di Marco Petruccioli*
“Ha da passà ‘a nuttata” diceva Eduardo De Filippo nel finale di Napoli milionaria! In questa celebre battuta si rispecchia la nostra condizione attuale: da anni ormai la società in cui viviamo è segnata e attraversata da una crisi profonda. E non si tratta solo di economia. La precarietà che siamo costretti a vivere (ogni generazione a modo suo) non è solo lavorativa; riguarda piuttosto il nostro vivere comune, quei legami invisibili che ci tengono insieme come comunità. Ed è proprio in un tempo così incerto, segnato dalla crisi, che ha i suoi natali SCuP (spazio sociale della periferia romana, “Sport e Cultura Popolare”). La domanda di partenza è semplice: è possibile ricostruire dal basso, senza necessariamente ricorrere a partiti o istituzioni, i legami mutualistici e solidali che costituiscono il nostro vivere comune? È possibile ricreare una partecipazione della cittadinanza ai processi sociali e politici per ottenere di nuovo un benessere collettivo?
SCuP è la risposta, ovvero un progetto di welfare comunitario che dal 2012 agisce e opera nell’ambito del VII municipio, cercando di rivitalizzare il territorio, di prendersene cura, di “abitarlo poeticamente” in sinergia e collaborazione con cittadini e associazioni che da anni già lo fanno. Abitare un territorio non significa controllarlo, recintarlo e pulirlo. Significa piuttosto viverlo, prendersene cura, caratterizzarlo, colorarlo di iniziative, di risate di bambini, renderlo accogliente e permeabile alle persone e alle energie che lo attraversano. E per farlo è necessario a volte lasciare che la fantasia e ci preceda, che l’immaginazione disegni paesaggi nuovi, che il nostro vivere diventi poetico.
Via della Stazione Tuscolana è da questo punto di vista un luogo esemplare: terra di nessuno, “scorciatoia” tra via Tuscolana e via Casilina, in cui decine di stabili giacciono abbandonati e non utilizzati. Ed è proprio qui che SCuP decide di agire. La ricostruzione del tessuto sociale di un territorio non può che avvenire attraverso l’autorecupero e la riqualificazione del patrimonio immobiliare abbandonato. Comincia così (e dura tuttora) un processo di ristrutturazione di tre grandi capannoni che, sottratti al degrado e all’inutilizzo, diventano teatro di attività e servizi per il quartiere. Non sempre le cose vanno come dovrebbero, non sempre la legge precede il fatto, a volte deve inseguirlo, ma è legittimo che succeda quando ne derivano benefici per la comunità. E in questo caso i benefici si chiamano servizi.
Innanzitutto una palestra, perché non vi è benessere senza un’attività fisica che lo renda possibile. Quindi una biblioteca, perché il benessere non è solo corporeo, ma anche spirituale e culturale. Terzo un‘hostaria, un luogo conviviale di incontro e sperimentazione, in cui le stanche membra e le affaticate meningi trovino ristoro. E poi tanto altro, dal cinema ai concerti, da un laboratorio creativo a un mercato biologico: moltissime sono le attività che caratterizzano la quotidianità di SCuP, rendendolo un luogo vissuto e da vivere insieme, collettivamente.
Inoltre la ricostruzione del tessuto sociale passa anche per la riattivazione della memoria storica del quartiere: ci sono eventi tradizionali, occasioni e ricorrenze che, se adeguatamente inquadrate, possono essere dispositivi di riconnessione comunitaria. È il caso del Carnevale di San Giovanni o della Festa delle Streghe. Dopo anni di oblio, grazie a SCuP, la principale festa di San Giovanni è tornata e quest’anno, nella seconda metà di giugno ci sarà la seconda edizione.
Questo e tanto altro accade a SCuP. Ma soprattutto il clima di apertura che vi si respira, l’atmosfera di immediata integrazione che lo permea sono quel fondamentale humus che permette a persone di tutte e le età e di ogni estrazione sociale di sentirsi subito coinvolte. La condivisione di esperienze, conoscenze e abilità genera partecipazione, genera la ricostruzione di legami di solidarietà e cooperazione. Ci si sente coinvolti perché si diventa immediatamente parte di una comunità, il cui risultato è maggiore della somma degli individui che la compongono.
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