinamento derivante dall’uso di motori diesel, le residenze abitative di tutte le città principali sono per oltre il 75% vetuste, dispendiose e inefficienti.
- Strumenti
Gianfranco Bettin, I tempi stanno cambiando, clima, scienza, politica, PBM, Edizioni e/o, Roma 2022
Giorgio Dell’Oro, La leggenda dell’oro bianco, la storia del sale, Carocci editore, 2022
AA. VV. Che cosa è la decrescita oggi, Edizioni Ambiente, Milano, agosto 2022
Vandana Shiva, Dall’avidità alla cura, La rivoluzione necessaria per un’economia sostenibile, Emi, Verona, luglio 2022
Officina Saggiatore, Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri, Il Saggiatore, gennaio 2023
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