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Non sappiamo se è a causa della loro capacità di fare impresa senza padroni o perché hanno scelto di riempire di significato parole come riciclo, riuso, conversione ecologica. Non sappiamo se è per le loro relazioni che legano il territorio milanese con fabbriche recuperate in Grecia e in Argentina. Non sappiamo se è per le loro scelte antimafia accanto a Libera o perché hanno costretto media, enti locali, imprese a pensare l’idea di “fabbrica aperta”. Sappiamo però che una delle più interessanti esperienze di autogestione emersa in Europa due anni fa, Ri-maflow, ha reso reale qualcosa che a tutti sembrava impossibile, e oggi è stata messa improvvisamente in difficoltà: “Diverse nostre attività, come ad esempio il mercatino dell’usato, sono in fase di dismissione – scrivono in una lettera -, ed altre, come quelle culturali, siamo già stati obbligati a chiuderle”. Sappiamo anche un’altra cosa: intorno a Ri-maflow può fiorire un ciclone di solidarietà.
Carissimi/e,
come lavoratori e lavoratrici di Rimaflow abbiamo bisogno della vostra attenzione e solidarietà in quanto il nostro progetto di costruzione di un lavoro e reddito che ci permetta di vivere dignitosamente, e con esso il proficuo rapporto con il territorio e con chi lo abita, è messo seriamente in pericolo.
Il percorso che abbiamo fortemente voluto con la proprietà della fabbrica e con il Comune di Trezzano, al fine di risolvere quelle problematiche che ci permettessero di avviare la nostra cooperativa per la produzione del bancale etico e non solo, si è arenato e non per nostra responsabilità.
Il tavolo della trattativa che abbiamo chiesto in prima persona al Prefetto di Milano, per giungere finalmente ad un concordato con la proprietà dell’immobile e con il Comune di Trezzano, se in un primo momento sembrava procedere per il meglio, tanto che si sperava di concludere già a metà aprile, oggi, nonostante le nostre sollecitazioni, non sappiamo ancora quando potrà esserci un prossimo incontro.
Intanto diverse nostre attività, come ad esempio il mercatino dell’usato, sono in fase di dismissione, ed altre, come quelle culturali, siamo già stati obbligati a chiuderle.
Tutto questo a causa di norme burocratiche e problematiche che la miopia istituzionale non ha reso risolvibili, nonostante Rimaflow , sin dall’inizio, abbia sempre puntato a una regolarizzazione di tutte le attività lavorative e culturali che si svolgevano in fabbrica ricercando garanzie e rispetto delle norme e della sicurezza innanzitutto per chi lavora. Tutte attività di resistenza che fino ad oggi hanno garantito un sostegno al nostro reddito e quindi la sopravvivenza stessa di questa esperienza. Esperienza che è stata possibile anche grazie a voi, al positivo e fondamentale rapporto con la popolazione, le associazioni del territorio, la scuola…
Una interlocuzione di cui siamo felici e che intendiamo approfondire non solo perché ci sentiamo parte integrante di questo territorio ma anche perché fa parte del nostro progetto di lavoro e del nostro concetto di “fabbrica aperta” con una interlocuzione aperta a 360° verso tutte le realtà trezzanesi e non solo, anche per far conoscere alla luce del sole le sue attività, e per costruire rapporti di reciproca utilità.
Ed è in questo spirito che abbiamo accolto con interesse tante associazioni, discusso e dato, per quanto possibile, il nostro contributo e attenzione verso i problemi del nostro vivere comune e in particolare con chi vive o rischia di vivere la nostra stessa condizione di precarietà o anche peggio.
Oggi tutto questo che abbiamo faticosamente costruito e messo in condivisione lo consideriamo un patrimonio comune/pubblico che viene messo in discussione.
Vi aspettiamo
martedì 26 maggio ore 21 – presso la nostra fabbrica in via Boccaccio 1 – Trezzano S.N.
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