di Savina Dolores Massa*
La Sirenetta e Moby Dick il mare lo conoscono da decenni. Si incontrano spesso in acque prive di muri o fili spinati. Si trovano e parlano ma non della fama che ha reso loro immortali, no.
No, anche se in troppe giornate nelle quali provano a portare a riva i disperati in fuga dalle guerre, dalle carestie, o per il semplice diritto a calpestare ogni angolo di terra sopra questa sfera rotante, si dicono – occhi amari contro occhi amari – “siamo nati invano”.
È inutile piangere dentro il mare: nessuno saprebbe distinguere una lacrima sottomarina da un vento d’acqua provocato dal nervosismo di un corallo. Non è corallo.
È una mano lavata dalle correnti.
Scarnificata, baciata, nel saluto ultimo: ora è innocenza sporcata quanto il fondale che le è tomba.
Piangono, la sirena al profumo di scorie e la balena mai più bianca nel corpo, lo zampillo in petrolio.
Una volta era urlo di libertà nel salto. Una festa.
Infettata nel respiro è la balena più grande del mondo.
Piangono le stelle marine desiderandosi farfalle se mai più potranno danzare tanghi su una rena mortificata da cento lame rotanti.
Chiasso, in fondo al mare, paura per la manta che chiama a raccolta ogni conchiglia e anemone e pesce.
Meduse meduse meduse. Ectoplasmi neri.
… Una volta
vissero Andersen e Melville…
Accorrono e parlano, tutti assieme gli abitanti del mare.
Dalle loro memorie, in voci diverse, emergono mormorii. Una voce di delfino soffia “vi racconto la fiaba di Noé”.
Silenzio.
Ha bisogno di silenzio la culla più bella mai vista, e di rispetto obbligato. Ogni onda.
Ogni onda capace di regalarci il sogno non merita stupro. Saprebbe adirarsi, ma è stanca
ferita
ammalata per ogni forma di insulto.
Ogni onda ogni
è sgomenta di fronte all’ingordigia umana. Ogni è dire tutto.
Parlò per ultima la Balena Bianca, “sarò per voi come Noè”.
Fu lei a decidere, “andremo via, sconfitti, liberando il mare. Ci sia concesso almeno il libero arbitrio su come morire. Nel vuoto più scuro e profondo potranno trivellare ogni, ogni granello di sabbia. Stanno rubando l’onore del mare, la vita stessa del creato, compresa la propria.
Andremo
via,
e quando poi
su una sponda qualsiasi
si troveranno a passeggiare, si cerchino il cuore,
osservando un mare assassinato. E fu per denaro”.
La Sirenetta aggiunse
affogando affogando volando nell’aria “che nessuno osi più cantare una storia
nominando il mare”.
* Savina Dolores Massa, scrittrice, partecipa alla campagna per il sì il 17 aprile a suo modo, cioè con un racconto-poesia. Se non la conoscete, guardate nella Bottega del Barbieri, da cui abbiamo tratto questo testo, alcuni suoi scritti e le recensioni dei suoi libri, uno più bello dell’altro.
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