Si è tenuto a Bilbao il secondo congresso di economia sociale e solidale. Al centro la volontà di confrontarsi e collaborare, raccontare le esperienze dei propri territori e ascoltare quelle degli altri per costruire insieme una via per affermare queste scelte nelle sedi istituzionali come nelle relazioni quotidiane. Non si è trattato semplicemente di costruire un progetto, bensì di unire percorsi all’interno di un processo multidimensionale di trasformazione
di Nora Inwinkl*
Dal 10 al 12 novembre si è tenuto a Bilbao il II Congresso di Economia Sociale e Solidale dal titolo “El displiegue de la economia social y solidaria. ¡Es la hora de transformar la economia!”. Evento che prende il testimone dal primo congresso tenutosi a Saragozza nel 2014 e che viene questa volta organizzato nella città basca da REAS Euskadi (Red de Economia Alternativa y solidaria del País Vasco), con REAS Red de Redes (la rete nazionale che raccoglie al suo interno le reti di economia sociale e solidali delle varie regioni) e con l’Universidad del País Vasco.
Tre giorni che hanno visto riunirsi differenti realtà della ESS attive sul territorio nazionale: lavoratori e lavoratrici, attivisti e attiviste, rappresentanti delle istituzioni pubbliche, persone provenienti dal mondo della ricerca e della formazione, ma anche cittadini e cittadine che, incuriositi, si sono affacciati per saperne di più. Un totale di 400 persone iscritte per un’organizzazione, a dir poco impeccabile, costruita attorno a sei assi tematici:
1) Economia inclusiva e democratica;
2) L’economia sarà solidale se è femminista;
3) Creazione, sviluppo e trasformazione del tessuto produttivo de la ESS;
4) Beni Communi e ESS;
5) Aggregazione della cittadinanza e ESS: strutture cooperative ampie;
6)Transizione verso nuove economie in un mondo sostenibile.
A muovere le fila del congresso la volontà di confrontarsi e collaborare, raccontare le esperienze dei propri territori e ascoltare quelle degli altri, costruire insieme un percorso volto all’affermazione dell’ESS tanto nelle sedi istituzionali quanto nelle relazioni quotidiane. Non si è trattato semplicemente di costruire un progetto, bensì di unire percorsi all’interno di un processo trasformatore multidimensionale.
Il potere trasformativo della ESS non si deve ridurre infatti alla sola dimensione economica ma deve incidere anche sulla dimensione socio-politica e su quella politico-istituzionale. Per trasformare i territori e proporre un modello di sviluppo alternativo al capitalismo neoliberista oggi egemone, è necessario che l’ESS si dispieghi come un processo che comprenda un’azione economica volta a generare nuove attività economiche che rimettano al centro gli individui e contrastino le attuali pratiche di esclusione e sfruttamento; un’azione socio-politica che promuova prima di tutto un cambio culturale e sia in grado di mobilitare i differenti gruppi che compongono le società per costruire alleanze; un’azione politica-istituzionale che punti alle istituzioni locali per sviluppare politiche pubbliche che promuovano l’ESS.
Questa terza dimensione è stata affrontata ampiamente durante il seminario che ha anticipato l’apertura del congresso e che si è tenuto il giovedì mattina. Era intitolato: “Seminario sobre Políticas Públicas Locales. Transformar los territorios desde la Economía Solidaria”. Il tema non è certo nuovo, come si è potuto precedentemente constatare durante la Trobada Internacional de Municipalisme i Economia Solidària che si è tenuta a Barcelona lo scorso ottobre. Al centro del seminario di Bilbao c’è stata l’idea che uno degli ambiti di lavoro del movimento dell’ESS è la promozione di politiche pubbliche nell’ambito locale. Per trasformare l’economia è infatti indispensabile l’intervento nei territori e qui le istituzioni locali giocano un ruolo chiave: sono infatti le istituzioni di prossimità, quelle più vicine alla cittadinanza, fornitrici di servizi e luoghi in cui dare forma a una democrazia partecipativa e di prossimità. L’obiettivo principale è infatti quello di sviluppare in questi territori pratiche economiche alternative attraverso le quali costruire nuovi modelli di gestione della cosa pubblica, stimolare proposte alternative di sviluppo locale e, più in generale, contribuire alla costruzione di strategie territoriali che pongano al loro centro la sostenibilità della vita.
Il Seminario è stato anche l’occasione per presentare una guida sulle politiche pubbliche redatta della Reas Euskadi, dal titolo ‘Transformando los territorios desde la Economía Solidaria. Herramientas para el impulso de políticas públicas locales‘. Il volume riflette sullo stretto legame che sussiste tra sviluppo umano locale e ESS e analizza le opportunità proprie del municipalismo trasformatore nella promozione della ESS: ‘creare le condizioni necessarie, facilitare o finanziare lo sviluppo delle sue iniziative, promuovere i suoi prodotti e i suoi servizi, sensibilizzare l’intera popolazione, partecipare direttamente al suo sviluppo’ . La guida si presenta come un vero e proprio manuale d’uso rivolto alle autorità locali invitandole a farsi esse stesse agenti dell’ESS; al suo interno vengono presentate 25 proposte di politiche pubbliche che il movimento di ESS sta promuovendo in differenti governi locali all’interno del territorio nazionale. Le proposte sono suddivise in tre macro categorie: 1) gestione istituzionale al servizio del bene comune; 2) una nuova economia per uno sviluppo alternativo; 3) Strategie che promuovono la sostenibilità della vita.
Risulta chiaro, per concludere, come negli ultimi anni il neoliberismo sia stato in grado di indossare un nuovo abito, facendo proprio il discorso del sociale e proponendo quello che può risultare solo come un paradosso: il Social Capitalism. Questo altro non ha fatto che comportare un processo di privatizzazione del terzo settore e di esternalizzazione dei servizi pubblici. Con etichette accattivanti, come ad esempio social innovation, smart innovation o sharing economy, il capitalismo neoliberista oggi prova a insinuarsi negli spazi che praticano forma di resistenza con il chiaro obiettivo di privatizzare anche l’Economia Sociale e Solidale. È per questo indispensabile che l’ESS mantenga la sua dimensione pubblica, permeando non solo i territori ma anche le istituzioni locali.
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* dottoressa di ricerca in Sociologia e Scienze Sociali, si occupa di sociologia urbana, politiche pubbliche e movimenti sociali. Al momento si trova a Barcellona, presso la Escola de l’IGOP (UAB), con un progetto sull’Economia Sociale e Solidale finanziato dal bando della Regione Lazio ‘Torno Subito’, di cui Solidarius Italia è il partner italiano.
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