di Alberto Zoratti e Monica Di Sisto
BALI – Da questo negoziato possono vincere tutti. E’ la favoletta che in molti, dal Direttore generale della Wto Azevedo al Presidente indonesiano, provano a rifilare a chiunque gli si avvicini. Nell’arena dell’egoismo razionale di Bali, dove è in voga la logica per cui se ognuno pensa a sé poi alla fine fa bene a tutti, i poteri che contano provano a spingere i propri interessi indipendentemente dalle reali conseguenze su gente comune e sul Pianeta. Un obiettivo su cui i movimenti sociali scesi oggi in strada a Denpasar hanno molto da dire.
Il risultato del negoziato di Bali dovrà essere una “win-win solution”. L’ottimismo del presidente indonesiano alla cerimonia di apertura della nona Ministeriale della Wto a Bali è solo leggermente scalfitto dallo scontro che si sta determinando tra Paesi industrializzati e G33 sulla questione agricola. Un attrito che nasconde la vera natura dell’Organizzazione mondiale del Commercio, una grande arena dove ognuno cerca di strappare, come può, il massimo possibile dagli altri secondo la logica per cui l’egoismo razionale dell’uno farebbe il bene di tutti. Di fronte a tale stupidaggine concettuale l’unica parola possibile è quella dei movimenti sociali che stamattina sono riusciti a portare nelle strade migliaia di persone convinte che il Wto non solo vada fermato, ma vada anche chiuso ed archiviato.
“Il Wto andrebbe rimpiazzato” sottolinea alla conferenza stampa dei movimenti sociali Pablo Solon, già ambasciatore della Bolivia alla Convenzione quadro sul clima delle Nazione Unite oggi direttore esecutivo di Focus on the global south, uno tra i più importanti think-tank non governativo a livello mondiale. “Perchè c’è bisogno oggi di uno spazio multilaterale, ma che sappia trattare l’economia nella sua totalità. Non servono organizzazioni focalizzate solo su specifici aspetti, serve la capacità di considerare il tutto, dagli aspetti sociali a quelli ambientali, oltre che quelli economici e finanziari”.
Il pacchetto di liberalizzazioni negoziato a Bali, il cosiddetto Bali Package, se fosse approvato sarebbe “un pessimo risultato per la gente comune, perchè è stato progettato per soddisfare le esigenze dei Paesi industrializzati e delle aziende multinazionali. Mentre c’è molta attenzione sui temi che interessano ai più forti, come sul Trade facilitation, ci sono temi che sono assolutamente negletti, come il cotone o, più in generale, la questione dello sviluppo dei Paesi più poveri”.
Ma quello che conta, aggiunge Lidy Nacpil, filippina di Jubilee South e tra le animatrici della piattaforma asiatica dei movimenti sociali, “è spingere per un cambio di sistema, non solo del regime commerciale. Il tifone che ha colpito le Filippine nelle ultime settimane e che ha determinato una tragedia umana senza precedenti – ha detto – è il quarto di tale intensità nell’arco di un anno, e tutto questo è dovuto al cambiamento del clima, in conseguenza di un modello insostenibile. Per questo rifiutiamo il Bali Package e chiediamo l’immediata sospensione dei negoziati della Wto e dei trattati bilaterali in discussione in questo periodo”.
Una richiesta forte, soprattutto perchè a Bali si sta cercando “di resuscitare la Wto, un’organizzazione oramai da 10 anni moribonda, dal quel 2003 a Cancun dove addirittura un contadino si tolse la vita per denunciarne le ingiustizie”, come ha ricordato Yoon Geum Soon, presidente della Korean’s Women’s Peasant’s Association e membro della Via Campesina. Di quei contadini che proprio oggi, davanti ai delegati che sciamavano dall’Opening Session Ceremony verso i rispettivi alberghi di lusso, ricordavano come i trattati di libero scambio non abbiano solo vincitori, ma anche moltissimi vinti soprattutto tra i piccoli contadini ed i lavoratori.
Mentre continua ad avere i soliti vincitori, come quell’1 per cento di aziende che negli Stati uniti controlla l’80 per cento delle esportazioni del Paese e che sarebbero i primi a guadagnare dall’approvazione del Bali Package.
“Se perde il negoziato perdono tutti, soprattutto i più poveri” ha sottolineato Roberto Azevedo, direttore generale della Wto all’inaugurazione di oggi. Una sua preoccupazione forse, ma che ha tutto il sapore dell’ennesimo ricatto.
DA LEGGERE
Dal 3 al 6 dicembre in Indonesia c’è la Conferenza ministeriale della Wto. In gioco, con le economie di tutto il mondo in difficoltà, c’è la sopravvivenza della baracca. Intanto, migliaia di persone di centinaia di organizzazioni puntano verso Bali per le iniziative dei movimenti
DA VEDERE
Bali: la marcia dei movimenti sociali per un’agricoltura fuori dalla Wto. L'”accoglienza” del primo giono non è niente male
[nggallery id=51]
Lascia un commento