Perché la decrescita resta al tempo stesso una sfida e una scommessa
Capovolgere i modi di pensare e di fare
La pedagogia delle catastrofi non basta. Resta la nostra vita
Non vogliamo essere padroni dello Stato
Serve una rottura ma non per far ripartire la macchina della crescita
Da utopia a entropia, qui e ora
Gruppi di «naufraghi dello sviluppo» hanno iniziato ad autorganizzarsi
Il mondo non è una merce
La decrescita è l’insieme dei tentativi di uscire dalla religione della crescita
Diventare atei della crescita
La società della crescita con crescita è finita, non il suo mito
Un orizzonte di senso
La decrescita è una strada da percorrere, un orizzonte di senso. Si tratta di sviluppare resilienza con azioni di ogni giorno, una trasformazione della società che avviene senza prendere il potere, dentro e oltre lo Stato-nazione
Una rifondazione della polis
Superare il disastro urbano. Costruire meno, abitare in modo diverso
Hanno svenduto tutto, anche il tempo
Il motore dell’economia si è imballato: siamo andati troppo in fretta
Un cambiamento dell’immaginario
La società occidentale è l’unica che rifiuta il concetto di limite
Uscire dall’economia
La decrescita non è un progetto-politico ma un contropotere sociale, spiega Serge Latouche in questa intervista a Comune. È un grido contro l’economia, che è solo un’invenzione del capitalismo. Per questo il potere dice: «Siate seri, non è il momento di parlare di queste cose»
Recuperare il concetto di limite
Usciamo dal capitalismo con un nuovo immaginario. Molti hanno cominciato
La buona economia non esiste
La trasformazione profonda della società non si nutre di qualche verniciatura di verde, di sociale o di equo all’economia. Si tratta invece, né più e né meno, di uscire dall’economia, cioè dal capitalismo. Slogan come decrescita e concetti come bio-economia possono aiutarci
Decrescita con Marx
Lo slogan della decrescita (dell’accumulazione illimitata di capitale) è marxista
Sbarazziamoci della velocità
Il delirio del lavorare, produrre e consumare di più può davvero finire
Il paradosso delle ninfee
L’eccesso della crescita soffoca lo stagno, la crescita infinita un pianeta finito
Un cambiamento radicale
Abbiamo bisogno di un modo diverso di guardare il mondo, di una trasformazione che metta in discussione prima di tutto il lavoro. Non si tratta solo di lavorare meno per lavorare tutti, ma di lavorare meno per vivere meglio
L’economia post-industriale
Abbondanza frugale? Di certo, occorre ridurre la dipendenza dal mercato
Le università popolari del dopocrisi
Se è escluso che non si possa rovesciare frontalmente il capitale resta la dissidenza, come quella degli zapatisti. Ovunque fioriscono gruppi e si sperimentano azioni di dissidenza. La decrescita è parte di tutto questo: è «slogan», sfida globale, utopia concreta
Abbiamo paura ad ammetterlo: il problema è il lavoro [S. Latouche]
Il lavoro va difeso a prescindere? In realtà, le alternative a cui allude la decrescita implicano una drastica riduzione quantitativa e una trasformazione qualitativa del lavoro
Un obiettivo che fa paura: meno lavoro
Appunti di economia critica 2. Stralci di uno scritto di Serge Latouche. Per gli «obiettori di crescita», nella misura in cui è escluso il rilancio dell’occupazione attraverso il consumo, una riduzione […]