Siamo i corpi, le vite, la carne da cannone di cui si alimenta questo modello di sviluppo costruito sulla crisi permanente e di cui la guerra è parte, i cui costi sociali, economici e ecosistemici non sono mai calcolati. Siamo le donne che vivono la guerra anche in tempo di pace. Contro la guerra dei potenti, per un’Europa senza confini, democratica e solidale: l’8 marzo la marea transfemminista scende in piazza ed è in sciopero per far tacere immediatamente le armi

8 marzo – sarà sciopero transfemminista contro la guerra!
Con l’invasione russa dell’Ucraina siamo stat* proiettat* in uno scenario solo un mese fa inimmaginabile: la terza guerra mondiale, la guerra nucleare come orizzonte distopico non sono mai state prospettive così vicine e concrete.
Contemporaneamente vediamo tornare a galla i soliti vecchi arnesi dello violenza bellica che schiaccia le vite, distrugge le città e le infrastrutture della vita sociale e comunitaria, terrorizza, affama, uccide, separa uomini e donne in base a destini imposti e prestabiliti, fa dei confini d’Europa e dell’accoglienza ai rifugiati un filtro razzista inquietante che rievoca il peggiore incubo, passato e presente, del continente.
Ma è anche la guerra che sperimenta strumenti nuovi: le pesanti sanzioni economico-finanziarie volute dalla NATO e approvate dalla UE che non toccheranno Putin e gli oligarchi russi ma che colpiranno in prima istanza la popolazione civile; che avranno gravi conseguenze anche in Europa e che molto probabilmente innescheranno una nuova pesantissima crisi economica globale nella già profonda crisi prodotta dalla pandemia.

A pagare saranno i poveri, le donne, i disertori dei ruoli di genere, le persone migranti bloccate ai tanti confini, usate come armi in una guerra vecchia come il mondo eppure sempre nuova.
La guerra russo-ucraina ha già azzerato il progetto di rilancio economico europeo, avviato con NextGeneretion Eu e con il PNRR. E l’emergenza climatica, ormai conclamata, scala di nuovo nell’ordine delle priorità: l’approvvigionamento energetico impone il ritorno al carbone, alle fonti fossili e al nucleare per garantire continuità allo sviluppo capitalistico, anche se questo è palesemente incompatibile con la vita del pianeta. L’italia intanto, sull’onda di una mozione guerrafondaia e dalle conseguenze sociali devastanti, torna in stato di emergenza per consentire a un governo senza opposizione di agire con le mani libere per contenere i danni sulla macchina produttiva.
Siamo i corpi, le vite, la carne da cannone di cui si alimenta questo modello di sviluppo costruito sulla crisi permanente e di cui la guerra è parte, i cui costi sociali, economici e ecosistemici non sono mai calcolati. Siamo le donne che vivono la guerra anche in tempo di pace.

Il prossimo 8 marzo chiamiamo tutte e tutti allo sciopero contro la guerra, a riempire le piazze che Non Una Di Meno sta organizzando, a prendere parte alla mobilitazione permanente per far tacere immediatamente le armi. Saremo alla manifestazione nazionale a Roma del prossimo 5 marzo.
Fermiamo la guerra in Ucraina, fermiamo il riarmo delle potenze mondiali, fermiamo l’escalation bellica sui corpi della gente!
Sono d’accordo, usano le crisi di qualsiasi natura per potersi arricchire sempre di più e imporre ciò che ai popoli non conviene assolutamente… l’umanità è sempre stata “fregata” così.
L’otto marzo sarò in piazza a Catanzaro….
Con Voi donne in piazza da un letto d’ospedale e molto anziano, fiducioso di uscire da un covid dalle origini poco misteriose se note.
Spero, conto di poter essere con voi nonno co-costruttore di frammenti di un mondo nuovo e possibile, dove ogni comunità di persone metta in gioco tutto quello che ha tra risorse e saperi per crescere assieme alle nuove generazioni prima che sia troppo tardi, come scriveva Papa Francesco nella Sua Laudato Si’ . Sia grande e vivace la vostra manifestazione di donne che state arricchendo anche la vita di amici di Maschile Plurale ed Uomini in Cammino.