A meno di venti ore dalla conclusione ufficiale del vertice, a causa di una snervante guerra di posizione nessun documento finale è all’orizzonte. E’ una realtà dinamica che cambia minuto per minuto sulla base dei rapporti di forza in campo. Ma comunque vada, successo o fallimento, l’agenda liberalizzatrice di governi e multinazionali non si arresta. Wto, accordi regionali o bilaterali, gli spazi per far valere gli interessi dei privilegiati sono molti. Sta agli esclusi, e ai movimenti a cui appartengono, far sentire la propria voce con tutti i mezzi necessari
di Alberto Zoratti e Monica Di Sisto
BALI – L’unica cosa in movimento, oggi, erano gli attivisti delle reti internazionali che con l’ennesima azione “inside” hanno voluto ricordare la morte di Lee Kyung Hae, il contadino coreano che si uccise alla Ministeriale Wto di Cancun nel 2003, per denunciare il disastro sociale che avrebbe determinato la liberalizzazione del mercato agricolo. Una processione ordinata e silenziosa all’interno della Conferenza che si somma alle tante attività e seminari che le instancabili reti di movimento hanno messo in campo in questi giorni.
Che qualcosa stia accadendo, o forse non stia accadendo, oltre ai commenti abbottonati di alcuni negoziatori lo si capisce dagli schermi. I briefing del segretariato Wto con i giornalisti o con le Ong vengono spostate ad orario da determinarsi, così come alcune conferenze stampa vengono cancellate. Il negoziato sta entrando nella sua fase finale anche se, a quanto pare, ciò che emerge è uno scenario di stallo.
Rumors parlano di un Governo indiano fermo sulle sue posizioni ad estrema difesa del suo Food Security Act e del suo diritto di sovvenzionare le piccole produzioni per distribuirle a prezzo calmierato alla popolazione povera. A nulla possono le pressanti critiche degli Stati Uniti che, seppur mantenendo in vita i sussidi all’esportazione per i propri agricoltori (non rispettando l’impegno preso alla Ministeriale di Hong Kong nel 2005 di eliminarli al più tardi nel 2013), denunciano il rischio di distorsione dei mercati in caso venisse accettata la posizione indiana. Per l’India si può, al limite, accettare di non deferirla al Tribunale della Wto, ma solo temporaneamente. Scaduti gli anni (la proposta, ancora ballerina, è quattro) di Peace Clause, cioè di sotterramento dell’ascia di guerra, il rischio di denuncia per l’India sarebbe dietro l’angolo.
E sul resto? Per il Trade Facilitation gli Stati uniti non si muovono dal loro sostegno totale al pacchetto, anche se è costruito imponendo obblighi di riforma dai costi insostenibili ai “Paesi in via di sviluppo” e l’assoluta flesbilità per i Paesi industrializzati nel sostenerne la transizione.
E per l’LDC package, cioè per il pacchetto richiesto dai Paesi in via di Sviluppo, dove si chiede assistenza tecnica, finanziaria e, soprattutto, la risoluzione della questione cotone? Nulla di chiuso, anzi. Soprattutto per il cotone, e cioè la richiesta di azzerare i sussidi all’esportazione che il Governo statunitense versa alle sue decine di migliaia di produttori, c’è chiusura totale. L’Amministrazione Obama non vuole avere rischi durante le elezioni di Mid-term. Conseguenza, niente approvazione del pacchetto di riforme per i Paesi in via di sviluppo.
Come tutto questo si possa risolvere non è dato sapere. Di certo nessuno, tra i Governi presenti, vuole veder saltare per aria il tavolo della Wto, trascinando gli attriti commerciali sui più piccoli tavoli dei bilaterali, dove vince il più forte. Sempre.
Potrebbe succedere quindi che ci si accordi sul minimo possibile, un vero e proprio “early harvest” come viene definito in gergo Wto: si approvano i capitoli più semplici e si laciano aperti, per prossimi appuntamenti magari a Ginevra, quelli più complessi. Questo eviterebbe il collasso finale del negoziato.
Al momento in cui stiamo scrivendo questo aggiornamento, a meno di 20 ore dalla chiusura del vertice, non c’è ancora alcun documento finale, neppure in bozza. La probabilità che si chiuda con un sostanziale avanzamento è bassa, sebbene ogni cosa esca da questo vertice verrà presentato come un successo.
D’altra parte aleggia nell’aria il post Bali Package, il pacchetto negoziale che prevede tra l’altro anche l’accordo sui Servizi che tanto fa preoccupare la società civile ed i sindacati. E rimane sullo sfondo tutto l’attivismo delle cancellerie occidentali e non per la chiusura di accordi bilaterali forse ancora più pericolosi del multilateralismo della Wto. Uno fra tutto è il TTIP, la Partnership Transatlantica tra Usa e Ue, i cui negoziati sono stati ufficialmente varati a luglio ma che ci si aspetta possa andare avanti più velocemente del Doha Round.
La corsa alle liberalizzazioni continua. Motivo in più come movimenti sociali e reti della società civile per stare con gli occhi aperti. Ed i motori accesi.
SPECIALE WTO 2013
Il “tweet bombing” di giovedì 5
Wto, tutti contro l’India e i contadini
rino sanna dice
la bellezza dello spirito va tutelata nei corpi :l’onestà intellettuale ci impone di ampliare l’orizzonte del progetto dell’unica esistenza. L’allargamento della base sociale nella Storia e nello Spazio Futuro, si realizza nello scambio equo di Consapevolezza, di Cultura e di Beni.
Togliamoci le maschere: i rapporti di cambio tra le varie monete non sono frutto nè del bigbang nè del pretesto di assoluto. Gli atti rivoluzionari devono essere continuativi per impedire che la schizofrenia del capitalismo cannibale prevalga sulla bellezza esistenziale. grazie
rino sanna